
RomaFF11: Train to Busan, lo zombie-movie sud-coreano campione d’incassi
October 22, 2016Tutti ne parlano. Presentato quest’anno al Festival di Cannes, ha attirato l’attenzione di tutto il mondo, ottenendo un incasso che supera i 100 milioni di dollari, ed ora è arrivato sin in Italia, alla Festa del Cinema di Roma.
Train To Busan (부산행, 2016) è uno zombie-movie diretto dal sud-coreano Yeon Sang-ho, regista che in patria vanta una certa fama grazie al suo stile unico e ricercato, noto per pellicole come The Fake e The King of Pigs.
Ciò che rende ancor più unico Train To Busan, oltre ai record d’incassi ottenuti, è che è il primissimo film in live action del regista che, fino ad ora, si era sempre cimentato col cinema d’animazione.
Seok-woo (Gong Yoo) è un broker separato dalla moglie, troppo impegnato nel suo lavoro per prestare le giuste attenzioni alla figlioletta Soo-an (Kim Soo-Ahn) che risente dell’assenza della madre. Per il suo compleanno convince il padre ad accompagnarla fino a Busan dove vive la madre e così l’indomani partono da Seoul a bordo di un treno che si rivelerà essere un viaggio verso l’inferno.
Infatti tutti i passeggeri del treno sono completamente all’oscuro che, fuori dal loro piccolo universo di vagoni e rotaie, si sta verificando un’apocalisse di zombie. Peccato che una ragazza infetta sia riuscita a mettersi in salvo salendo nel treno, mettendo però in pericolo tutti e dando via ad una corsa sfrenata verso la sopravvivenza.
Il cinema sud-coreano ci aveva già presentato il treno come limitato ecosistema umano in Snowpiercer di Bong Joon-ho e sostanzialmente anche Train To Busan vuole sottolineare la stratificata piramide sociale di coloro che nella vita subiscono senza proferir parola e coloro che invece vivono sulle spalle altrui, divorando i più deboli. E’ quasi una prassi inevitabile quella di condannare il proprio paese per una carente sensibilità nei confronti del ceto medio, ma in Train To Busan la critica sociale passa in secondo piano.
Suspence, terrore, urla alternate a momenti di assordante silenzio, un avanzare continuo da un vagone all’altro, una lotta contro le proprie paure: questo è ciò che prevede il menù del film.
Si respira l’aria di World War Z e di 28 Giorni Dopo, ma questo non è tanto un film sugli zombie, quanto più sui sopravvissuti. Perché chi un po’ mastica il cinema coreano sa bene che non può mai mancare il melodramma ed è forse questo l’elemento che ha reso speciale Train To Busan, ottenendo consensi quasi unanimi di pubblico e critica.
Il film di Yeon Sang-ho colpisce al cuore prima ancora che alla vista di quei mostri dalla furia incontrollabile. È un film che parla sì di lotta e sopravvivenza, ma lascia ampio spazio all’unico sentimento che risulterà vincitore: l’amore.
Non è ironico come un film pieno di corpi freddi, senza vita, sia in grado di dimostrare tanto cuore? Se lo spettatore non si limita solamente a concentrarsi sugli scontri mortali fra zombie ed umani, potrà accorgersi della vera anima del film.
Ma andiamo per gradi ed esaminiamo i vari tipi di amore che ci vengono presentati.
L’amore paterno
È chiaro fin da subito che Seok-woo non è il padre ideale per sua figlia non trovando mai del tempo da dedicarle. Tuttavia, quando il conflitto si anima all’interno del treno, è così evidente come Seok-woo ami sua figlia, mettendo da parte quell’egoismo che l’aveva caratterizzato nel corso di tutta la sua vita. L’istinto paterno si accende e non ha limiti.
Forse un pubblico abituato ad un cinema occidentale troverà alquanto freddo l’amore che questo padre dimostrerà verso la figlia, poiché non ci sarà alcun monologo strappa-lacrime o dichiarazione accompagnata da una struggente colonna sonora di sottofondo, ma bensì sono i gesti, le parole non dette, lo sguardo pieno di paura e commozione, le lacrime impossibili da trattenere a dar prova del profondo sentimento che Seok-woo prova per la sua prole. Non aspettatevi dunque alcun “Ti amo”, l’affetto sincero spesso non ha bisogno di parole.
