
The Crown, il gioiello di Netflix
December 21, 2016Inghilterra 1947. La principessa Elisabetta, erede al trono, si prepara a convolare a nozze con Filippo Mountbatten, principe di Grecia e Danimarca. Pochi anni dopo, con la scomparsa di Re Giorgio VI dopo una lunga malattia, Elisabetta viene incoronata Regina d’Inghilterra. Dio salvi la Regina, certamente, ma occorre anche che la regina impari a salvarsi da sola.
Salutata alla sua uscita lo scorso novembre come il maggior sforzo produttivo nel quale il colosso dell’intrattenimento Netflix si sia mai impegnato fino ad ora, The Crown, lungi dal voler creare un’agiografia della Regina d’Inghilterra o una storia interamente ad ella dedicata, mostra il suo maggior punto di forza nella perfetta sintesi narrativa tra i numerosi personaggi e l’analisi delle fasi di cambiamento politico e culturale che coinvolsero il Regno Unito nel corso di quegli anni (1947-1955 circa) raccontati nella prima stagione.
Impeccabile nella messa in scena, che si eleva decisamente al di sopra del facile accostamento con l’ottima Downton Abbey, per puntare piuttosto all’atmosfera e al montaggio di opere, cinematografiche, ben più complesse come Quel che resta del giorno o Gosford Park, la serie tv scritta da Peter Morgan (The Queen, Hereafter, Rush) e diretta, tra gli altri, da Stephen Daldry (The Hours, The Reader) è un “prodotto” che riesce ad essere intrattenimento deliziosamente istruttivo, senza perdere mai nemmeno per un attimo il ritmo o indulgere nella semplificazione o nel sentimentalismo. Merito di una scrittura sicura che riesce perfettamente nell’impresa di togliere la polvere da fatti più o meno conosciuti della storia recente, trovando l’opportunità di legarli alle umane passioni e miserie.
È il volto giovane e ancora poco conosciuto di Claire Foy a impersonare la giovanissima Elisabetta, accompagnandola con grazia dalla fragile inconsapevolezza di ragazza alla fierezza e determinazione di una Regina che fa di una incorruttibile e altissima moralità e di una cieca obbedienza alle istituzioni il suo tratto distintivo. Brilla l’americanissimo John Lithgow nel portare alla vita un ritratto dettagliatissimo di Winston Churchill in una delle fasi più delicate della sua vita, ovvero quella del secondo mandato come primo ministro inglese che ne vede l’avanzare dell’incipiente vecchiaia combattere con l’indomita monumentale autorevolezza.
Una unione fortemente desiderata e assai solida in partenza quella tra Elisabetta e Filippo (un affascinante ed elegantemente dinoccolato Matt Smith) che viene messa a durissima prova dagli eventi che rendono il reale consorte spesso stizzito, solo sporadicamente veramente adirato e, allontanandolo dalla moglie lo avvicinano all’aviazione, a un disinvolto bere e a delle solo discretamente sottintese altre attività. L’altra faccia della giovane monarchia, quella anticonformista, passionale e un po’ frivola è incarnata da Margareth (Vanessa Kirby) sorella minore di Elisabetta, sfortunata amante dell’ormai maturo eroe di guerra Peter Townsend. È forse quello tra le due sorelle il rapporto che più intimamente risente dell’incoronazione specialmente dopo che Elisabetta vieta al Margareth il matrimonio con Townsend che aveva già allora un divorzio alle spalle e dei figli creando una frattura privata impossibile da colmare e un calo di popolarità fra i molti sudditi che guardavano con simpatia alla coppia.
Un unico appunto si può muovere a The Crown, ed è quello di scommettere giocando sul sicuro per ciò che riguarda la rappresentazione della Sovrana. Nessuna indagine nella sua psicologia è eccessivamente approfondita, nessuna crisi per quanto seria ne porta veramente a galla il lato più umano e alcuni aspetti, come il suo ruolo di madre, non sono presi ancora (la serie avrà un già confermato seguito) in considerazione. Ci si limita, con gran classe, a definirne ruolo e funzione in un’epoca di cruciali cambiamenti, lasciando un grande margine (che abbiamo fiducia di vedere presto colmato) per una complessità maggiore. La storia da raccontare, come noi già sappiamo, è ancora lunga.
- Rosemary’s Baby: quando Polanski evocò il Diavolo a New York - December 12, 2019
- A prova di morte: le fanciulle in fiore (d’acciaio) di Tarantino - July 2, 2019
- Sex, Lies, and Videotape: il sesso secondo Soderbergh - November 12, 2018