11 Minutes di Skolimowski, ovvero l’inevitabile condanna del Divino

11 Minutes di Skolimowski, ovvero l’inevitabile condanna del Divino

May 12, 2016 0 By Simone Tarditi

11-minutes-posterC’è qualcosa nel cielo. Un punto nero. Uno squarcio tra le nuvole. Forse è Nibiru. Qualcosa che non tutti notano, qualcosa che non tutti vogliono vedere, qualcosa che è impossibile non notare, ma quando lo sguardo non viene più volto al cielo la condanna divina è inevitabile.

Piste di coca consumate in ogni anfratto metropolitano, suore che oscenamente mangiano caldi e fumanti hot-dog per strada da un venditore (chiara auto-citazione di Skolimowski al suo Deep End / La ragazza del bagno pubblico, capolavoro targato 1970) che in passato ha stuprato bambini e bambine in una scuola (quando il personaggio viene presentato compare sullo sfondo un manifesto contro la pedofilia), fedi nuziali come germi di sciagure, casting per produzioni pornografiche dentro camere hotel a cinque stelle con tanto di biglietto DO NOT DISTURB fuori dalla porta, gigantesche bolle di sapone pronte a infrangersi, il fruscio degli alberi troppo simile al sibilo di una bombola a gas pronta ad esplodere.

Quella di 11 Minutes è una società in costante corsa dietro al tempo, che è però stato privato di qualsiasi valore umanamente concreto. L’affanno, il fiatone, l’ansia, la paranoia, lo schifo, lo smarrimento sono tutto quello che hanno i protagonisti del film (altro che emozioni, caro Sorrentino), creature gettate in un mondo che non vogliono comprendere, sballottate da un luogo ad un altro, sbattendo tra di loro alla rinfusa. Dio è ferocemente arrabbiato per questo processo autoimposto di disumanizzazione ed è pronto a far calare la sua scure indistintamente su peccatori e innocenti.

In quello che è a tutti gli effetti un processo rigenerativo, il quasi ottantenne Skolimowski continua a reinventare se stesso film dopo film. Se in Essential Killing il protagonista assurgeva a figura cristologica a metà strada tra agnello sacrificale e Rasputin luciferino, il Cristo che attraversa la strada, croce sulla spalla, in 11 Minutes esce beffardamente e velocemente di scena, lasciando abbandonata a se stessa un’umanità che non vale la pena di essere salvata, ma che anzi si merita di essere spazzata via.

11 Minutes gif

Simone Tarditi