
Mosaic, una gemma rara nel panorama seriale televisivo
February 12, 2018Mosaic. Sei puntate e un’app (non trovata, non scaricata e quindi non usata) per iOS/Android. Produce HBO. Dirige Steven Soderbergh. Prima stagione o mini-serie tv? Non è ancora dato sapere con certezza, ma per il momento rimane uno dei progetti televisivi più interessanti dell’ultimo biennio. Olivia Lake (Sharon Stone), autrice di una fortunata serie di fiabe per bambini, conduce la sua vita nell’innevato Utah tra cocktail party e cene di beneficenza. Una carriera incredibilmente fortunata, un successo raggiunto senza neanche tanta difficoltà. L’incontro con il barman / disegnatore Joel (Garrett Hedlund) e poi con il misterioso Eric (Frederick Weller) sarà per lei fatale. Una morte violenta (zero spoiler, la serie tv inizia così), il corpo scomparso e tutta una sfilza di elementi che non tornano e che porteranno, quattro anni più tardi alla riapertura del caso.
L’indagine s’innesta su quella che è la vicenda principale: il tentativo di manipolare Olivia per costringerla a vendere la sua proprietà perché sotto di essa si trovano dei preziosi minerali che interessano a dei loschi figuri. Una versione alternativa al giacimento di petrolio in Hell or High Water. Ed è proprio il personaggio di Olivia a essere il più interessante, una bambina di sessant’anni tremendamente bisognosa d’attenzioni, competitiva, sola, stronza, sempre sulla difensiva, intelligentissima. In poche parole, il miglior ruolo che Sharon Stone abbia mai avuto, il più complesso e sfaccettato della sua carriera recente.
Chalet, chance, cash, contatti che contano. Piani e progetti a lunga conservazione. Miniere di berillio, vicoli ciechi e strade senza uscita. In Mosaic non manca l’umorismo nero alla Fratelli Coen o la confusa moltitudine di personaggi secondari (spesso solo citati per nome e a malapena mostrati) alla Vizio di forma. Steven Soderbergh e lo sceneggiatore Ed Solomon raccontano una brutale storia di avidità e opportunismo senza tuttavia rinunciare a trovate buffe: dalla scritta “quickie” su di una sedia a rotelle al surreale dialogo sulla serie tv The Wire passando per la passione di Oliva per le olive (nomen omen!). Insomma, atmosfere inquietanti smorzate da un humor sottilissimo, quasi tagliente.
Uno sguardo spietato che non risparmia nessun personaggio. Mosaic riflette un’attualità fatta di riti e strumenti per interfacciarsi col mondo e con chiunque. Ogni genere d’informazione può essere trovata su Google, mariti e mogli conoscono le password del partner per accedere ai rispettivi profili Facebook, le vite e le verità emergono dal web come cadaveri che riaffiorano in superficie, tutti interpretano un ruolo per entrare nelle grazie di chi sta di fronte, tutti fingono di essere qualcun altro, nessuno si fa vedere per chi è davvero. È il grande gioco sociale. Pedine, mosse, vincitori e sconfitti.
L’universo che Soderbergh si diverte a esplorare con atteggiamento clinico è anche quello della mente, della medicina. Non solo, strano caso, torna in Mosaic gran parte del cast di The Knick in vesti diversissime (Jennifer Ferrin, Jeremy Bobb, Maya Kazan, etc.), ma il suo nuovo prodotto televisivo sembra collocarsi nel medesimo campo di studi (la scissione, i blackout mentali, il deragliamento della pische) sviluppato ampiamente in Effetti collaterali e anche in Unsane (quest’ultimo titolo, girato interamente con un iPhone, verrà presentato alla 68ma edizione della Berlinale e successivamente distribuito a partire da marzo-aprile 2018).
Infine, merita un attimo d’attenzione anche la scelta del titolo. Mosaic illustra bene l’idea di una realtà frammentata, di frammenti episodici incollati assieme per combaciare, e di una narrazione che procede per accumulo di dati e informazioni che possono essere usati per confermare fatti davvero avvenuti oppure per stravolgerli e assemblare così nuove versioni della verità. Sì, però c’è anche un collegamento più immediato e diretto con il mondo dell’Arte. L’elitaria Red Room piena di quadri, le chiacchiere a tavola sui divisionisti italiani (considerata la tecnica pittorica, una scelta non casuale utilizzare questa corrente), ma anche i fumetti (L’Incal di Jodorowsky e Moebius).
Un prodotto HBO forse all’apparenza meno coinvolgente di altri recenti (Big Little Lies, Mildred Pierce, The Night Of, Westworld), ma sicuramente con un maggior numero di stimoli per un approfondimento esterno alla stessa serie tv, Mosaic è soprattutto un tassello ulteriore nella ricca ed eterogenea filmografia di Steven Soderbergh. E se tutte le sei puntate sembrano veicolare il concetto di quanto sia importante lasciare un’eredità al mondo (in questo senso, realizzare un manufatto artistico è una vittoria nei confronti della caducità della vita), certo è che questo regista sta lasciando un segno sempre più significativo nel panorama di oggi.
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