Il Sanremo cinematografico di Vero Cinema #1

Il Sanremo cinematografico di Vero Cinema #1

February 10, 2018 0 By Gabriele Barducci

C’è un indice numerico accanto al titolo. Sì, nel realizzare questo piccolo speciale ci siamo relativamente divertiti, con un’idea editoriale non originale, ma facilmente applicabile in qualunque altro medium (quale le serie tv o i videogiochi).
L’idea principale è, visto il periodo colmo di post e tweet su Sanremo, di regalare l’alternativa cinematografica e magari creare una serie per il futuro, leggera ma sempre indirizzata verso la scoperta e il consiglio di qualcosa, quindi perché non applicare quest’idea sulle OST dei film?
Elemento sonoro imprescindibile delle nostre opere preferite, anche negando, tutti nel nostro smartphone o lettore mp3 abbiamo qualche traccia originale che ci ricorda qualche passaggio che ci ha fatto emozionare in un determinato film. Quindi eccoci qui a elencare qualche brano, recente e non, assaporare e ricordare quel momento incorniciato da un’azzeccata soundtrack, e questo anticipa quindi la presenza di spoiler in questo articolo dei film musicalmente presi in oggetto.

Ma tolta ogni tipo di premessa inutile, che non condivideremo in futuro, addentriamoci in questa nostra prima selezione di brani.

Jóhann Jóhannsson – Prisoners I Can’t Find Them – 2013

Dei bambini, dei figli sono scomparsi. Genitori e detective sono sulle loro tracce. Forse nell’apparente comunità dove dimorano i nostra protagonisti, si cela un mostro che agisce nell’ombra e che è rimasto impunito delle sue colpe.
Prisoners è stato il thriller campione d’incassi e di critica che ha mostrato al mondo la raffinatezza tecnica di Denis VilleneuveJóhann Jóhannsson è lo storico collaboratore del regista che ha dovuto troncare ogni tipo di rapporto durante la realizzazione di Blade Runner 2049 su ordine della Warner Bros che, da quanto reso pubblico, non era soddisfatta del lavoro del compositore. Inutile dire che il nome di Hans Zimmer sulla relativa OST è stato un nome di facciata, dato che già con Prisoners e Arrival poi, il compositore lavora tantissimo con archi e suoni distorti dalle diverse tonalità, tutti elementi presenti nella OST dell’ultimo lavoro di Villeneuve. I Can’t Find Them accompagna Hugh Jackman e figlio maggiorenne nella cittadina boschiva sotto la pioggia per accertarsi della verità: suo figlio più piccolo è scomparso. Forse rapito dalle informazioni e indizi che hanno in mano.

 

Deborah Luie e Danny Elfman – 9Introducion – 2009

Che parto questo film, almeno per quanto riguarda la distribuzione italiana. In patria ha visto luce nelle sale cinematografiche nel 2009, mentre in Italia sarebbe dovuto arrivare a metà del 2010. Dopo innumerevoli ritardi, il film arrivò da noi in direct home video verso la fine del 2010. Film quasi sconosciuto che ha raggiunto un piccolo stato di cult per gli amanti del genere, prodotto da Tim Burton e diretto da Shane Acker, 9 è la la storia ambientata in un futuro post apocalittico dove le macchine hanno annientato il genere umano, lasciando il pianeta come un’immensa landa arida e desolata. Uno scienziato però pensa che dal nulla possa ricominciare una nuova vita, senza la tentazione tecnologica, così decide di sacrificarsi trasmettendo la propria vita (e anima) in 9 piccole bambole di pezza, con lo scopo di distruggere il robot che ha causato l’apocalisse e far tornare la vita sul pianeta.
La traccia che come da titolo si pone proprio durante l’introduzione del film, vede l’atto sacrificale di questo scienziato, perdere e dividere la sua vita in nove piccole parti, concentrandosi sull’ultima divisione, sulla bambola numero 9, protagonista del film, che vedrà assorbire l’ultima goccia vitale dello scienziato. Un momento duro, un incipit forte che mostra l’apocalisse in corso e la fine dell’ultimo umano per regalare speranza ad un’altra forma di vita, non meccanica.

 

Antonio Sanchez – BirdmanDoors and Distance – 2014

Di Birdman e del nostro incontro con Antonio Sanchez ve ne abbiamo già parlato adeguatamente, ma siamo tutti d’accordo che del grandioso film firmato Iñárritu, la colonna sonora tutta batteria e piatta di Antonio Sanchez regala un ritmo unico a tutta la pellicola. Doors and Distance si pone lì, nel primo momento di implosione di Riggan Thomson, la prima volta che l’ingaggio di Mike Shiner comincia a palesarsi come un problema e non più come vantaggio e i due passeggiano fuori dal teatro, un momento di confronto e di verità sulla figura della star come quella dell’attore.

 

Basil Poledouris – Starship Troopers – Fanteria dello SpazioKlendathu Drop – 1997

Forse ancora non è chiaro, ma da queste parti Paul Verhoeven si ama tanto, proprio nella sua rappresentazione così violenta e libertina di una società al collasso. Starship Troopers, quasi assieme a RoboCop è la rappresentazione estremizzata di una società controllata dalla violenza, dove l’uso di questa rappresenta l’unica arma sociale di integrazione nella società dittatoriale. Klendathu Drop è essenzialmente quello che possiamo definire il main theme di tutto il film (da evitare i diretti sequel), quella traccia che alle prime cinque o sei note, riesce a rievocarti non tanto una sequenza, ma tutto il film. Visione necessaria, da molti snobbata, ma di un’importanza unica nel genere della fantascienza. Film che anche visto oggi, non è invecchiato di una virgola, impressionante.

 

Brad Fiedel – Terminator 2 – Il giorno del giudizioMain Title Theme – 1991

Ennesima occasione dove non dobbiamo dirvi assolutamente nulla di Terminator 2. Il theme principale del film, ormai leggendario di Brad Fiedel già durante i primi minuti di questo sequel rievoca l’impossibilità nel cambiare il futuro: Skynet verrà costruita e con il suo esercito di Terminator annienterà la vita sulla Terra. L’unica soluzione per la ribellione sarà sempre lui, John Connor. L’elemento narrativo, dove lo spettatore conosce già ciò che succederà nell’immediato futuro, rende sempre difficile digerire storie di cui, per quanto ci provino, riporteranno sempre lì, all’inevitabile apocalisse. Cameron riesce nell’impresa di rendere più grande, grosso ed emozionante un sequel, cambiando le carte in tavola (Il T-800 ora a difesa di John Connor e non più contro, a favore di un modello superiore, il T-1000) e portando nell’olimpo anche la sua traccia sonora, ruda e grezza, con un filo di speranza che viene annientato dalle fiamme e dal rumore forte e mortale delle macchine.
Trivia: ricorrendo alla scheda IMDb di Terminator 2, abbiamo scoperto come Joe Morton, attore che interpreta Miles Dyson, a capo della società che in futuro costruirà i Terminator sulla base del braccio trovato alla fine del primo capitolo, in Justice League interpreta Silas Stone, padre di Victor Stone/Cyborg. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Gabriele Barducci
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