
Goodnight Mommy, l’apparenza inganna
August 1, 2016“Who Am I?”. Può sembrare un gioco innocente indovinare il personaggio scritto su un foglio di carta posto sulla nostra fronte, eppure in Goodnight Mommy non c’è spazio per il divertimento.
Lukas ed Elias, due gemelli di nove anni, trascorrono le loro giornate saltando sul tappeto elastico in giardino, inoltrandosi nei boschi, nuotando nel lago. Ma quando la madre (Susanne Wuest) fa ritorno a casa dopo aver subito un intervento di chirurgia estetica al viso, la loro quotidianità cambia drasticamente. Dietro alle bende che coprono gran parte del suo viso, chi si nasconde? La loro madre od un’estranea? I due affiatati fratelli, assistendo ai frequenti attacchi di isteria da parte della figura materna ed ai suoi continui sbalzi d’umore, non ne sono più tanto convinti. Iniziano così il loro “nuovo gioco”: scoprire la vera identità della donna che si fa chiamare madre.
Goodnight Mommy (Ich seh, Ich seh) è un notevole horror a quattro mani, diretto da Veronika Franz e Severin Fiala, rispettivamente moglie e nipote del regista Ulrich Seidl, personaggio ben noto nel panorama lagunare veneziano per essersi guadagnato il Leono d’Argento nel 2001 col controverso Canicola.
Il cinema austriaco è celebre per la ferocia con la quale affronta temi tutt’altro che leggeri. Pensiamo ad esponenti di spicco come lo stesso Seidl oppure a Michael Haneke. In un certo senso, Goodnight Mommy è un ottimo tentativo di riportare in auge un cinema autoriale oppresso dalla quantità di horror mainstream distribuiti su larga scala in tutto il mondo. Qui non ci troviamo davanti ad una presenza demoniaca, ad un luogo oscuro infestato da spiriti, nemmeno ad un serial killer che lascia dietro di se una lunga scia di sangue.
La casa stessa dove ha vita il film non ha l’aspetto della classica e stereotipata ambientazione horror. Rare sono le scene notturne, quasi tutte le azioni si svolgono alla luce del sole, in un’abitazione dominata dal candore, da fievoli tapparelle che sono l’unico ostacolo che impediscono a chiunque di vedere cosa accade all’interno di quelle quattro mura. L’arredamento è minimale e glaciale, segnato dalla presenza di tele sfuocate sulle pareti raffiguranti la madre, immagini che trasmettono un senso di incompletezza, quasi a confermarci che la natura reale di questi personaggi ci è totalmente sconosciuta.
D’altronde in Goodnight Mommy la paura nasce dal dubbio, dal non sapere, da un’apparenza che ci ingannerà tutti. Come i bambini protagonisti del film, anche noi spettatori mettiamo in discussione la veridicità delle parole della madre. Ed è qui che da figure innocenti, i due gemelli si trasformano in sadici inquisitori, prendendo in ostaggio la madre e costringendola a confessare chi lei sia veramente. La tensione sale, l’effetto suspense viene dosato con parsimonia, il dramma si fa sempre più psicologico.
Goodnight Mommy è un valente prodotto per essere un’opera prima. Un ottimo esempio di horror contemporaneo che gela il sangue senza utilizzare i classici stratagemmi del cinema di genere che, negli ultimi anni, hanno abbassato la qualità delle pellicole rendendole più prevedibili che uniche.
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