L’amore adolescenziale
Altri protagonisti del film sono un gruppo di liceali giocatori di baseball in trasferta. Fra loro spiccano i personaggi di Yong-guk (Choi Woo-sik), timido ragazzo dal cuore d’oro, e Jin-hee (Ahn So-hee), cheerleader della squadra che ha un debole per il suo compagno.
Ciò che spicca è lo spirito di squadra, quella lealtà incondizionata che ti porta a non lasciare mai indietro un tuo compagno, nemmeno quando quest’ultimo è stato disgraziatamente trasformato in uno zombie.
Anche se ad un certo punto diversi vagoni separeranno i due Romeo e Giulietta, questi non si perderanno d’animo e cercheranno in tutti i modi di riconciliarsi, andando incontro alla possibilità di essere infettati.
Anche in questo caso non assistiamo mai a palesi e teatrali dichiarazioni d’amore fra i due. Ancor una volta sono i gesti a parlare per loro, il restare l’uno accanto all’altra anche quando questo può mettere in serio pericolo la loro vita. Ingenuità? Stupidità? No, è solo un amore spontaneo.
L’amore per se stessi
Considerato il villain quasi più degli zombie, il personaggio di Yong-suk (Kim Whee-sung) è l’esempio perfetto di amore egoistico, quello che ti porta a sacrificare tutto e tutti per salvare la propria pelle. In più occasioni da prova della sua vigliaccheria e crudeltà, non facendosi scrupoli a mandare incontro a morte certa donne incinta e bambine indifese. Il film più volte ci ricorda che in situazioni di pericolo dobbiamo pensare solamente a noi stessi, che non c’è spazio per l’altruismo e che gli eroi alla fine sono i primi a pagare con la loro stessa vita, e Yong-suk si fa voce di quell’istinto di sopravvivenza che ti rende cieco e folle.
L’amore incondizionato
Ci sono persone che quando si tratta di aiutare qualcuno, non ci pensano due volte. Questo è il caso di Sang-Hwa (interpretato dal celebre attore Ma Dong-seok), marito dalla corporatura robusta e futuro padre che in diverse occasioni porterà in salvo i passeggeri del treno, scontrandosi a mani nude non temendo nulla.
E’ forse l’esempio di amore più sincero, quello che non ha bisogno di legami familiari o passionali. Sang-Hwa lotta contro gli zombie per salvare dei completi estranei perché questo è ciò che lui ritiene giusto. È l’altra faccia della medaglia che si scontra contro l’egoismo e la prepotenza di coloro che pensano solo a se stessi. Il suo personaggio è forse il più puro e l’immagine più bella dell’intero film.
Per quanto il film si fa carico di trasmettere un messaggio di altruismo ed amore verso il prossimo, non è da considerarsi affatto moralista poiché lascia volutamente allo spettatore giudicare se e come è possibile sopravvivere a questo mondo infernale, dilaniato dalle discriminazioni socio-economiche di una società capitalista.
Eppur la morte non guarda in faccia a nessuno. I vari personaggi muoiono secondo un ordine del tutto casuale, che siano ricchi o poveri, ciò non ha importanza. Ma è proprio questa la chiave di Train To Busan, le regole del gioco vengono da subito messe in tavola: se vieni morso, l’infezione si propaga in pochi secondi e ti trasformi in uno zombie ed il gioco ha inizio.
Train To Busan è un inno all’amore ed alla vita, contornato da sangue e devastazione. Chi si ferma è perduto. Ma forse un po’ di speranza c’è. Forse solo coloro che non hanno subito l’avarizia e la corruzione del potere posso dar vita ad un mondo migliore.
Consigliamo la visione del prequel animato Seoul Station diretto dallo stesso Yeon Sang-ho, che mostra le ore precedenti agli eventi di Train To Busan, una vera e propria chicca da non perdere.
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