Venezia73: Arrival e la fantascienza d’autore

Venezia73: Arrival e la fantascienza d’autore

September 2, 2016 0 By Mariangela Martelli
arrival_ver4La protagonista Louise Banks (Amy Adams)  riveste i due ruoli dell’insegnate universitaria/studiosa del linguaggio e della madre. Sarà lei a stabilire un contatto con  un modo di essere venuto da lontano, riuscendo a decifrare l’enigma che spaventa l’umanità intera. Louise cerca di superare tutto questo e lo fa costruendo  un “ponte” tra gli esseri umani e gli alieni: la scoperta di un nuovo linguaggio non è fatto solamente di comunicazione verbale, di dare un senso a parole mai percepite ma e’  soprattutto nei gesti e azioni che danno “voce” ad emozioni  mai provate prima. Lo spettatore avverte sulla propria pelle gli occhi della protagonista che cercano ciò che non si afferra completamente: il terrore iniziale che la blocca, l’impotenza del non riuscire a dire a parole ciò che si vorrebbe. Riuscirà ad andare oltre, a ricevere un input che le permetterà di tradurre in concetti  umani l’altrui sentire  fatto di non linearità. Tutto inizia e si conclude “a cerchio” in Arrival: la prima e ultima inquadratura  nella stanza dell’appartamento i cui pilastri fanno da cornice alla vista mare e al racconto “a più riprese” della relazione con il marito e del rapporto con la figlia. Ma non solo: circolare e’ anche il pensiero alieno che si riflette nei segni evanescenti da loro creati e lasciati sospesi  sullo schermo trasparente che separa il loro mondo interno da quello esterno degli umani.
Louise è la donna che ha conosciuto il destino di chi ama troppo presto, in un passato che ha dimenticato, inconsapevole di aver già svelato il mistero della natura delle cose, della maternità e del contatto con l’altro. Dovrà solamente ricordarsene, ricomponendo tasselli di parole, in un viaggio all’indietro, attraverso la rielaborazione del proprio dolore e l’esorcizzazione dell’assenza di una parte di sé. (Mariangela Martelli)
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Arrival è un ottimo film di fantascienza all’interno del quale si rispecchia tutta l’autorialità di Denis Villeneuve. Nulla da dire sul lato produttivo né su quello registico, ma ad alcuni potrebbe non andare troppo a genio lo slittamento nella seconda metà  verso quel cinema nolaniano sempre sulla bocca di tutti. Insomma, Arrival è un film pienamente di Villeneuve sul lato visivo, ma al contempo non lo è su quello della sceneggiatura, troppo arrotolata su se stessa. (Simone Tarditi)
Mariangela Martelli