
Captain Fantastic, il film disonesto che ha vinto RomaFF11
October 24, 2016Con questo articolo prendiamo due piccioni con una fava: parlare su Captain Fantastic e allo stesso tempo, muovere critiche per quello che, almeno per lo scrivente, è stato non solo uno dei peggiori film di questa Festa del Cinema di Roma, ma anche, parlando a livello globale, un film che tradisce la sua natura, prende il giro lo spettatore e a differenza di Moonlight, criticato per quel costante “non detto” che invece lo rende affascinante, proprio questo film con protagonista Viggo Mortensen vive, gravemente, di un ‘detto’ che viene più volte tradito durante la narrazione per poi arrivare alla morale finale che rompe e distrugge tutto quel bello – perchè alla fine la storia è anche divertente e pop – costruito fino a quei quindici minuti prima del ‘The End’.
Un padre anticonformista, che vive nella foresta, dentro uan capanna assieme ai suoi sei figli che seguono alla lettera questo stile di vita, conoscendo solo quello. La morte della madre e la necessità di un funerale non cristiano, sarà teatro di un road movie condito dalle solite gag necessarie di ‘primitivi’ che si relazionano con il mondo ‘civilizzato’.
Questa famiglia, i ragazzi in particolar modo, conoscono tutto del mondo, ma non hanno mai messo in pratica questa conoscenza, rendendoli inermi agli imprevisti che la vita presenta loro giorno dopo giorno. Questo piccolo ‘paradiso’ creato dal padre non è altro che una grandissima sfera protettiva dal mondo esterno, un mondo che deve essere inevitabilmente vissuto da questi giovani uomini e donne per studiare, lavorare e avere una famiglia. La stessa figura del padre viene messa in duscissione dai suoceri che lo considerano un vero e proprio pericolo pubblico, oltre che per i figli.
Tutto questo porterà a una presa di coscenza che si traduce in un lento e graduale mutamento verso il conformismo.
Fermi tutti.
Il film parlava essenzialmente di questo, del cuore dell’anticonformismo, essere contro i ‘poteri forti’ dei politici e delle istituzioni, contro il junk food, considerato veleno, privilegiando solo prodotti della terra coltivati con le proprie mani. Su due ore di pellicola, tutto questo si spalma tra situazioni paradossali, gag e scontri religiosi e si arriva al finale, con questo messaggio anticonformista che viene soppresso. Tutto questo avviene con una morale e una fretta narrativa che sembra vada a braccetto con una richiesta commerciale – o di distribuzione – per vendere il prodotto ad un pubblico sempre maggiore.
Alla Festa del Cinema di Roma abbiamo visto altri film molto più coraggiosi ad affrontare un tema particolare, la transessualita in 3 Generations o la pedofilia in Una e tutti e due lo affrontano portando avanti il proprio messaggio, con coraggio fino a fine film. Qui invece noi.
La perplessità di è consumata durante il lungo applauso finale, che poi sia chiaro, gli applausi sono futili, dato che alla proiezione dell’inutile Denial si è applaudito per più di tre minuti, solo per il fatto che in sala era presente il regista. Anche qui per Captain Fantastic in sala era presente regista e lo stesso Mortensen. Si è applaudito, anche tanto. Io no e ne vado fiero. Questi prodotti sono l’emblema della disonestà, sia per il pubblico che per l’arte cinematografica stessa.
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