
Venezia73: Assalto al Cielo, evoluzione delle lotte politiche
September 7, 2016Il 2 giugno 1946 nasce la Repubblica Italiana. Subito dopo gli eventi della Seconda Guerra Mondiale si decide di cambiare, via la monarchia, arriva la Repubblica.
Altro giro, altro regalo, altra data. 1967, siamo nel pieno conflitto Vietnamita e gli studenti universitari italiani pretendono una linea di dialogo per affrontare le tematiche globali, guerra inclusa. Linea di dialogo che non ottengono, così inizia l’occupazione delle aule, l’arrivo delle manifestazioni, un movimento di critica, serpeggiare tra le strade di Roma per cercare una vena comunicativa. Di questi movimenti se ne accorgono anche gli operai. La classe operai insoddisfatta delle loro condizioni di lavoro si ribella, chiede rispetto per ogni singolo operai, scende in strada. E poi la strage di Piazza Fontana. E poi i nuovi Fascisti. E poi i comunisti.
Documentario particolare questo di Francesco Munzi presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia: interamente realizzato con materiale d’archivio, il regista cerca di fotografare un movimento, una rabbia, una ribellione nata con le migliori idee e intenzioni, che ha influenzato persone non necessariamente acculturate ma che covano il disagio del lavoro sfruttante in fabbrica. C’è la FIAT, ci sono i cortei e ci sono i morti. Manifestazioni, collettivi, i nuovi Fascisti crescono, si dichiarano guerra a vicenda con i comunisti e ogni settimana per le strade d’Italia un ragazza riverso a terra senza vita aumenta di uno il punteggio delle due fazioni. Ragazzi di natura bravi e insospettabili che si rivelano capi delle Brigate Rosse. I funerali nelle chiese di tutta Italia sono troppi. Le radio nazionali affrontano la questione con i propri ascoltatori “meglio un fascista morto che uno vivo”.
E i comunisti? Restano a guardare? No. Finanziati segretamente dalla vecchia Unione Sovietica, cercavano la via del comunismo, chi del socialismo. Si scende di nuovo in strada, in fondo ai ragazzi è andata bene, continuiamo su questa strada.
Improvvisamente il documentario si spacca. Forse una critica, la percezione è stata questa. Munzi sembra voler affrontare il tentativo di ‘assalto al cielo’ da parte di una popolazione che poi si è adagiata davanti lussi o droghe. La manifestazione diventa momento per saltare giorno di lavoro o fumare spinelli. Invece del dibattito politico o personali si ascolta musica nudi, rivendicando il proprio essere ‘fatti’ per capire a fondo le tematiche della vta.
Lo stesso documentario, inserendo genialmente due pause con tanto di cartello “se volete potete commentare quel che avete appena visto” quasi a rimandare a quel periodo, da noi non vissuto ma raccontato come necessario per affrontare le ingiustizie della vita. Quel che rimane oggi sono manifestazioni sterili, scontenti della vita che trovano energia nell’eroina che nella voglia di cambiare qualcosa. C’è commedia e c’è amaro in tutto ciò.
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