Smetto quando voglio – Masterclass, il ritorno della banda dei ricercatori ricercati

Smetto quando voglio – Masterclass, il ritorno della banda dei ricercatori ricercati

February 1, 2017 0 By Gabriele Barducci

Alla fine Sydney Sibilia è riuscito nel suo intento di trasformare il suo successo Smetto Quando Voglio in un progetto seriale. Ecco quindi in uscita Smetto quando voglio – Masterclass e Smetto quando voglio – Ad Honorem.
Ricordate nel primo capitolo, il cappottamento del personaggio di Alberto (Stefano Fresi) con il Porsche? E se si fosse cappottato per un ben preciso motivo? Sydney Sibilia, con aiuto nella sceneggiatura il Pills Luigi di Capua, inserisce questo elemento nascosto nella narrazione per collegare tutti e tre i film. Come già accaduto per Ritorno al Futuro e in qualche meccanica nella prima trilogia de Pirati dei Caraibi, un elemento di natura poco interessante o irrilevante, assume una seconda visione, più ampia per inglobare questi due sequel.

La paura di una storia raffazzonata era alta e purtroppo è forse l’elemento più debole di tutta questa produzione italiana. Attenzione però a non far influire un elemento del genere come critica globale al film.

Abbandonando in parte la vena comica, il film vira più sul genere action; inserendo una nuova nemesi che ci porteremo fino al prossimo capitolo, la serie cerca una propria maturità vista la possibilità di lasciarsi dietro i propri passi dei cadaveri. Non che tutto si sia trasformato improvvisamente in un thriller, ma è semplicemente un’evoluzione per evitare di ricadere in un elemento pericoloso che potrebbe portare ripetitività al film. Via buona parte delle gag e battute per proporci almeno due inseguimenti, di questi con relativo assalto ad un treno merci girato magnificamente.
Il resto è semplice riproposizione di formule già ben testate precedentemente e oliate per l’occasione, ognuno riprende i propri personaggi, aggiungendone di altri, i ‘cervelli in fuga’. Scelta interessante ma sfruttata nel peggiore dei modi perché a conti fatti, dei tre nuovi inserimenti, nessuno ha le giuste sfumature o approfondimenti per rimanere memorabili, cosa successa invece con tutti gli altri, ma si sa, al primo colpo si è puntato sull’originalità, su tutti questa Roma fotografata con cromatici molto forti e il cast presentato era un ottimo biglietto da visita. Forse si farà di più nel prossimo capitolo. Anzi, più che una speranza è quasi un obbligo dato che in Ad Honorem andremo incontro ad altri nuovi personaggi. Insomma, c’è il rischio che l’inserimento forzato e continuo di nuovi visi non troppo sfaccettati sia solo un mero pretesto per allargare la banda solo per allargarne i problemi.

Al netto di quanto può emergere da queste parole, Smetto quando voglio – Masterclass è un ottimo e divertente film, mostrando come un certo cinema seriale – evitando affannosi Natale a: – è possibile. Non si entra nel dettaglio parlando di cinema italiano, in quanto morto e sepolto, ma un cinema di genere (vedi anche Lo chiamavano Jeeg Robot o Veloce come il Vento) è possibile e se mai c’è la voglia di ricominciare, questa è la strada giusta.

Gabriele Barducci
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