
La Mummia, un trailer lungo 100 minuti
June 8, 2017Nessuno si aspettava il capolavoro, certo. Magari qualche risata, quella sì e un po’ di sani divertimento da un film che si prefiggeva come genere un blockbuster a tutto tondo. Certo, non bisogna scordarsi dell’elemento più importante, ovvero iniziare questo Dark Universe, l’ennesimo universo cinematografico condiviso con protagonisti gli iconici mostri della Universal. Forte del successo – almeno dei primi due capitoli – de La Mummia di Sommers, si ricomincia proprio da qui con una origin story dal doppio valore narrativo (di chi si sta narrando le origini? Della Mummia o del personaggio di Cruise?) ma che lascia qualità e struttura narrativa a casa.
No. La Mummia non ci ha divertito in nessuno dei suoi diversi e libertini aspetti. Proprio a livello produttivo vengono i primi nodi al pettine: la storia è poverissima e tutta la direzione artistica si è spinta sulla falsariga dei blockbuster targati Disney, con tanti soldi di budget, nomi importanti su cui costruire una mitologia ancora troppo povera per diventare golosa, tanta azione totalmente scollegata dagli eventi della trama e quell’umorismo forzato che sottolinea ampiamente quel “peggiori film della carriera di Tom Cruise”.
Questo avviene perchè il buon Tom ha sempre avuto forti influenze sulle produzioni a cui partecipa e anche nel film meno riuscito, il ‘tocco Cruise’ era presente. Questo non avviene, motivo per cui lo stesso Cruise si presenta su schermo con un personaggio che non è altro che un involucro vuoto a comanda di una sceneggiatura confusionaria, costretto a recitare la parte di un ruolo troppo simile a quello che è stato Tony Stark per la Marverl/Disney, e sfumature del genere, tra il cazzone, il romantico e l’eroico, non si addice per nulla al personaggio su schermo. Condite il tutto con una maledizione che lo perseguiterà e proporrà allo spettatore ulteriori flash visivi e sequenze che continuamente fanno perdere l’attenzione allo spettatore e la critica è bella che servita.
Di questa Mummia quindi rimane ben copo, a partire dalla contestualizzazione storica. Niente più Egitto, ma una Londra attuale, con annessi sottoborghi, galleria sotterranee e boschi immersi nella nebbia. Una grande qualità, per vedere a giorni nostri, dei film di Stephen Sommers, è stato proprio quell’aspetto un po’ alla Indiana Jones, di contestualizzare la storia attorno un periodo lontano dal nostro, come negli anni ’20/’30, in pieno Egitto, tra acqua sempre scarsa, scarabei e sabbia ovunque. Un setting perfetto per raccontare una storia di maledizioni egizie, libri magici e Apocalisse.
La necessità di inserire il racconto ai giorni d’oggi, con tanto di società segreta con a capo il Dottor Jekyll (sì, proprio lui, interpretato da Russell Crowe sempre più gonfio, in procinto di esplodere) senza spiegare nulla di tutto questo o della mitologia con cui avremo a che fare, rende a tutti gli effetti La Mummia un semplice e lunghissimo trailer che ci introduce con approssimazione agli eventi a cui andremo ad assistere da qui a un paio di anni, decretando il totale fallimento dell’opera, anche in termini di disonestà, visti i prezzi dei biglietti del cinema al giorno d’oggi.
La Mummia però rende chiaro anche una chiara operazione commerciale della Universal, con Dark Universe annesso, che rientra perfettamente nell’idea – malsana – di blockbuster che il pubblico odierno ha di tale genere. Ormai tutti sono abituati a film piccoli e realizzati male, che vengono venduti come blockbuster e vengono anche apprezzati come tali. Ad esigenza di mercato, il produttore/distributore risponde. Inevitabile.
Quindi chi ha più colpe, un distributore che produce film pessimi vendendoli come grande cinema o lo spettatore che paga il biglietto di tutti questi prodotti mediocri per poi lamentarsi se un tale film, magari più piccolo, non arriva nella sua città?
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