Berlinale67, Le Jeune Karl Marx e lo spettro che si aggira per l’Europa

Berlinale67, Le Jeune Karl Marx e lo spettro che si aggira per l’Europa

February 14, 2017 0 By Simone Tarditi

Ad alcuni la parola “Comunismo” incute terrore, fastidio e reazioni allergiche. Che il Silvio nazionale abbia plasmato le menti di parte degli italiani con la storia che i comunisti mangia(va)no i bambini e che erano (o sono?) la vera minaccia per la libertà oppure che semplicemente la storia parli da sé ed offra un’ampia panoramica su ciò che è stato fatto nel corso degli ultimi cento e fischia anni, si può però constatare una semplice questione: andando a scavare e a riportare alla luce le radici delle sue teorizzazioni, Karl Marx ci aveva visto più lungo di qualsiasi suo altro coetaneo dell’epoca.

Nella sezione “Berlinale Special Gala” è stato presentato Le Jeune Karl Marx del regista haitiano Raoul Peck, già autore del documentario I Am Not Your Negro che pochi mesi fa, in patria, ha dato via al solito fuoco di polemiche e di cui si parlerà successivamente in separata sede. Anche se può sembrare paradossale accostare il nome di Karl Marx -e tutto quello che rappresenta- con le atmosfere evocate dalle parole “Special Gala”, il film di Peck non è un biopic in senso stretto né un trattato o un saggio di natura socio-politica, quanto piuttosto un film ad impianto storico (lo scenario è ovviamente quello della metà del XIX° secolo), ma soprattutto la storia di una straordinaria e grande amicizia tra due uomini che decidono di unire le forze in vista di un ideale comune.

Le Jeune Karl Marx non è tuttavia un film esclusivamente incentrato su due figure maschili, ma anche sulle loro indipendenti ed emancipate mogli, autentiche menti brillanti e ancore di salvezza e sostegno senza le quali Engels e Marx sarebbero stati perduti. Insomma, il detto che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna trova qui due esempi perfetti. Inoltre, c’è anche l’estrema attenzione a trattare la vita di questi individui tenendo ben a mente un concetto: senza aver neanche compiuto entrambi trent’anni (!), i loro scritti, le loro battaglie hanno demolito le teorizzazioni filosofiche e sociali dell’epoca. Va bene che i tempi erano diversi, ma un parallelismo con oggi è impossibile. Forse bisognerebbe indagare sul perché due menti poco più che ventenni potessero nell’Ottocento partorire delle idee così rivoluzionarie, mentre centocinquanta primavere dopo non si riesca neanche a capire contro quale nemico lottare.

Senza essere un film fondamentale e lontano dall’essere un biopic accessibile a tutti, Le Jeune Karl Marx ha molto da insegnare a chi è disposto a recepire il messaggio di fondo in maniera totalmente acritica e scevra da ogni colore politico e non risulta mai banale né nella sua costruzione narrativa né negli aneddoti raccontati. Una copia del film potrebbe stare benissimo al fianco de Il Capitale o ad una biografia su Marx o Engels o a qualche tomo scritto da uno di questi due uomini. Se qualcuno dovesse però farne uso per il tiro al piattello allora si meriterebbe di rimanere la persona cavernicola che è, spaventata e intellettualmente indifesa.

Simone Tarditi
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