Venezia74: Brawl in Cell Block 99, una storia d’amore, sacrificio e violenza

Venezia74: Brawl in Cell Block 99, una storia d’amore, sacrificio e violenza

September 4, 2017 0 By Simone Tarditi

brawl in cell block 99 posterBradley Thomas (Vince Vaughn). Rapato a zero. Croce sulla nuca. Talmente grosso che non passa dalle porte. Viene licenziato da un’officina per autoveicoli e accetta un lavoro come corriere della droga, nulla più che un galoppino, ma il lavoro gli rende bene. Bandiera statunitense piantata in giardino. Patriottismo a stelle e strisce. In crisi con la compagna Lauren (Jennifer Carpenter). Storie di silenzi, nessuna comunicazione e poi di nuovo in armonia assieme. L’attesa di una bambina, il secondo tentativo dopo aver vissuto un aborto. Bradley conta i giorni alla nascita, ma una consegna andata male gli procura sette anni di reclusione. Di lì, un inferno di pochi giorni: privazioni, ricatti, minacce, uccisioni, torture. Una discesa negli abissi della violenza per salvare ciò a cui più tiene: la sua famiglia.

Romanziere, musicista, direttore della fotografia, salito alla ribalta con il suo primo lungometraggio Bone Tomahawk (2014), il regista S. Craig Zahler presenta al Lido di Venezia un sanguinoso prison-movie sullo sfondo di una storia d’amore e sacrificio. Dipanando la vicenda lungo 132 minuti di durata (sarebbe un peccato se il film subisse una sforbiciata in fase distributiva), Zahler applica dei ritmi inusitati, oggi, per il cinema di genere. Sostanzialmente, la formula di diluire il prologo di Brawl in Cell Block 99 in circa quarantacinque minuti di durata -come già avvenuto per Bone Tomahawk– si avvicina più ad una logica da cinema alla Sam Peckinpah che a qualcosa di rintracciabile nel cinema attuale. Sì, perché nei suoi due film si avverte quel senso di nostalgia verso quelle produzioni degli anni ’70 distinguibili per quel senso di libertà artistica che all’epoca veniva concesso ai registi.

Nonostante sia stata evidenziata da molti un’analogia, nel titolo, con il Riot in Cell Block 11 di Don Siegel, il Brawl in Cell Block 99 di Zahler sembra invece avvicinarsi maggiormente a un film scritto, ma non diretto, da lui: The Incident, la storia di una fuga impossibile da un ospedale psichiatrico. Il senso di claustrofobia assoluta, avvertita ancor di più da un uso geometrico di pochissime luci e un accecante buio, trascina Bradley in un incubo a cui il protagonista non solo si adatta, ma affronta ad occhi spalancati, rimodellando piani e progetti ogni volta che gli succede qualcosa che non dovrebbe accadere o che lui non ha programmato.
Brawl in Cell Block 99 è cinema di cui c’è necessario bisogno perché rappresenta una sfida al mercato, ai gusti degli spettatori medi, alle aspettative del pubblico e Zahler, servendosi di iconici attori americani (qui Vince Vaughn, Kurt Russell in Bone Tomahawk) può diventare uno degli alfieri di un rinnovato modo di narrare grandi storie umane fatte da eroi discutibili e non del tutto positivi.

Rendiamo più bella l’America” dice uno dei criminali con cui è costretto a lavorare Bradley. Parafrasando questa battuta di dialogo, si può certamente affermare che il regista S. Craig Zahler stia rendendo più bello il cinema americano di “genere”, che finalmente torna a essere spietato, crudele, acuto nei dialoghi, marcio e, in una parola, vero.

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Simone Tarditi
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