
Bloodline, cosa è andato storto nella seconda stagione?
July 18, 2016A poche ore dall’annuncio ufficiale della realizzazione di una terza stagione della serie tv Bloodline, abbiamo deciso di ritagliarci qualche minuti per affondare le unghie su questa produzione Netflix, giunta al suo secondo anno di programmazione. Ovviamente verranno fatti spoiler su entrambe le stagioni.
Se c’è un’istituzione sociale fondamentale per la razza umana questa è la famiglia, che non solo dovrebbe garantire unità e trasmissione di regole e comportamenti, ma anche assicurare il reciproco benessere dei suoi membri, proteggendoli e rendendoli forti a tal punto da potersi reggere saldamente sulle proprie gambe, camminare nel mondo e un giorno fondare a loro volta un nucleo di persone legate da legame di consanguineità, ma non solo.
Bloodline affronta il tema (per altro non nuovo, ma sempre attuale) della disgregazione di una famiglia, ma lo fa per mezzo di un atto violento interno ad esso e dannoso per quello che è una sorta di “ecosistema parentale”. Un fratello problematico torna a casa mettendo per l’ennesima volta a repentaglio l’equilibrio tenuto insieme dai suoi genitori e fratelli, finendo con l’essere ucciso da questi ultimi, esasperati dai suoi comportamenti. La tagline della serie tv recita così (riferendosi ai carnefici): “Non siamo brutte persone, ma abbiamo fatto una cosa bruttissima”.
Se con queste semplici coordinate possiamo riassumere le linee principali della prima stagione, tuttavia non possiamo non sottolineare quanta forza drammatica sia contenuta in essa, portata avanti con un’agile narrazione quanto più possibile lineare anche quando torna sui stessi passi per raccontare dettagli del passato, flashback e vicende sepolte nel mare del tempo. Quasi marcando i toni della Tragedia Greca nella sua realizzazione idealmente autoconclusiva, Bloodline ha saputo cosa mettere a fuoco e come portarlo in scena. L’idea di sovvertire l’ordine naturale delle cose, delineando i contorni di tre fratelli pronti a uccidere a sangue freddo il primogenito della famiglia solo per salvare l’immagine che di essa sono stati in grado di offrire alla comunità, trovava nell’atto estremo della morte -per altro, mostrata fin dalle primissimi immagini- il suo completamento ultimo, quello più spaventosamente accettabile, comprensibile, condivisibile.
Bloodline era destinato a concludersi nell’arco di una singola stagione, è evidente dall’impianto generale delle puntate, dalla solennità che grava su ogni singolo episodio. L’idea di mostrare le conseguenze della morte non ha giovato a ciò che di buono era stato fatto ed il risultato complessivo raggiunto dalla seconda stagione vale ben poco. Aver voluto provare a gestire il “dopo”, facendo vedere quanto paradossalmente quel fratello sbandato costituisse proprio il motivo per cui la famiglia dei Rayburn fosse in grado di essere così forte, marcando col fuoco quella pecora nera, è praticamente l’unico aspetto interessante della seconda stagione: ciò che minacciava il loro ordine era in realtà il costitutivo ultimo affinché fratelli e genitori fossero uniti. Pertanto, aver resuscitato Danny con una serie di flashback posticci e di allucinazioni visive ha solo reso deboli le premesse di base della seconda stagione perché è stato offerto un ritratto di quel personaggio diverso e incoerente rispetto a quanto mostrato in precedenza, e, visto che se crolla un tassello tutti gli altri cadono a seguire, questo si è propagato a macchia d’olio su tutti i protagonisti (e personaggi secondari) di Bloodline: in preda ad una schizofrenia narrativa, tutti cambiano atteggiamenti e modalità di comportamento troppo in fretta.
Le ingenuità della trama (su tutte, le più ridicole sono quelle relativi ai simil-intrighi politici in quella che è una baia di fango e coccodrilli) e una scrittura rozza e incurante di ciò che era stato raccontato in precedenza, hanno reso la seconda stagione di Bloodline non solo un’occasione sprecata, ma l’uccisione di una creatura televisiva, lasciata affondare nelle limacciose acque dell’intrattenimento sul piccolo schermo.
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