31, Buon Halloween con Rob Zombie

31, Buon Halloween con Rob Zombie

October 31, 2016 0 By Alessio Italiano

Rob Zombie, all’anagrafe Robert Bartleh Cummings è uno dei registi più controversi del panorama cinematografico horror contemporaneo, nonché anche il leader della band omonima “Rob Zombie”. Chi ha mai assistito ad un concerto del rocker americano conosce la sua passione e amore per il cinema horror, in particolare i classici della casa “Universal” o della “HAMMER” (Dracula, Frankenstein, Wolfman, Il Mostro della Laguna Nera, ecc..).

Zombie dagli anni 2000 a questa parte ha collezionato una grossa fetta di fans che dopo il suo esordio con “La casa dei 1000 Corpi” ripongono in lui fiducia massima e grandi aspettative per quanto riguarda il futuro del cinema horror, oggi sempre più decadente a causa dei vari sequel, prequel, remake e quant’altro. Tra i progetti di Zombie sicuramente il più riuscito è appunto il sequel diretto de La casa dei 1000 corpi, ossia “The Devil’s Rejects” dall’orribile traduzione italiana “La casa del Diavolo”. In seguito Zombie si è dedicato al remake del classico capolavoro di John Carpenter Halloween e del suo seguito, tra varie controversie e critiche (riaccese in una recente intervista dallo stesso Carpenter), soprattutto per quanto riguarda il secondo capitolo (il migliore tra i due), colpevole secondo i fans di discostarsi troppo dal materiale originale del secondo e di aver stravolto la storia con troppa farina del sacco dall’immaginario del rocker americano. Dopo i due Halloween, Zombie si è dedicato ad un progetto più piccolo e personale, scritto da lui stesso, “Le streghe di Salem” aka The Lords of Salem, un film in cui Zombie si discosta dai toni splatter, violenti, malsani e crudi dei precedenti suoi film, per dedicarsi a qualcosa di più profondo, viscido e insidioso, un film che voleva omaggiare non solo i nostri grandi cineasti italiani quali Argento, M. Bava e Fulci, ma anche ritornare ad un tipo di cinema horror più classico, lento, che faccia spaventare il pubblico in maniera profonda, che entri nel subconscio, diverso (tanti sono gli omaggi anche dallo Shining di Kubrick fino al cinema di Polanski, in particolar modo Rosemary’s Baby). Dopo Le Streghe di Salem, a causa dei flop al box-office incassati con gli ultimi due film, Zombie decide di chiudere per il momento la parentesi con il cinema, salvo poi ricredersi tre anni dopo e annunciare tramite un progetto con il crow-founding l’inizio di un suo nuovo film intitolato semplicemente “31”.

Il nuovo film di Zombie prometteva ai fan quello che loro richiedevano a gran voce dai tempi di The Devil’s Rejects, ossia una storia fresca e originale che ritorni ai toni splatter, violenti e crudi delle prime due pellicole del regista. Ancora una volta come da un paio di anni a questa parte, Zombie si avvale dei suoi soliti attori feticci, quali Malcolm McDowell (Arancia Meccanica, Halloween I e II), Meg Foster, Judi Jeson, Jeff Daniel Philipps (Le Streghe di Salem), Richard Brake (Halloween II) e ovviamente della sua musa e moglie Sheri Moon-Zombie, ormai marchio di fabbrica indelebile di ogni film del regista. A comporre le musiche troviamo ancora una volta il suo braccio destro e chitarrista dei “Rob Zombie” John 5.

