Valerian e la Città dei Mille Pianeti, la seconda venuta spaziale di Luc Besson

Valerian e la Città dei Mille Pianeti, la seconda venuta spaziale di Luc Besson

September 21, 2017 0 By Gabriele Barducci

valerian poster

In questi lidi, si vuole un gran bene a Luc Besson, a prescindere dal risultato che riesce a portare al cinema. Che sia un clamoroso e perfetto Lèon o una baracconata – pur sempre divertente e iconica – come Il Quinto Elemento, il regista francese non si è mai tirato indietro nelle sfide cinematografiche che ha deciso di affrontare.

Anche nel progetto con poco budget o un’idea sconclusionata, Besson non ha mai portato in sala film deficitari. Poi alcune pellicole possono essere giustamente criticabili, per esempio l’ultimo Lucy, un action al femminile poverissimo di contenuti, ma Besson è così, manda a quel paese Hollywood, poi ogni tanto ritorna con la coda tra le gambe, si prende 30 milioni, ti crea Lucy, ne incassa 500 di milioni e quando si vede arrivare i produttori hollywoodiani inginocchiarsi davanti a lui chiedendogli Lucy 2, il cerchio si ripete con Besson che manda nuovamente a quel paese tutti, scappa col bottino, si crea il suo film e ne produce altri 2-3 (serie come Taken o The Transporter, rifiutate da tutti, sono state prodotte dallo stesso Besson, certo lungi da essere qualitativamente paragonabili ad altro, ma a livello di boxoffice, sono sempre state di grande successo).

Valèrian è un progetto che è nato sul set de Il Quinto Elemento: Jean-Claude Mézières, il creatore dell’omonima graphic novel, venne chiamato da Besson con il ruolo di consigliere su alcune battute e rivisitazione di alcuni passaggi narrativi. Finito il film propose a Besson di fare un film tratto dalla sua graphic novel ma la tecnologia non permetteva di poter ricreare tutto quel mondo ricco e sfaccettato. La chiave di Volta fu proprio Avatar che da una parte scoraggiò totalmente Besson tanto da abbandonare il progetto, dall’altra fu una sorta di stimolo e di certezza nella potenzialità dei mezzi.

Oggi Valèrian arriva al cinema, come dire, stanco. Le decine di case di produzione che si sono unite per finanziare il film, hanno dato la massima libertà a Besson, che lui ha utilizzare per lavorare ad ogni singolo dettaglio presente nel film. E’ evidente come la realizzazione ha avuto un lavoro massiccio di green screen e CGI, ma nessuna di queste due a fine visione, risulta posticcia, anzi, dovessimo trovare un unico e grandissimo pregio per il film, quello è proprio l’aspetto visivo, infatti Valèrian è frutto di un lavoro certosino fino all’ultimo dettaglio. Un aspetto incredibilmente superlativo, se considerato che è frutto di un lavoro prettamente europeo e che supera in qualità ogni altro blockbuster o cinefumetto statunitense.

valerian cara delevingne

Se sul lato visivo e immaginifico siamo a livelli veramente mai visti prima, se non in Avatar, il film cede il fianco per quanto riguarda tutto l’aspetto della trama. Per Besson i temi a lui cari li conosciamo, l’ambiente, il simulacro, la guerra tra bene e il male e personaggi femminili che fanno dei loro sentimenti, le loro armi. Tutto questo c’è in Valerian e al contrario del malumore internettiano, Cara Delevingne è praticamente perfetta per il ruolo, come lo stesso Dane DeHaan, personaggi con grande carisma che si calano in una storia inutile, povera, troppo banale per le ambizioni del film.
Questi venti anni di lavori ripresi e interrotti continuamente sulla sceneggiatura si fanno sentire e quindi in un panorama cinematografico del 2017, il film risulta narrativamente stanco, interessante, ma comunque privo di mordente.

Piccola nota finale: il film, globalmente, non sta andando bene al boxoffice e a una prima analisi superficiale risulterebbe un classico flop, ma nel dettaglio, non è così, questo perché a differenza dei maggiori blockbuster, dove dietro ci sono due, massimo tre grandi produzioni, qui ce ne sono quasi una ventina di piccole produzioni, quindi per un caso fortuito, quel ‘poco’ che sta incassando il film, sta bastando per ripagare tutte le spese di produzione. Uno di quei flop effettivi che per una saggia delegazione di produzione, ha trovato un modo per perdere pochissimo e far entrare qualcosina. Non tanto ma qualcosina, e se ve lo state chiedendo, sì, anche questo è fare cinema.

Gabriele Barducci
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