
Venezia74: Intervista a Vince Vaughn, Jennifer Carpenter e S. Craig Zahler per Brawl in Cell Block 99
September 9, 2017Brawl in Cell Block 99 è un film che lascia demoliti gli spettatori. La iper-violenza, la claustrofobia, il senso di minaccia, di terrore, sono tutti elementi imprescindibili di una sceneggiatura già destabilizzante di per sé. Per farla breve: è uno dei film fondamentali di questo 2017 per chiunque ami il cinema di genere.
Uscirà nelle sale americane il 6 ottobre e poi in video-on-demand a partire dal 13 dello stesso mese. Insomma, si prospetta un autunno di sangue, vendetta e devastazione per i cinefili che già hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con quella bomba western chiamata Bone Tomahawk, il precedente film di S. Craig Zahler.
Vero Cinema ha avuto l’immenso piacere di chiacchierare sia con Vince Vaughn e Jennifer Carpenter, indimenticabili protagonisti di Brawl in Cell Block 99, sia con il regista del film, giunto al suo secondo lungometraggio. Tutti e tre stanno già lavorando assieme a Mel Gibson su Dragged Across Concrete, le cui riprese in Canada stanno terminando mentre questo articolo viene pubblicato online.
Da un punto di vista recitativo, i ruoli che interpretate in “Brawl in Cell Block 99” sono di un’intensità rara. Mi chiedo se questo sia stato il film con cui finora vi siate messi più alla prova …
Vince Vaughn: Tutto il contesto del film è stato davvero intenso. Il mio personaggio, Bradley, viene licenziato dall’oggi al domani, s’interroga su come fare a provvedere a se stesso e a sua moglie, con cui è in crisi. Dopo aver scoperto il tradimento di Lauren, la rabbia di Bradley aumenta ancora di più fino ad esplodere nella scena in cui distrugge con le sue mani l’automobile di lei. Non è una persona per natura violenta, sa dove indirizzare la sua frustrazione e la sua ira e prima di rientrare in casa si calma perché non ha nessuna intenzione di fare del male a sua moglie. Inoltre, è anche capace di ammettere le proprie colpe e responsabilità. Nonostante il tradimento, Bradley non smette di amare Lauren e vuole far di tutto per continuare a stare con lei. Questo è un aspetto del mio personaggio che mi ha sorpreso e convinto fin da quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura. Da un punto di vista fisico, certo, ho dovuto mettermi alla prova per interpretare il ruolo di Bradley. Dal lato dei combattimenti corpo a corpo c’erano molte mosse che ho dovuto imparare perfettamente perché Craig pretende un alto livello tecnico di preparazione, ma ci sono stati anche momenti in cui ho dovuto spingere me stesso e il mio personaggio oltre il limite di quanto mi veniva richiesto. Riuscire a gestire una cosa di questo genere è una grande soddisfazione per un attore.
Jennifer Carpenter: È stato il film più impegnativo della mia carriera, ma ho amato interpretare il ruolo di Lauren, la moglie del protagonista. Prima che iniziassero le riprese abbiamo parlato a lungo con Craig della prima scena in cui il mio personaggio e quello di Vince parlano insieme. Con uno sceneggiatore e regista come Craig, nulla è lasciato al caso, tutto viene esaminato a fondo e passa letteralmente e in maniera figurata attraverso la lente della macchina da presa. C’è un senso di azione costante anche quando Lauren e Bradley non riescono a comunicare, da spettatore puoi vedere cosa succeda negli animi tormentati dei nostri personaggi anche senza l’ausilio delle parole. Ci sono così tante cose che vorremmo dire l’una all’altro, ma non riusciamo a pronunciare le giuste frasi. Ciononostante, si può avvertire quanta comunicazione non verbale ci sia in quella scena, i gesti e i movimenti del nostro corpo non mentono. Perciò … lavorare con Craig è molto impegnativo perché richiede a noi attori un livello di realismo che non tutti i registi pretendono. Lui mi ha aiutata molto a modellare il mio ruolo secondo la sua visione, permettendomi di raggiungere un equilibrio tale per cui il mio personaggio sembri emotivamente a pezzi, ma cerchi anche di farsi forza. Lauren è una che per tutto il film cambia postura, cerca di essere sempre all’altezza della situazione, di sopportare ogni sventura, di sopravvivere a ogni problema. Da un certo punto di vista è come se anche lei recitasse una parte ed è per questo motivo che questo ruolo è quello che mi sento di aver interpretato con maggiore onestà rispetto a tutti gli altri.
Craig, questo è il tuo secondo film, ma ne stai già girando un terzo. Anche per te, quella di “Brawl in Cell Block 99” è stata l’esperienza più impegnativa fino a questo momento?
Craig Zahler: Guarda, io non sono uno che ama interrompere gli attori mentre stanno recitando, ma ricordo che un giorno abbiamo veramente penato nel girare una scena perché tutto stava andando storto: una pistola si era inceppata e non sparava più, un tizio doveva fare retromarcia ed è finito contro un albero, cose di questo genere. Una giornata terribile per le riprese, ma Jennifer ha interpretato alcune delle scene più impegnative di tutto il film senza mai mettere in dubbio la mia sceneggiatura o i miei consigli. Puoi notare tutte le sfumature della sua recitazione, fotogramma dopo fotogramma. È un’attrice incredibile e io son sempre stato un fan dei suoi precedenti lavori per il piccolo e grande schermo. Lei è nel mio nuovo film [“Dragged Across Concrete”, con Vince Vaughn e Mel Gibson, NdR] e sarà anche nel prossimo ancora [Nessuna info a riguardo, NdR]. È una grande interprete che recita come un’equilibrista su di un filo, ha una grande sensibilità e sullo schermo tutto ciò si riflette in mille modi diversi. È stato un piacere lavorare con lei perché sa mettersi alla prova. Il film è stato impegnativo per lei perché ho preteso molto al fine di rendere sul grande schermo quel senso di autenticità che ricerco sempre nei miei film. Lavorare con gli attori vuol dire modellare e modulare le loro interpretazioni per dare vita ai personaggi esattamente come son stati pensati e scritti. Il risultato finale che Jennifer e Vince hanno raggiunto è straordinario.
La violenza è un aspetto imprescindibile di questo tuo nuovo film, ancor più che in “Bone Tomahawk”. Non si tratta solo di una brutalità mostrata attraverso combattimenti e scontri, ma è anche insita in alcuni dei dialoghi, in certi casi addirittura più destabilizzanti delle botte o dei corpi maciullati …
La mia immaginazione tende a diventare oscura quando scrivo e di solito mi sforzo a far sì che diventi ancora più tenebrosa. Per esempio, nella prima scena in cui compare Udo Kier, il livello di mostruosità che esce dalla bocca mi ha fatto pensare che forse non avrei dovuto scrivere un dialogo così spaventoso [si parla di aborti, mutilazioni di feti, medici coreani fuori di testa, NdR], ma nello stesso istante ho capito che era necessario che non cambiassi neanche una parola e lo lasciassi intatto. Ho cercato di mettere sullo stesso piano le scene di violenza e questi dialoghi malati, questo è esattamente ciò che volevo fare fin dall’inizio. Voglio che lo spettatore si senti a disagio anche quando i personaggi parlano semplicemente tra di loro.
(Intervista agli interpreti Vince Vaughn e Jennifer Carpenter e al regista S. Craig Zahler condotta da Simone Tarditi in data 2 settembre 2017 presso Casa Pegaso al Lido di Venezia. Un saluto ad Angelica Lorenzon che ha preso parte a questo incontro)
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