La storia di “31” si svolge negli anni ’70 il 31 di ottobre, dove un giovane gruppo di hippie in camper vengono brutalmente assaliti e rapiti da alcuni uomini vestiti da clown e portati in una fabbrica abbandonata dove parteciperanno ad un terribile gioco al massacro. Le nostre ignare vittime fanno parte di un gioco chiamato appunto “31” dove ogni anno, la notte di Halloween, vengono rapite delle persone per il piacere sadico e malsano di Father Murder (Malcolm McDowell), un uomo truccato da baronetto in stile ottocentesco e delle due sue “compagne” che scommettono in una grande sala fatiscente e vittoriana sulla morte dei poveri malcapitati. A sentire la trama di 31 la mente degli appassionati del genere non può non ricordare quella della saga di De Monaco “The Purge” anche se in chiave e vesti totalmente differenti e privi dei significati della storia alla base più efficiente della trilogia sull’Anarchia di De Monaco. Qui, le nostre prede vengono fatte a pezzi a poco a poco da sadici nani nazisti, clown gemelli armati di motoseghe elettriche, donne armate di mazze da baseball (che ricordano tanto l’Harley Quinn di Margot Robbie in Suicide Squad) e infine dal più temibile degli psicopatici interpretato da Richard Brake, Doom-Head. Ed è proprio dell’entrata in scena di Brake che il film si risolleva e aumenta l’indice di intrattenimento, fino a quel momento poco divertente e selvaggio. Nonostante il film sia di base abbastanza violento, bisogna ammettere che manca quella crudeltà, quello splatter, quel senso di malore, di cattiveria pura e di esaltazione dell’immagine carnale putrefatta che di solito Zombie ci ha abituato a vedere nei suoi primi due film, questo perché a quanto pare il film ha subito da parte della MPAA ben due revisioni-tagli che a loro dire rendevano il film troppo disgustoso e violento per poter essere classificato con il classico Rating R per essere distribuito nei cinema USA; cosa che Zombie ha comunque prontamente risposto rassicurando i fan dell’uscita della versione director’s cut per il mercato “home video”. Tali “difetti” se cosi possiamo chiamarli sono evidenziati da tagli bruschi sparsi per tutto il film che Zombie però con un montaggio in perfetto stile horror da cinema Grindhouse anni ‘70s ha cercato di camuffare, rendendo il film meno violento di quanto i fan si aspettassero.

Anche se il film conserva sempre tutti gli elementi del classico cinema di Zombie già visti nei suoi precedenti film come il gusto per il barocco in “Le streghe di Salem”, i costumi pittoreschi e carnevaleschi (naturalmente sempre in tema horror), l’ottimo uso delle luci e delle scenografie, in particolar modo della Murder House dove Father Murder ordina ai suoi killer di scendere in campo, alle donne nude in maschera che ricordano tanto quelle del fatiscente ultimo capolavoro del compianto Stanley Kubrick “Eyes Wide Shut” nella sequenza della villa, fino ai costumi dei nostri folli clown, si ha comunque la sensazione che quest’ultimo lavoro del regista manchi di originalità e di una sceneggiatura troppo debole e che sa di già visto, lontana dai toni più altezzosi e pretenziosi di “Le Streghe di Salem” ma anche di quel senso di intrattenimento e del non sapere come andrà a finire questa storia per i nostri poveri malcapitati.

31 è il classico film sul gioco al massacro già visto e rivisto nei film della saga di Saw e dei tanti altri fatti sui generis, dove sai già come andrà a finire la storia ancor prima che il film inizi, perdendo tutto quel senso di tensione e curiosità. Da lodare però c’è sicuramente la parte finale del film dove quasi come in un duello cavalleresco o western tra Sheri Moo-Zombie e Richard Brake (Doom-Head) assistiamo alla fine dell’inizio del loro ultimo scontro armato di mazza da baseball e coltelli sulle note di Dream On degli Aerosmith, una sequenza che forse è più di un semplice rimando alla scena finale di “The Devil’s Rejects” dove i nostri diavoli sulle note di Free Bird si accingono a morire sotto i colpi di fucile della polizia.

Rob Zombie è indubbiamente un regista che o lo ami o lo odi, un po’ come il suo collega Eli Roth (Hostel, The Green Inferno), gente cresciuta a pane e film horror fin dalla tenera età e una passione vera, autentica per il genere, forse Zombie ancora più degli altri suoi colleghi, sicuramente il più “originale” e quello con più creatività e fantasia, un elemento che è sempre presente nei suoi film e che viene indubbiamente apprezzato e amato dai fans più sfegatati del regista ma che probabilmente non basta ancora per consacrare definitivamente questo grande artista e mettere d’accordo una volta per tutte critica e pubblico, noi qui però gli vogliamo sempre un gran bene, perché è indubbiamente vero che come tutti i grandi artisti la loro visione non è sempre apprezzata da un pubblico mainstream, bigotto e troppo perbenista che forse dovrebbe solo lasciarsi andare e comprendere la visione e il mondo di questo folle genio.

Alessio Italiano