
Lovelace, la Gola Profonda che sconvolse il mondo
May 30, 2016Gli anni sono gli stessi di Watergate, ma questa è la storia della vera Gola Profonda. L’informatore di Carl Bernstein e Bob Woodward fu soprannominato così in concomitanza con il clamore mediatico e socio-antropologico suscitato dal film con Linda Lovelace. Lo hanno chiamato Porno Chic, la coppie andavano mano nella mano a vederlo, non sempre uscivano ancora uniti. Ve lo ricordate Travis Bickle in Taxi Driver quando porta Betsy al cinema? Ecco, qualcosa del genere. Passaparola e blitz della polizia: la ricetta di un successo assicurato. E che successo. Planetario. Non a caso Deep Throat / Gola Profonda viene chiamato il Via col vento della pornografia.
Lovelace è un film che ha iniziato a scomparire dalla circolazione pochi mesi dopo la sua uscita nel 2013. Presentato al Sundance e alla Berlinale di quell’anno e successivamente uscito con contagocce in tutto il mondo, il biopic su Linda Lovelace si è fatto notare per lo spaventoso silenzio creatosi immediatamente attorno ad esso, un effetto opposto alla fama immortale che è invece legata al film pornografico Deep Throat / Gola Profonda (G. Damiano, 1972). La vita di Linda (Amanda Seyfried) viene sezionata nelle sue linee principali per offrire il ritratto della donna, ma soprattutto per mostrare il fenomeno innescato dalla pellicola alla quale viene associato il suo nome. Un cast numeroso (Bobby Cannavale, Juno Temple, James Franco, Peter Sarsgaard, Sharon Stone, Robert Patrick, Chris Noth, Adam Brody, Eric Roberts, Chloë Sevigny, Wes Bentley) accompagna la giovane in una serie di vicende orrorifiche che niente hanno a che vedere con la natura liberatoria di Gola Profonda. Stando all’autobiografia Ordeal (1980) scritta da Linda Lovelace, sembra che l’attrice sia stata costretta a recitare nel porno più famoso di tutti i tempi dietro minacce, abusi e pistole puntate alla tempia. Gerard Damiano, realizzatore del film (chiamarlo “regista” sarebbe troppo), sostiene il contrario: era ben felice di essere la protagonista e, nelle interviste immediatamente successive all’uscita del film nelle sale, lei non appare turbata o devastata dall’esperienza.
La verità, come sempre, dove sta? Nel mezzo? Inutile cercare di scoprirlo. Troppi anni sono passati, Linda è morta, il suo ex marito-despota pure, idem con patate per quanto riguarda G. Damiano, un cancro al pancreas si è portato via anche l’attore protagonista che -dopo una spirale di autodistruzione innescata dalle denunce d’immoralità derivanti dal film e sintetizzabile col trittico droga-alcol-depressione- aveva abbracciato la fede cristiana, era diventato un broker e un golfista di tutto rispetto. Accantonata quindi la questione su chi abbia ragione e chi no, il film Lovelace si pone a metà strada, talvolta prendendo le parti di Linda e talora prendendone invece le distanze. Non c’è una presa di posizione, solo un gorgo di personaggi e situazioni e la nascita di un porno destinato a scuotere e sconvolgere un paese intero. Di riflesso, come la stragrande maggioranza di simili avvenimenti del ‘900, questo terremoto si propaga in tutto il mondo.
Per farla breve, Lovelace ci mostra una spaventosa vita americana, quella di Linda, e serve come monito e monumento di un’epoca chiave come quella degli anni ’70. L’attrice è emblema di un ribaltato american dream soltanto sfiorato: il film incassa qualcosa come 600 milioni di dollari, Linda viene pagata 1250 dollari e, non solo non vede un centesimo degli introiti, ma neanche il suo misero guadagno a riprese ultimate (Chuck, il marito, gestisce con violenza ogni aspetto della sua vita, compreso il lato economico). Di questi 600 milioni però va fatta una precisazione andando a ripescare la brillante riflessione di Roger Ebert in merito al documentario (consigliatissimo) Inside Deep Throat (2005), che analizza tutto il fenomeno: la maggior parte dei cinema a luci rosse erano gestiti dalla mafia, che, gonfiando le ricevute dei biglietti per gli spettacoli, poteva così lavare il denaro sporco di altre attività illecite come droga e prostituzione. Pertanto, andando a ridimensionare gli incassi di Gola Profonda, la cifra reale dovrebbe aggirarsi attorno ai 100 milioni di dollari.
