
Quer pasticciaccio brutto di Conspiracy – La Cospirazione
June 16, 2016C’è una polemica costante e giustificatissima sulla pratica, per lo più italiana al giorno d’oggi, di stravolgere diametralmente i titoli originali dei film a favore di scelte -secondo le logiche dei distributori- più accattivanti per gli spettatori del Bel Paese (la nostra terra, non il formaggio, anche se potremmo aprire un’interessante parentesi sulla stagionatura dei propri prodotti, legando il cinema con l’industria dei latticini, tirando in ballo Pacino-Hopkins come esempi di buonissimo invecchiamento, trascinando nella questione l’industria cinematografica che meccanicamente succhia fino all’ultima goccia il latte (fama, talento, potere di trascinare le persone in sala, etc.) delle proprie mucche (attori/attrici) per poi procedere con l’abbattimento (pensionamento, imposto o consigliato).
Tornando alla questione d’origine, occorre mostrare cos’è successo nell’atto decisionale legato alla distribuzione: in patria, gli Stati Uniti, il film è uscito con il titolo di Misconduct (traducibile con negligenza/cattiva condotta o gestione/scorrettezza), in Italia si è optato per Conspiracy – La Cospirazione. In casi come questo, la prima domanda è sempre la solita: Perché? Quale motivo ha spinto i piani alti a prendere questa decisione? Vero che il film parla di una cospirazione, ma il punto non è relativo alla scelta de La Cospirazione bensì l’aver aggiunto davanti l’inutile Conspiracy, che non è neanche il titolo originale del film che ricordiamo essere Misconduct.
In Francia è diventato l’onesto Manipulations. In Italia spesso vediamo uscire film con un doppio titolo (prendiamo ad esempio due film con Bryan Cranston: Trumbo è diventato L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo, ampliato per dare “maggiore respiro”, ma conservando in sé anche l’originale, oppure Total Recall, quello massacratissimo con Colin Farrell, evolutosi in Total Recall – Atto di forza, strizzando l’occhiolino alla celebre pellicola con Schwarzenegger di cui il film è remake), una pratica voluta in parte dai produttori americani per impedire scempi come Se mi lasci ti cancello. Nel caso di Misconduct non si capisce cosa sia successo.
Il titolo italiano non si rifà neanche al working title usato in fase di produzione perché era Beyond Deceit, poi modificato in Misconduct per paura di un’assonanza fuorviante con Beyond The Sea, il biopic sul cantante Bobby Darin interpretato da Kevin Spacey. Provate a leggerli ad alta voce entrambi e capirete che la somiglianza è notevole. Forse i produttori americani sottovalutano il proprio pubblico pensando che una semplice similarità nella pronuncia possa provocare confusione nelle menti, ma i nostrani distributori decidono di fuorviare ogni dubbio a riguardo cambiando tutto e appiccicando un doppio titolo inglese/italiano completamente slegato dall’originale. Se invece c’è una motivazione precisa dietro a tutto ciò, sarebbe curioso sapere quale essa sia.
Per farla breve, questa “cospirazione” dietro al titolo italiano risulta molto più interessante dello stesso lungometraggio. Scritto da Simon Boyes e Adam Mason, autori di analoghi prodotti di serie B, e diretto da Shintaro Shimosawa, a sua volta già produttore dell’horror The Grudge, più che un film, Conspiracy – La Cospirazione è un’opera dadaista i cui pezzi sono incollati insieme con lo sputo. La sceneggiatura è a prova di scemo e culmina in colpi di scena che servono solo a riportare in carreggiata una storia che sbanda costantemente fuori dalla narrazione principale, smarrendo la strada, facendo avanti e indietro su se stessa fino a perdere di vista quegli elementi su cui invece dovrebbe reggersi. Di tutto ciò forse è complice una fase di riscrittura del film a riprese già cominciate perché lo sballottamento tra i vari episodi narrativi è troppo grave per pensare che fosse concepito in siffatta maniera fin dall’inizio della sua lavorazione. Manco si trattasse di una produzione indipendente: il film è costato la non indifferente cifra di 11 milioni di dollari. Assurdo.
Al Pacino lo guarderemmo ballare anche sotto una cascate di note per uno spot del Dunkaccino, un caffè della catena Dunkin’ Donuts (ooops, già fatto in Jack and Jill con Adam Sandler), ma è uno struggimento per l’anima vederlo sprecato in un film come Conspiracy – La Cospirazione, per quanto lui sia l’unico reale motivo per darci uno sguardo (sul finale arriva anche a citare Shakespeare, sua eterna passione. Ne abbiamo parlato precedentemente QUI). Insomma, se una partecipazione di questo genere serve ad Al per potersi produrre progetti come Wilde Salome, allora è comprensibilissimo prestarsi. Del perché ci sia anche Anthony Hopkins in questo film è un mistero, esattamente come quello del titolo italiano.
“La realtà è una cospirazione creata dall’illusione dei sensi” ha detto l’eminente Roger Penrose, ma la realtà del film La Cospirazione, ahinoi, non è illusoria. Provaci ancora, Shintaro.
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