Venezia73: La Regiòn Salvaje, un cocktail di Eros ed Es

Venezia73: La Regiòn Salvaje, un cocktail di Eros ed Es

September 5, 2016 0 By Angelica Lorenzon

A tre anni dall’uscita di Heli (premio per la Miglior Regia al Festival di Cannes del 2013), Amat Escalante torna nel panorama cinematografico portando in concorso alla 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia una pellicola di matrice horror capace di sorprendere ed interrogare il pubblico: The Untamed – La Regiòn Salvaje. È sicuramente un’opera d’impatto, prorompente, eclettica, a tratti tragicomica, un cocktail di eros e mistero che stuzzica l’appetito, ogni genere di appetito.

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Alejandra (Ruth Ramos), moglie e madre di due figli, sta passando un periodo di crisi col marito, un omofobo dai modi alquanto indelicati che scopriremo poi non ripudiare così tanto la compagnia maschile come s’impegna tanto a far credere. L’arrivo nella piccola cittadina di Guanajuato di Veronica (Simone Bucio) cambierà il corso delle giornate di Alejandra che verrà convinta ad addentrarsi nella foresta per fare la conoscenza di una mistica entità non appartenente a questo pianeta che saprà darle il piacere e la pace interiore che non trova nel suo rapporto coniugale.

Non è un caso che l’intera vicenda narrata nel film è stata rappresentata a Guanajuato, la città più cattolica del Messico dove diversi anni fa un infermiere omosessuale venne trovato assassinato, un caso che finì su tutti i giornali e che lo stesso regista Escalante lesse ed usò come ispirazione per il suo film. La Regiòn Salvaje è un’opera conturbante che evidenzia una forte componente girl power data dalle due figure femminili principali, due donne che ammettono la loro infelicità sentimentale e che ricercano il piacere carnale in qualcosa di sovrannaturale arrivato sulla Terra in seguito alla caduta di un meteorite. Il corpo femminile viene più volte mostrato nel film nella sua nudità e bellezza, riportando con la mente all’opera su tela di Gustave Courbet “L’origine du monde” (L’origine del mondo), un primo piano di una vulva femminile che vuole evidenziare le relazioni fra sessualità, fertilità e vita.

La “bestia” protagonista del film ci viene svelata pian piano, un essere tentacolato che rimanda immediatamente alla cultura hentai giapponese, in particolar modo alle opere del mangaka Toshio Maeda. La creatura viene definita nel corso del film come un bene primordiale, la risposta ai problemi dei vari protagonisti. Loro si concedono a lei e lei li ripaga offrendo loro un piacere sensoriale unico, sia sessuale nel lato stretto del termine sia mentale. Nei vari incontri, Alejandra e Veronica si abbandonano ad un’esperienza che profuma di misticismo e paganità, ma è un dare e ricevere che può costare caro. La creatura instaura un rapporto simbiotico con l’ospite, ma esige anch’essa di essere ricambiata e non sempre rimane soddisfatta e ciò può portare alla violenza. Veronica lo sa bene: incapace di trovare un equilibrio col suo amante alieno, usa Alejandra e la sua famiglia come cavie di laboratorio, nella speranza che la creatura, trovandoli appaganti, ritorni a darle amore.

La creatura, in quanto bene primordiale, porta i personaggi ad esprimere le loro pulsioni senza filtri, annullando così ogni sorta di sentimento e risentimento, rendendoli dunque animali, incapaci di relazionarsi ma liberi da vincoli ed oppressioni. Escalante forse vuole suggerirci che il vero benessere ha fondamenta nella pace dei sensi, nella fame della natura e dei suoi abitanti.

La foresta, ambientazione misteriosa e criptica, ricorda l’Eden, un luogo dove la carnalità è la protagonista e la fertilità si scatena. In una scena-simbolo, vediamo un albero che si fa forza sulla pianura. Questo, oltre a rimandare alla figura tentacolata del film, vuole rappresentare anche le radici che cercando di raggiungere la profondità del terreno, il suo nucleo all’origine del tutto. Ed è proprio l’origine del tutto ciò che i protagonisti di La Regiòn Salvaje desiderano trovare, che sia la felicità, un amore contraccambiato o la comprensione delle persone vicino a noi.

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Il dramma dell’infelicità ed infedeltà coniugale mostrato nel film è assai convenzionale dato che i protagonisti subiscono la pressione della cultura maschilista ed omofobica del Messico. Questo basterebbe a dare spessore alla dimensione tragica, ma la creatura tentacolata aggiunge non solo un altro strato raccapricciante di tensione, ma alza il tiro dando origine ad un triangolo “amoroso” invisibile. L’enigmatica creatura strisciante rivela l’Es, il vero io dei personaggi poiché li collega con i loro desideri più reconditi e profondi, originati dall’istinto piuttosto che da un pensiero razionale. Il fatto che la creatura potrebbe anche ferire chi ha vicino non sembra intimorirli, questo perché Escalante vuole sottolineare come sesso e violenza siano collegati fra loro e questo, a sua volta, relaziona l’aggressività e l’oppressione cioè la misoginia e l’omofobia.

In La Regiòn Salvaje si respira un po’ l’aria di Possession, film visionario del regista polacco Andrzej Zulawski, passando poi al misticismo di Under The Skin di Jonathan Glazer e non dimenticando alcuni riferimenti-chiave al tanto discusso Antichrist di Lars von Trier. Insomma, Amat Escalante tutto fa tranne che annoiarci e farci uscire indifferenti dalla sala.