
Fish&Chips Film Festival 2018: Il gusto pop di Strawberry Bubblegums
January 21, 2018Quasi conclusasi la “threesome” edition del Fish&Chips Film Festival, nel penultimo giorno di programmazione è stato visionato Strawberry Bubblegums (2016) di Benjamin Teske, gradevole teen comedy in lingua tedesca. Nell’arco della stessa giornata, la quasi diciottenne Lucy (l’attrice Gloria Endres de Oliveira) scopre che sua madre le ha nascosto un passato da diva dell’hard nell’industria pornografica tedesca tra anni ’80 e anni ’90 e che interruppe la sua carriera dopo essere rimasta incinta di un attore. Chi è costui? Ecco cominciare un viaggio on the road per scoprire chi sia il padre di Lucy.
Strawberry Bubblegums è questo e niente più di questo: una commedia scanzonata, fatta d’imprevisti di percorso e umorismo basato su doppi sensi, ovviamente, a sfondo sessuale. Non ne esce fuori una panoramica esaltante su cosa sia e come venga fatto il cinema porno, ma allo stesso tempo non è neppure una storia tragica come quella su Gola Profonda narrata in Lovelace. Anzi, tutt’altro. L’hard, come genere, è il pretesto di cui il regista Benjamin Teske (questo è il suo primo lungometraggio) si serve per raccontare una divertente vicenda di formazione, di scoperta delle proprie origini, di transizione tra una fase di vita e un’altra. La storia di Lucy, al di là della peculiarità di scoprire di avere per genitori due vecchie glorie dei film erotici, non è dissimile da migliaia d’altre, come lo è anche la sua insaziabile fame di risposte e la sua caparbietà nello sfondare ogni ostacolo che le si para davanti.
Si nota un interesse per l’apparato produttivo dietro alle pellicole “a luci rosse”, per i preparativi che anticipano una ripresa, per ciò che avviene dietro le quinte, per le persone che rendono possibile produzioni di questo tipo. Si tende a immaginare alla pornografia come qualcosa di degradante tanto per gli spettatori quanto per i realizzatori e gli interpreti, ma quel che Strawberry Bubblegums vuole fare capire è che si tratta di esseri umani, dentro e fuori lo schermo, con gli stessi affanni, le medesime gioie e urgenze di qualsiasi altra persona cosiddetta “normale”.
Ad ogni modo, nonostante la poca originalità, Strawberry Bubblegums è la prova di come fuori dal Bel Paese, il cinema possa essere in grado di parlare del sesso in maniera né maliziosa né indecorosa. In Italia, un film del genere non si potrebbe fare, nessuno avrebbe il coraggio di realizzarlo per paura di creare scandalo (per cosa, poi?) e l’invisibile, ma onnipresente, mano censoria della Chiesa si farebbe subito notare. Basti pensare, sempre per rimanere nell’ambito della cinematografia tedesca più recente, a un titolo come Toni Erdmann, la cui scena dei pasticcini in hotel non potrebbe neanche essere concepita all’interno dei confini nazionali italiani. Un popolo capace di dimenticare in fretta gli scandali del Rubygate, ma che si scandalizza per Napoli Velata di Ozpetek e che segretamente cerca le foto leaked della soubrette di turno.
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