KILL BILL DIARY VOL. IV – Non si spreca nulla a Casa Tarantino

KILL BILL DIARY VOL. IV – Non si spreca nulla a Casa Tarantino

July 28, 2016 0 By Simone Tarditi

Abbiamo visto come Kill Bill sia il frutto di una contaminazione costante tra Quentin e il gruppo di persone con cui lavora. Non una sceneggiatura di ferro, rigorosa e impenetrabile, ma una storia incline a subire modifiche in corso d’opera, cambi improvvisi all’ultimo minuto, rotture e cesure tra un capitolo e l’altro. La storia del monologo di Superman (vd. QUI) è solo l’esempio più clamoroso di questo modo di operare da parte dello sceneggiatore-regista: prendere una chiacchierata con il suo attore di punta e renderla un dialogo indimenticabile, talmente potente da vivere un’esistenza tutta sua anche al di fuori della pellicola stessa.

Kill Bill, forse più di altri film di Tarantino, ha subito la mutazione più massiccia rispetto a quella che era la sceneggiatura originale e quello che è il film finito. Negli ultimi mesi, Robert Rodriguez ha diffuso un video girato da lui medesimo nel quale si può ammirare un giovane ed entusiasta Quentin recitare il prologo (molto distante dalla versione definitiva) di Kill Bill. È il 1994, l’anno di Pulp Fiction. Quentin girerà  solo otto anni dopo il suo revenge-movie, ma lui ha già questa incredibile storia tra le mani e sembra inarrestabile.

Questo cosa ci dice? Che il cinema è fatto di momenti così, di progetti abbozzati, abortiti, abbandonati o, più spesso, posticipati. Quella di Tarantino è una fantasia senza freni, una distesa immensa lungo la quale tutti i suoi personaggi si dispongono e confondono gli uni con gli altri, mescolandosi e facendosi la pelle a vicenda. Se c’è qualcosa che lui crede meriti di essere “trattata” e portata sullo schermo, allora è giusto conservarla per il futuro. Dai diari di David Carradine è chiaro questo approccio al cinema: nulla va sprecato, nulla va perduto.

Una delle scene che dalle pagine della sceneggiatura non arriva a essere girata è un lungo inseguimento in auto tra Bill e Kiddo nel deserto. Qualcosa di clamoroso, di devastante, di sensazionale che però nessuno vedrà mai. La scelta di QT è intelligente: bisogna mostrare Bill come un cobra in una tana, all’interno quale si nasconde e dalla quale morde la nostra eroina con i suoi emissari sparsi per tutto il globo. Una scarrozzata tra una strada statale e dune di sabbia non avrebbe contribuito a dare lo stesso ritratto del personaggio, anzi.

Detto ciò, è chiaro che quest’idea non viene cestinata totalmente. Tarantino la riutilizza in toto, con le ovvie modifiche del caso, in Death Proof, il progetto immediatamente successivo a Kill Bill. Ricordiamo tutti le spericolate corse in auto di Stuntman Mike. Ecco che viene ripresa un’idea ben sviluppata e ricollocata altrove, dove può portare un contributo completamente diverso e delineare concettualmente la cornice nella quale viene collocato il protagonista di Death Proof.

david carradine quentin tarantino

Più di dieci anni dopo, quando Carradine è già morto da un pezzo, viene resuscitata una sua idea. In The Hateful Eight, in ordine di tempo l’ultima fatica produttiva di Quentin, viene inserita una delle scene più magnifiche di tutto il film: Daisy che suona la chitarra. Tornando indietro nel tempo, durante le riprese di Kill Bill, mentre viene preparato il set della casa di Bill (quello che si vede alla fine del film), David Carradine ha un’idea:

Suggerisco a Scotty [il trovarobe] che forse potrebbe mettere la mia chitarra da qualche parte, visto che stanno cercando di fare Bill il più possibile a me. E non esiste che io possa abitare in una casa che non abbia una chitarra in bella mostra. (…) Ho scelto la Mossman Golden Era Custom, che ho disegnato io per me stesso nel ’73; è ornata con una vite che serpeggia lungo la tastiera e intarsiata sul capotasto c’è una spiga di grano color madreperla. Uno strumento veramente bello. Quentin, a cui non sfugge niente, ci sta ascoltando. ‘Sì’ dice. ‘E penso anche che dovresti suonarla”. (David Carradine, Kill Bill Diary, Milano, Edizioni Bietti, 2011, pp. 166-167)

Ovviamente Bill non suonerà quella chitarra, forse per lo stesso motivo per cui non è stata girata quell’inseguimento nel deserto: la scena avrebbe distratto lo spettatore dalla reale natura del personaggio. Ma se il personaggio si crea pagina dopo pagina, chiacchierata dopo chiacchierata, il confine tra Carradine e Bill è solo quello imposto da Tarantino, che si limita a scolpire e decorare qualcosa che già esiste? Difficile dare una risposta, ma la confluenza dei vari elementi è ciò che rende quello di Tarantino un cinema puro, sincero, vero nel tirare i fili delle menzogne facendole danzare all’unisono, in cerchi perfetti.

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Simone Tarditi