
Berlinale67, il Vero Cinema di Alessandro Borghi
February 15, 2017Uno dei momenti più attesi della Berlinale è stato l’evento “Shooting Stars”, durante il quale son state presentate stelle nascenti o già lanciate nel firmamento della cinematografia europea. Il rappresentante dell’Italia quest’anno l’abbiamo temuto in Suburra, ci siamo affezionati a lui in Non Essere Cattivo, ha vestito i panni di Luigi Tenco in Dalida e presto lo vedremo in Fortunata, il nuovo film di Sergio Castellitto.
Alessandro Borghi, trent’anni compiuti l’anno scorso, è una delle vere promesse del cinema italiano di oggi e qui alla Berlinale tutti vogliono parlare con lui. Capelli corti e biondi, barba tagliata, un’immagine completamente diversa da come l’abbiamo conosciuto. C’è giusto il tempo per un’unica domanda chiave e che riassume tutto il senso del progetto Vero Cinema.
Alessandro, ti voglio fare una domanda a partire dal nome del progetto per cui scrivo: Vero Cinema. Io e Gabriele abbiamo aperto questo sito per parlare di film che ci piacciono e ci appassionano, cercando di evitare quanto più possibile ogni questione puramente commerciale. Che cos’è il “vero cinema” per te?
Bravi. Ascolta, uso questa domanda per dirti una cosa. Sento tantissimo dire da molte persone frasi del tipo “Eh, ma io al cinema ho bisogno di ridere”. Ringraziando il cielo, io rido già molto nella mia vita quindi non ho bisogno di andare al cinema per ridere. Anzi, è esattamente il contrario: io ho bisogno di andare al cinema per stare male. E quindi io sono davvero felice quando faccio un film o anche quando lo vedo come spettatore e ne esco disturbato, quando finisce e poi ci ripenso per due giorni. Difficilmente mi viene da pensare per due giorni una cosa che mi fa ridere. Mi viene più da pensarci se mi fa piangere. Quindi la soddisfazione che io provo nell’interpretare dei personaggi che vanno giù e che toccano il fondo è la stessa che provo quando guardo un film che mi fa star male.
In questi giorni mi hanno fatto la solita domanda che è impossibile da risolvere, cioè quali sono i miei tre film preferiti. È impossibile rispondere, ma ultimamente ho detto Her di Spike Jonze, Interstellar di Christopher Nolan e Blue Valentine di Derek Cianfrance. Sono tre film completamente diversi tra loro da cui sono uscito demolito, finito. Quando ho finito di vedere Interstellar in lingua originale al cinema Barberini di Roma [poltroncine scomode come una trappola medievale, NdR Gabriele] sono rimasto mezzora seduto sulla poltrona a guardare i titoli di coda. Nella scena della libreria io non riuscivo a respirare e poi ho dovuto sentire delle persone sindacare sulla veridicità del teorema [alza le braccia come se mandasse queste persone a “fare un giro”, NdR], questo si chiama cinema di fantascienza, signori, c’è un nome per queste cose. Blue Valentine è un film meraviglioso, fatto prevalentemente da due attori e da una scrittura impeccabile. Li seguiamo macchina a mano e vediamo che succede. Il vero cinema è questo qua per quello che mi riguarda e per il mio gusto personale.
E invece nello specifico “Her” di Spike Jonze cosa ti ha comunicato?
L’ho trovato meraviglioso. Innanzitutto, sentire cosa può fare un’attrice solo con la voce è incredibile. La scena in cui il protagonista è a letto e lei gli parla e fanno l’amore senza essere insieme è una roba che anche soltanto per pensarla è complicata e vederla recitare da due attori è incredibile. Joaquin Phoenix è uno degli attori più grandi.
Hai visto “Vizio di forma”? Ti è piaciuto?
Sì, alcune cose mi sono piaciute, ma nella sua totalità non mi ha convinto troppo, ma lui tanto, come sempre. Il film ho fatto un po’ fatica a seguirlo, forse dovrei rivederlo.
Invece “The Master”?
The Master è un gran film secondo me. Joaquin è anche affiancato da un grande come Philip Seymour Hoffman, che purtroppo ci ha lasciati.
(Intervista ad Alessandro Borghi condotta da Simone Tarditi presso l’Audi Lounge della Berlinale in data 13/02/2017 durante l’evento “Shooting Stars” coordinato dal Team Organic. Un ringraziamento particolare a Gabriele Barducci, la cui collaborazione durante la preparazione di questo incontro è stata fondamentale)
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