
Esegesi estetica ed estatica di Nonno Scatenato
April 20, 2016“Voglio scopare fino a quando l’uccello mi casca a terra. Voglio scopare un cavallo e bere il suo sangue”. Questa battuta rappresenta l’apice morale del personaggio di Robert De Niro, un settantenne rimasto vedovo il giorno prima, che -come si può evincere dal dialogo- è devastato dalla morte di sua moglie. Perché Nonno Scatenato (in originale: Dirty Grandpa, un titolo così ricco di sfumature cromatiche da far impallidire una produzione kubrickiana) è un saggio antropologico sul dramma dell’invecchiamento, sul confronto e sul conflitto inter-personale e intra-personale dovuto al raggiungimento della senilità come bio-processo inscindibilmente indissolubile nel naturale cammino di vita.
Il film, scritto dal pluripremiato John Phillips e diretto dal maestro Dan Mazer, è un road-movie come non se ne vedevano da decenni perché al trip attraverso l’America, almeno nella sue parti più significative (le spiagge alcoliche, i festini nei motel, i campi da golf creati col diboscamento di foreste, le stazioni di polizia infettate dalla peggio feccia con le peggio malattie, e via discorrendo), si aggiunge anche un viaggio all’interno del proprio Sé: i due protagonisti, interpretati con tatto e discrezione da Zac Efron e Bob De Niro, hanno un percorso di formazione che li porta a diventare se stessi. Perciò, il trip diventa strip (tette e culi come elementi architettonici che si snodano nel paesaggio), ma è anche trippa privato del suo elemento “pa”, questo avviene con due diverse modalità: Nonno Scatenato è un inno alla vita e all’importanza di avere un fisico scultoreo (Bob, nonostante l’età, stravince sul mocciosetto Zac), ma è anche una storia di padri che fanno schifo (“Pa” in americano viene utilizzato in simpatia per “papà”). Improvvisamente il film diventa una riflessione su quanto sia difficile essere genitori, insegnare qualcosa ai figli, e pertanto si preferisce sbatterli nel mondo a fare i loro errori e a trarre lezioni da essi.
Tra riferimenti anali e relative attuazioni dal vivo per mezzo di dita/mazze da golf/bottiglie e cumshot di creme solari su abbronzatissimi seni di (quasi) minorenni, tra gag dal sapore pedofilo e abusi millantati, tra masturbazioni in salotto in pieno giorno e vespe pelouche attaccate ai propri gioielli di famiglia, Nonno Scatenato non solo riscrive la storia del cinema, ma è un film capace di segnare una tappa fondamentale che non potrà essere ignorata da critici e saggisti, ma che anzi dovrà essere inserito tanto nei manuali di studio sulla settimana arte quanto nelle classifiche annuali sui più grandi capolavori, fianco a fianco, come un sandwich o un threesome, con Quarto Potere di O. Welles e Vertigo di A. Hitchcock. Per farla breve, vi forniremo una verità che vi dovete bere tutta d’un fiato: Nonno Scatenato è stato selezionato come unico film per essere preservato nella stazione spaziale C.U.M. (Centro Universale della Memoria) per il suo essere il ritratto più onesto, delicato ed elegante che sia mai stato fatto della razza umana. Nel caso in cui una razza aliena entrerà in contatto con la C.U.M., avrà modo di capire qualcosa in più su di noi. Una copia in 70mm è già stata archiviata all’interno della Casa Bianca, al fianco del Santo Graal e del pallone con cui Roberto Baggio sbagliò il rigore decisivo nei Mondiali di Calcio del 1994.
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