The Love Witch, intervista alla regista Anna Biller

The Love Witch, intervista alla regista Anna Biller

March 14, 2017 0 By Simone Tarditi

La regista Anna Biller è passata per il capoluogo piemontese durante la 34ma edizione del Torino Film Festival e ha presentato il suo The Love Witch, un film bizzarro e unico nel suo genere. La protagonista, Elaine, prepara pozioni magiche ed elisir d’amore per far cadere tra le sue braccia ogni uomo che le interessa, ma tutto ciò non può andare avanti in eterno. Atmosfere in Technicolor, stregoneria e occulto, pulsioni sessuali e omicidi rituali.

Tra omaggi a dimenticati B movies dal gusto pulp e la ricreazione di dinamiche uomo-donna che appartengono ad ogni epoca della storia, Anna Biller confeziona un film straniante e volutamente fuori dal tempo. È un modo d’intendere e di fare cinema che per un motivo o per l’altro quasi nessuno sta più facendo a questi livelli e, con questo The Love Witch, la regista di Los Angeles prosegue nella stessa direzione già inaugurata con i suoi cortometraggi e la sua precedente pellicola intitolata Viva.

Qui di seguito, un veloce botta e risposta con Anna Biller in occasione dell’uscita su video on demand del suo The Love Witch, una visione assolutamente necessaria.

Ciao Laura, ci puoi raccontare un po’ dell’avventura produttiva che ti ha visto coinvolta nella realizzazione di “The Love Witch”?

Ho impiegato molto a scrivere la sceneggiatura perché stavo cercando di fare un nuovo tipo di film, qualcosa che allo stesso tempo fosse classico e originale ed è quindi stato un processo difficile. Il problema principale però è stato capire come non sforare il budget e all’inizio sembrava impossibile farcela. Ho scritto e riscritto la sceneggiatura per far sì che il film costasse il meno possibile. Poi ho iniziato a fare sopraluoghi per le location all’aperto, creare effetti e costumi, bozze e disegni, planimetrie, storyboards, dipinti, scrivere la musica, fare i casting, trovare gli appartamenti per le riprese d’interni, scegliere il giusto direttore della fotografia e via discorrendo. Sembrava essere un processo infinito, ma sono stata molto attenta a organizzare tutto alla perfezione in modo tale che non ci fosse alcun intoppo a riprese iniziate. Un sacco di tasselli sono dovuti combaciare.

Ti voglio fare una domanda riguardante la fotografia di “The Love Witch”. Nel film c’è un grande uso di colori vintage, molto accesi e vibranti, come se fossero usciti da una pellicola degli anni ’50 e ’60. Da un punto di vista tecnico, come avete fatto a raggiungere questo risultato?

Le decorazioni del set avevano colori molto vivaci letteralmente “portati alla luce” con l’uso di illuminazioni artificiali. Abbiamo utilizzato luci al tungsteno, molto calde e splendenti, mentre al giorno d’oggi di solito si usano luci fluorescenti molto meno intense. Inoltre, la stessa pellicola richiede molta luce per avere una buona esposizione, quindi abbiamo riempito il set con moltissime luci che hanno dato vita a colori molto ricchi.

Nel film quanta e quale importanza hai dato ai colori?

Moltissima. Il rosso segnala seduzione, lussuria, amore, pericolo, desiderio, potere quindi è stato un colore dalla grande importanza simbolica: il film ha a che fare con tutti questi temi quindi è un colore che compare per tutta la durata. Altri colori importanti sono stati il viola per l’occulto, il giallo per il potere legato alla componente maschile e il blu per il mistero e come elemento femminile.

Elaine, la protagonista del film, è molto legata all’idea dell’amore, ma sembra essere più interessata a vivere in questo stato mentale che in una relazione vera e propria. Pensi che questo tema sia particolarmente accentuato al giorno d’oggi?

Il fatto che l’amore, inteso come ideale, raramente venga soddisfatto nella vita è un problema che accumuna tutte le generazioni. In parte ciò è dovuto al fatto che gli uomini e le donne sono radicalmente differenti e che vogliono cose diverse e in parte ciò è dovuto al narcisismo insito in ognuno di noi. Credo che oggi questo problema sia accentuato più che in passato. È interessante che un tema come l’amore sia assente dal cinema di oggi a tal punto da far sorprendere gli spettatori quando invece viene mostrato sul grande schermo e penso che questo succeda perché il cinema è stato “mascolinizzato”. Personalmente, io sto cercando di creare un tipo di cinema deliberatamente femminile e quindi l’amore è in primo piano. Le donne tendono ad essere più interessante alle relazioni e alla connettività piuttosto che alla violenza e al vincere battaglie e io in questo non faccio eccezione.

Com’è ricaduta la scelta di far interpretare il ruolo della protagonista a Samantha Robinson? È un vero talento, la sua interpretazione è eccellente.

Ci siamo incontrate durante i casting e lei è spiccata su tutte le altre attrici per via della sua bellezza e della sua voce. All’inizio non ero sicura fosse la mia Elaine, ma dopo due provini e un pranzo di lavoro ho capito che era perfetta per quella parte. Sono rimasta colpita dalla sua intelligenza, dalla sicurezza di sé, dal suo carisma, tutti elementi che abbiamo fatto in modo di mettere in risalto nel film.

Per “The Love Witch” non solo ti sei occupata di sceneggiatura e regia, ma anche di montaggio, produzione, decorazione dei set, composizione della musica. È stato per te più semplice o più difficile fare tutte queste cose da sola al fine di avere tutto sotto controllo e realizzare il film esattamente come volevi?

Purtroppo è stato decisamente faticoso lavorare in questa maniera. Avrei avuto davvero bisogno di un maggiore aiuto da parte di altre persone, soprattutto per quanto riguarda i costumi, il trucco e gli arrangiamenti musicali.

Forse è una mia deformazione da cinefilo, ma in “The Love Witch” non ho potuto fare a meno di notare alcune possibili citazioni a certi film di Alfred Hitchcock: dai titoli di testa con la scritta “The Love Witch” che compare sull’occhio di Elaine (come in “Vertigo”) alle riprese di lei che guida lungo la costa (come ne “Gli Uccelli”), passando per la scena in cui viene fermata dalla polizia (come in “Psycho”). Sono tutti omaggi espliciti al regista?

Sì, tutte queste citazioni sono state intenzionali. Sono una grande ammiratrice delle pellicole di Alfred Hitchcock e ho sempre studiato a fondo i suoi film. Adoro le situazioni psico-sessuali che ha creato e le sue incredibili tecniche cinematografiche.

(Intervista condotta alla regista Anna Biller condotta da Simone Tarditi tra febbraio e marzo 2017)

Simone Tarditi