Berlinale67, intervista al regista Thomas Arslan (Bright Nights)

Berlinale67, intervista al regista Thomas Arslan (Bright Nights)

February 28, 2017 0 By Simone Tarditi

Sicuramente non un chiacchierone, ma Thomas Arslan è una presenza fissa alla Berlinale e -avendo scritto e diretto tutti i suoi film finora- può essere considerato a tutti gli effetti un vero autore. Nella breve intervista che segue, si è discusso con lui di black metal, di Tarkovskij, dei western e del suo Bright Nights, sia una piccola produzione sia un film molto intimo.

Il film è girato quasi totalmente attorno alle foreste della Norvegia. Hai lavorato alla sceneggiatura mentre ti trovavi in viaggio o eri comodamente seduto a casa o nel tuo studio?

La primissima e vaga stesura del film l’ho scritta in città, lontano dalla natura. Poi successivamente, ho fatto un viaggio in Norvegia come ricerca e preparazione per entrare maggiormente nei dettagli. Sono andato in posti che già conoscevo, ma che non vedevo da un sacco di anni. Avevo bisogno di sentire e di vedere i paesaggi di quei luoghi per dare un senso alla storia che volevo raccontare.

E le riprese quanto a lungo sono durate?

Il budget del film era quasi un milione di euro e le riprese sono durate ventiquattro giorni in tutto.

Il tema principale del film riguarda la comunicazione tra padri e figli, spesso totalmente assente o comunque insufficiente. Credi che l’incapacità di parlare tra queste due parti sia un problema importante al giorno d’oggi?

Sì, però il film non vuole diventare una metafora di quello che succede in tutto il mondo, nella società umana. È sempre più difficile comunicare, a prescindere dal rapporto tra un padre e un figlio. È un problema universale quello della comunicazione, ma allo stesso tempo Bright Nights tratta una storia semplice.

Vorrei fare un passo indietro e porti una domanda legata a “Gold”, il tuo precedente film ambientato in Canada durante la febbre dell’oro. Quali sono i tuoi western preferiti? Anche in “Bright Nights”, nonostante non sia per niente un film appartenente a questo genere, si può notare quanto sia importante il senso di “wilderness” evocato dai paesaggi della Norvegia.

Di sicuro i grandi classici di John Ford, lo ammiro molto come grande maestro del Cinema, ma anche i film di Sam Peckinpah. Poi direi i due western diretti da Monte Hellman: Ride in the Whirlwind / Le colline blu e The Shooting / La sparatoria.

Niente di Sergio Leone?

È una questione un po’ complicata quella con Sergio Leone, ma comunque trovo interessanti i suoi film.

In “Bright Nights” c’è una scena in cui i due protagonisti del film guardano di spalle una casa che brucia. È un omaggio al regista Andrej Tarkovskij?

Non necessariamente. Si tratta soprattutto di un riferimento ad un’usanza norvegese di bruciare le case di legno quando le si abbandona e le si vuole distruggere perché è molto più semplice che abbatterle. Io non ho concepito quella scena come un omaggio a Tarkovskij, ma di sicuro c’è una certa somiglianza con le inquadrature di The Mirror e Sacrifice.

Quando stamattina Tristan [il giovane attore co-protagonista di “Bright Nights”, NdR] è arrivato nella lounge, ho notato che indossava un berretto e una giacca praticamente identici a quelli che usa nel film. È stata una scelta per farlo sentire più a suo agio letteralmente nel vestire i panni del personaggio che interpreta?

Sì, è stata una scelta operata in questo senso. Quando in pre-produzione abbiamo fatto i primi incontri per provare gli abiti da far indossare al cast e quello che volevamo è che si sentissero quanto più possibile a loro agio. Nel caso di alcuni dettagli, come il berretto che Tristan indossa nel film, si tratta esattamente dello stesso berretto che indossa normalmente nella sua vita.

Nel film c’è anche una scena molto buffa legata al black metal. Ci puoi dire di più su questa scelta musicale?

Mi piace quel genere musicale, ma nel caso di quella specifica scena si è trattato di mostrare che tipo di musica ama la ragazza che Tristan incontra durante il viaggio. Non è un riferimento diretto a me stesso e alla musica che ascolto, ma tuttavia conosco bene quel genere.

(Intervista al regista Thomas Arslan condotta da Simone Tarditi presso la lounge IV del Berlinale Palast in data 14/02/2016)

Simone Tarditi