
The Young Pope, la biografia dispotica di Paolo Sorrentino
December 14, 2016Perdonerete il passaggio in prima persona qui su Vero Cinema. In due anni di attività del sito, personalmente, questa è la seconda volta che uso la prima persona per parlare di qualcosa in quanto credo sia il miglior modo per far arrivare alcune considerazioni.
Parliamo di Sorrentino. Parliamo di Paolone. Parliamo di The Young Pope.
Il mio socio fondatore ha già speso parole in quel di Venezia, per quanto riguarda le prime due puntate, su dieci, proiettate durante la Mostra del Cinema di Venezia e per le prime considerazioni e capire di cosa stiamo parlando, per evitare altri odiosissimi preamboli, vi rimando al suo articolo.
A fine visione, come sempre, siamo qui a tirare le nostre considerazioni con una doverosa e personale osservazione: apprezzo molto, per non scendere nel classico ‘amo’, il cinema di Sorrentino. Poi capita che ti crea uno Youth e che lo consideri un film non riuscito, ma comunque, c’è sempre attenzione per il suo operato. The Young Pope, scritta e diretta da lui, non poteva far altro che attirare ogni mio sensore per trovare stimoli e appagamento visivo.
Credo sia giusto ricordare la finalità della serie: un lungo film della durata di quasi dieci ore, spalmato su altrettante puntate. Ma di cosa parla la serie? Solo di un giovane Papa dispotico? Immaturo come un bambino e con valori vecchi che cerca di riesumare?
In un marasma di parole proviamo a dare una semplice interpretazione che il buon Paolone, se capiterà mai su queste pagine, perdonerà gli errori e le imperfezioni: The Young Pope parla di Paolo Sorrentino, con tutte le punte altezzose del caso.
Possiamo vedere la serie con un occhio puramente biografico. Lenny viene abbandonato dai suoi genitori in tenera età, viene accudito da Suor Mary che ne vede le capacità e crescendo, in preda alla rabbia e alla necessità di trovare e conoscere i genitori per chiedergli il perché del loro allontanamento, si rifugia nella Fede, nella Chiesa, arrivando grazie a una votazione organizzata per dare nuova linfa vitale al Vaticano, a diventare Papa ad appena quarant’anni. A questa figura associamo l’infanzia di Paolo Sorrentino, che rimane orfano da bambino, viene cresciuto dalla sorella (Suor Mary?), intraprende studi economici, si rifugia nella Chiesa e nel Napoli di Maradona, trovando incongruenze nella prima per poi gettare ogni tipo di rabbia adolescenziale nel cinema, nel bisogno di raccontare quel vuoto che ha incorniciato la sua infanzia. In questa ottica è praticamente facile rivedere una sorta di ‘biografia di intenti’ in questa serie.
Lenny è Paolo e Paolo è Lenny. Giovani, con talento, con così tanto talento da risultare anche sbruffoni agli occhi del mondo, occhi golosi di capire sempre di più della persona che hanno davanti.
Lenny in tutto questo, nella sua gestione, sceglie di non apparire al popolo. L’assenza è un concetto religioso che tiene banco sia credenti che non ed è arma per definire se l’assenza sia un segnale voluto per confermare una presenza o altrimenti, solito castello di carte senza fondamento che serve per, paradossalmente, mettere le fondamenta di una presenza spirituale e non carnale.
Concetto difficile effettivamente, ma cerchiamo di tirare fuori dal cilindro un coniglio, qualunque esso sia, o se siete interessati, vi rimando a qualunque libro di Odifreddi sulla questione ‘Dio esiste/non esiste’.
L’uomo è fatto di carne, ossa e un’anima. Questo rende la persona fisica, uomo o donna che sia, tangibile per un suo simile. La Chiesa considera Dio solo un’anima, un essere fatto di puro Spirito.
Il nostro Lenny, nonostante possa presentarsi come arrogante e la sua giovane età, ha un’idea di Chiesa vecchia, quasi perfetta e Santa: il Papa è il capo assoluto. La missione è quella di far diventare la città di Roma solo una frazione del Vaticano, in quanto a potere e a dimostrazione di questo, lui si rinchiude nelle sue mura, si fa vedere da pochissimi e mai dalla popolazione mondiale, considerata inferiore. Lui così, annullando il corpo visivo, diventa puro Spirito, Santo come verrà più volte chiamato. Non solo per un eccessivo gioco di potere, ma per debellare quelle che per lui sono le ‘malattie’ dell’attuale Chiesa: la pedofilia, l’omosessualità e gli abusi sui minori da parti di chiunque indossi un abito religioso, suore annesse. Essere ‘mortale’ per Lenny equivale ad essere come queste persone. Il lungo processo e relativo cambiamento che avverrà nelle puntate riuscirà ad alleggerire i toni, entrare in empatia con il giovane Papa e, particolare inedito nel cinema di Sorrentino, capirlo, nel vero senso della parola. Vorrei soffermarmi sulla grandiosità degli ultimi minuti del quarto e ottavo episodio, ma uscirebbe un articolo troppo lungo. The Young Pope è la classica esperienza televisiva da vivere, necessaria da vedere e non da raccontare, ma da parlare a post visione. Rimane una certa perplessità attorno l’ultima puntata che lascia un vuoto che ci porta a chiedere “e ora?”.
Sorrentino tra poco inizierà a scrivere la seconda stagione ma sembra che non la dirigerà lui. Ecco un problema che potrebbe rovinare la serie, in quanto a differenza di tanti altri titoli televisivi proposti, l’unica e sola regia di Sorrentino conferisce un pacchetto completo di visione. Ricordate la prima stagione di True Detective? Compatta e lineare grazie alla singola regia. La seconda stagione, con l’alternarsi di diversi registi ha sicuramente rovinato l’esperienza. La prima stagione, da noi terminata, andrà in onda negli Stati Uniti su HBO a partire da gennaio 2017.
Avrà lo stesso impatto un’ipotetica seconda stagione di The Young Pope senza Paolone alla regia? Credo di no, ma come si dice, le vie del Signore sono infinite.
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