Introiti altissimi e vertiginosi per una qualsiasi pellicola d’inizio anni ’70, figuriamoci per un film porno. La mafia andava direttamente nelle sale a raccogliere il denaro quindi nessuno, al di fuori dell’organizzazione criminale, vide un solo dollaro bucato. La storia di Gola Profonda ha quindi risvolti anche di questo genere, ma non solo. Come spesso è accaduto nel corso dei tempi, l’opinione pubblica si divise tra sostenitori e contestatori. Personalità come quelle di Jack Nicholson e Warren Beatty hanno difeso la liceità del film con ogni sforzo necessario, politicanti repubblicani e bacchettoni invece hanno ostacolato Gola Profonda con ogni mezzo possibile (dalla stampa alla televisione, passando ovviamente per l’arma più affilata, la Giustizia).
Inquadrato all’interno della spinta contro il bigottismo dell’Era Nixon e, in generale, dell’America bianca e cristiana, Gola Profonda si proponeva, forse inconsapevolmente, come antidoto a tutta quella sotto-cultura che etichettava il sesso come qualcosa di peccaminoso, “mezzo” utile solo per procreazione. Sembra impossibile, eppure ancora dopo la WWII una grande fetta della popolazione mondiale poco o nulla sapeva sull’argomento. Da ricerche effettuate sulla popolazione dell’epoca risulta chiaro quanta ignoranza ci fosse riguardo all’anatomia del corpo del partner o del proprio, ma soprattutto quanto il sesso fosse un argomento tabù, di cui non si doveva parlare. Fatta eccezione per la fantasiosa invenzione narrativa di Gola Profonda sulla presenza del clitoride non nel suo luogo deputato, ma all’interno della “struttura” che dà titolo al film, una buona parte del pubblico andava a proiezioni come questa paradossalmente anche per istruirsi sul “da farsi” tra le lenzuola.
Ovviamente, quasi tutti coloro che si recavano nei cinema a luci rosse andavano, senza entrare nei dettagli, con intenzioni extra-cinematografiche. Per contro, un ulteriore elemento va notato: per la prima volta nella storia di questo tipo di cinema, il pubblico di Gola Profonda ne traeva anche un normale divertimento e intrattenimento (i bislacchi riferimenti alla serie di film su James Bond, la recitazione incredibilmente caricata degli attori e delle attrici, il montaggio surrealista di eiaculazioni/razzi/fuochi artificiali/esplosioni e via dicendo). Non un film per famiglie, ma un film per (quasi) tutti. Fanno un certo effetto e inducono simpatia le interviste ad anziane signore, che si dichiarano divertite, ma soprattutto felici per aver potuto assistere liberamente ad uno spettacolo di quel genere.
Solo superando e contrastando l’uguaglianza sesso=peccato, si è potuto cestinare tutto quello che di falso è stato detto su ciò che è alla base della natura umana e animale. L’importanza di un uragano culturale come Gola Profonda non può essere slegata da un contesto storico americano che vede con Nixon ben pochi spiragli di luce circa la libertà e la verità, ma non per questo non possono essere rintracciati elementi resistenti ancora oggi. Come dice Gore Vidal nel documentario Inside Deep Throat: “Noi mentiamo sulla sessualità umana perché ci hanno insegnato a mentire su qualsiasi cosa. Se tutti mentono, allora non esiste la realtà”.

Cortocircuito: nel primo episodio della serie tv “Vinyl”, il personaggio di Bobby Cannavale passa di fronte ad un cinema che proietta “Deep Throat”. L’attore è anche uno dei protagonisti del film “Lovelace”.
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