
La Grande Scommessa, speculatori e occhi di vetro
January 11, 2016Se c’è un elemento comune nei film di Adam McKay e soprattutto nei personaggi che popolano le storie che porta sullo schermo è la loro singolarità.
La bizzarria degli individui mostrati in tutti i loro eccessi e nevrosi (e ne La Grande Scommessa ce n’è a bizzeffe!) ha trovato la sua formula vincente in un quel sapiente mix di commedia e dramma, che in questo film oscillano da un estremo all’altro mettendo lo spettatore nella scomoda posizione di sorridere su quelle stesse tragedie finanziarie, dalle spaventosi ripercussioni, che magari non l’hanno investito in pieno e a causa delle quali non ha perso casa e lavoro, ma che in qualche modo l’hanno comunque scombussolato e hanno messo in dubbio la sua sicurezza futura.
Azzardiamo almeno tre motivi per cui La Grande Scommessa è un filmone: per quello che racconta, per come lo fa e perchè decide di raccontarlo.
Una crisi finanziaria di questa entità non produce tanto un effetto domino, ma quanto piuttosto quello di un qualsiasi Godzilla all’attacco di una città: magari non ogni edificio crollerà sotto la sua furia, ma le fiamme colpiranno comunque tutti, anche quelli più ai margini.
Il grande affresco umano, a tratti surreale, che viene dipinto nel film di McKay produce un sorriso dopo l’altro, vero, ma sono tutti sorrisi amari. La simpatia che si prova nei confronti di tutti e quattro i protagonisti principali (Carell, Gosling, Bale e Pitt) nella vita reale si tramuterebbe in disgusto.
Molti altri film hanno cercato di raccontarci quel che è successo a cavallo tra il 2005 e il 2008 negli Stati Uniti per quanto riguarda il mercato immobiliare. Prima il documentario Inside Job e poi l’ottimo esordio di J.C. Chandor con Margin Call, hanno cercato di dare una spiegazione, con una narrativa nuda e cruda, ma ad oggi ne abbiamo capito poco, anzi forse ancora non abbiamo capito nulla di quel che è successo.
Lo spettatore è spinto a tifare per i cattivi e a puntare contro se stesso in quanto ipotetica e possibile vittima dei raggiri degli stessi mediatori finanziari per i quali prova una distorta forma di ammirazione. Importante infatti sarà il personaggio di Carell, l’unico veramente carismatico con cui facilmente riusciremo ad avvicinarci, dotato di una vera e propria crescita per tutto il film. Nonostante sia consapevole del sistema corrotto e fraudolento in cui vive, ne fa parte e ogni minuto che passa, è una tessera del Domino che cade, causando nel personaggio continui sbalzi d’umore e di isteria verso tutto e tutti.
La bolla finanziaria di cui spesso si parla nel film e nella vita di tutti i giorni è un’immagine perfetta per descrivere un fenomeno come questo. Una bolla è trasparente, ma deformante, è leggerissima, ma fragile.
Ci troviamo a vivere in un mondo che è esattamente così. L’equilibrio su cui si basano le nostre esistenze si fonda sul nulla, sull’immateriale. A sentire un discorso dopo l’altro ne La Grande Scommessa o nella sezione economica dei TG, viene in mente una stessa domanda, formulabile in vari modi: ma di cosa stiamo parlando? Cosa c’è di reale nei complessi sistemi della Borsa? Cosa c’è di umano in tutto ciò? Perché ci perdiamo dietro a questa illusione, a questi numeri e a queste formule incomprensibili?
Ne La Grande Scommessa il potere finanziario è nelle mani di essere umani “anormali” nell’accezione di non-convenzionali, al limite della follia.
Prendendo in mano un altro film molto simile e che risulta di facile paragone, come The Wolf of Wall Street, ci accorgiamo che questo tema sembra ricorrere nel cercare di ‘puntare’ il dito contro qualcuno.
Il Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street è arrogante, strafottente e saccente come la sua controparte in La Grande Scommessa, che identifichiamo facilmente nel Jared Vennett di Ryan Gosling. Insieme a lui, all’ex banchiere ora new age Brad Pitt, il sociopatico Christian Bale e l’irrascibile Steve Carell, scopriamo come Wall Street e i maggiori proprietari di fondi di investimento, siano formati da persone al limite della schizofrenia.
Persone mentalmente instabili che gestiscono milioni e milioni di dollari sono le stesse che sono riuscite a far crollare un sistema immobiliare, rendendono fraudolento.
Detto in soldoni, individui assolutamente idioti, strafatti e egoisti che hanno nelle loro mani le sorti (economiche) di questo mondo.

Margot Robbie nuova docente di economia immobiliare.
La Grande Scommessa è droga purissima, avrebbero potuto tranquillamente chiamarlo The Big Snort (letteralmente, La Grande Sniffata). Il lavoro che è stato fatto in sede di regia e montaggio produce un effetto sincopato e imprevedibile, come la tachicardia dovuta all’assunzione di una droga, elemento che non si vede nel film, ma che viene lasciata intendere. La stragrande maggioranza dei broker non sono mossi solo da rapacità e istinto cannibale nei confronti del prossimo, ma sono alimentati da ben altre sostanze e di recente ce l’ha ricordato Martin Scorsese nel suo ultimo The Wolf of Wall Street.
Una di quelle droghe che ti lasciano inerme durante i titoli di coda e McKay, consapevole di questo ci accompagna anche con il giusto tocco musicale.
Come si dice? Sì, giù il sipario.
(Gabriele Barducci e Simone Tarditi)
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