Kung Fury, l’orgia filmica in salsa 80s

Kung Fury, l’orgia filmica in salsa 80s

June 1, 2015 0 By Simone Tarditi

Da dove partire per parlare di Kung Fury? Forse l’unica è fare un salto al dicembre 2013, quando lo svedese David Sandberg, tramite Kickstarter, creò una campagna di crowdfunding per finanziare un corto, eventualmente allungabile in un film vero e proprio nel caso del raggiungimento del milione di dollari.

Il malloppo accumulato raggiunse la non indifferente cifra di 600.000 dollari, che ha permesso la realizzazione di Kung Fury, da pochi giorni visionabile gratuitamente su YouTube (raggiunte in 24 ore quasi 6 milioni di visualizzazioni e a oggi siamo a quasi 10 milioni).

La storia, sempre rispettando in pieno i cliché delle opere cui fa riferimento, gira attorno alle vicende di un poliziotto, che, “colpito da un fulmine e morso da un cobra”, si trasforma in un super-uomo destinato a diventare eroe.
Ma la follia cui ci sottopone Sandberg (produttore, sceneggiatore, regista, attore protagonista) va ben oltre l’immaginazione più fantasiosa. Kung Fury dà al pubblico ciò che quest’ultimo vuole: di più.

Lo sconclusionato, ma non meno apprezzabile, cortometraggio spara una cartuccia dopo l’altra: un poliziotto-triceratopo, un cabinato arcade sterminatore, Thor (non quello della Marvel, ma quello della mitologia norrena), T-Rex al galoppo, un passeggino in fiamme (strizzatina d’occhio prima a Ėjzenštejn e poi DePalma), Hitler esperto di Kung Fu (Kung Führer), David Hasselhoff versione Hoff9000 (altra strizzatina d’occhio prima a Supercar poi a Kubrick) e molto altro ancora.

Compiendo un elicoidale crossover tra generi, raggiungendo punte di trash pari a quelle dei fake trailer del progetto Grindhouse di Tarantino & Rodriguez, abbracciando il techno-pop e facendo i grattini agli anni ’80 nella loro totalità, Kung Fury atterra in una dimensione atemporale, in cui passato e futuro, non solo si confondono, ma annullano il presente.

Kung Fury è un’esperienza e in quanto tale è difficile da descrivere. Va visto, se non altro per capire cosa voglia dire creare dell’intrattenimento in maniera quasi artigianale, lontano da qualsiasi grande casa di produzione. Internet è esploso, come qualsiasi oggetto animato e inanimato all’interno del cortometraggio, ancora prima che il progetto trovasse finanziamenti e ora il grande pubblico del web sta sbranando la creatura mostruosa creata da Sandberg, con atteggiamenti di culto e devozione pari a quelli destinati ai grandi di Hollywood. È lecito quindi aspettarsi, alla luce di questo notevole successo, che presto gli venga data una mano (e carta bianca) per realizzare un lungometraggio folle, presuntuoso, divertente e con tanto di unicorni con laser.

Questo è ancora “Cinema”? Questo è ancora “fare Cinema”? Assolutamente sì.

Simone Tarditi