Nocturama, una deflagrazione generazionale

Nocturama, una deflagrazione generazionale

February 26, 2018 0 By Emilio Occhialini

La difficile e negata accoglienza di Nocturama a due festival come quelli di Cannes e Venezia la dice lunga sulla maledizione che aleggia ormai sul film, ma anche sulla stessa Francia, ancora tremendamente scossa dai recentissimi attacchi terroristici dell’ISIS alla redazione di Charlie Hebdo e al Bataclan, rispettivamente a gennaio e novembre 2015, e di come forse l’Europa davanti al subbuglio degli ultimi anni faccia fatica ad accettare l’ulteriore e pregnante nichilismo di questo film.

Inoltre se pensiamo che lo script iniziale di Bertrand Bonello risale a ormai 5 anni fa chissà quale piega avrebbe potuto prendere il film all’interno del clima francese, europeo e non solo, visto che il titolo inizialmente sarebbe dovuto essere Paris est une fête, proprio come il romanzo di Ernest Hemingway che sarebbe diventato nel giro di qualche anno la simbolica risposta delle librerie francesi agli occhi del mondo scosso dai due attacchi terroristici. Per ovvi motivi Bonello si è trovato costretto a dover cambiare il titolo del suo imminente film e ha optato per qualcosa dal sapore più mistico e fantasioso, prendendo così in prestito il titolo da un album omonimo di Nick Cave di qualche anno fa, ovvero Nocturama, che come spiega Bonello in un’intervista, “il termine designava, in uno zoo, la zona creata specificamente per gli animali notturni.”

Nocturama film

Nocturama è un film che per forza di cosa nasce e risponde direttamente al clima di paura e disagio creatosi in Europa negli ultimi anni, e che per fortuna riesce a portare il suo discorso più avanti, arrivando di getto nell’anima dell’epoca contemporanea. Nocturama racconta una “bravata”, una misera sciocchezza combinata da un gruppo di giovani ragazzi, di diverso rango sociale ed età. Una sciocchezza che implicherebbe un attentato terroristico ad alcuni luoghi rappresentativi di Parigi, e della Francia intera, come il Ministero degli Interni, la statua di Giovanna D’Arco in Place des Pyramides e la Borsa di Parigi.

Ciò che colpisce nel film è immediatamente la cura con cui Bonello introduce lo spettatore non alla sua storia, ma alla sua città. I primi 20 minuti di film sono una contemplativa immersione nel ritmo metropolitano di Parigi. Pochissimi scambi di battute tra i protagonisti e continui stacchi di montaggio, come una sinfonia metropolitana delle avanguardie. La differenza sostanziale tra tutti i ragazzi (nella loro carnagione, modo di vestire e atteggiarsi) inizialmente li distanzia come tante e piccole pedine dai percorsi separati, ma poi il campo si restringe, e con l’aiuto di didascalie sull’orario il regista ci orienta temporalmente e geograficamente dentro qualcosa di più grande. E’ un  continuo agire, camminare, vagare, qualcosa che porta ad un divenire sempre più opprimente, in procinto di crollare, precipitare (o insorgere?). Se in questa prima parte, dove il pedinamento incessante sui protagonisti ci pone in un continuo stato di allerta, dove ogni cosa sembra poter accadere, il film sembra avvicinarsi all’Elephant di Gus van Sant mentre nella seconda le cose cambiano, e si arriva alla parte più romeriana all’interno di un centro commerciale.

E’ qui che gli animali notturni si liberano alle più irrefrenabili voglie consumistiche, si lasciano abbindolare in un’atmosfera onirica dei simulacri del capitalismo. Se in Zombi Romero mostrava i manichini confondersi in mezzo ai morti viventi per mostrarci l’incondizionata e primitiva fame di consumismo, qui Bonello pone i suoi giovani direttamente faccia a faccia con la materia senz’anima dei fantocci d’esposizione. E’ qui che entra in moto uno stato allucinatorio dove crollano tutte le certezze ideologiche, dove tutto ciò che si voleva criticare fagocita i personaggi, appartenenti a una generazione senza appigli, ma anche di uno Stato senza leader.

Bonello fa deflagrare un mondo senza certezze dove il terrore non trova la sua origine nei fondamentalismi religiosi e radicali ma in una gioventù senza ideali, incapace di ragionare sugli atti che compie e di guardare avanti, di emarginarsi da una condizione sociale che infine si lascia andare irreversibilmente alle più controverse pulsioni dettate dal consumismo contemporaneo.

Nocturama film

L’interno del centro commerciale diventa il proscenio per sequenze di incredibile suggestione visiva, dove la scansione temporale precisa e realistica della prima parte lascia spazio ad una segmentazione dello spazio-tempo sempre più astratta, impercettibile, tra continue ellissi e parentesi surreali che fanno precipitare i nostri protagonisti verso un inevitabile e tragico nichilismo. C’è chi ha bisogno di farsi una passeggiata tra le strade deserte di Parigi, chi si rifugia dietro una maschera d’oro come per identificarsi con l’ambiente inanimato dei negozi, chi appare nei sogni di qualcun altro nelle vesti di un manichino e chi non riesce fare a meno di spingersi in un rapporto sessuale con esso.

My Way di Sinatra diventa alla fine l’unico oggetto di spensierata condivisione tra i ragazzi, uno dei simboli della cultura pop per eccellenza che cantato in playback da uno di loro sembra strappare un ultimo sorriso prima dell’incombente finale. Il mondo è condannato alla disfatta e il finale ce lo dice schiettamente attraverso lo sguardo di Bonello , uno sguardo il suo che diventa il ritratto generazionale dal futuro incerto.

L’irruzione della polizia dentro il centro commerciale è una delle sequenze più agghiaccianti del cinema degli ultimi anni. Ogni protagonista è condannato alla morte, ad una morte fredda e impietosa che spesso Bonello lascia fuori campo, a volte esaspera, rievoca e riprende da vari punti di vista e altre volte guarda inevitabilmente attraverso gli schermi quadruplicati dei punti di vista delle varie telecamere di sicurezza. La tragedia si consuma inevitabilmente sotto i nostri occhi, non c’è catarsi e salvezza per nessuno, e non è un caso che la Statua in fiamme di Giovanna d’Arco appaia in visione come presagio di morte incombente in un brevissimo ma incredibile montaggio di campo e controcampo con una delle ragazze. “Moriremo tutti”. Pensavano di aver fatto qualcosa di grande, di cambiare la storia, si ergevano a figure eroiche nazionali ma è proprio il loro atto eroico a essere condannato dall’eroina nazionale francese per eccellenza.

Nocturama è un film di incredibile eleganza formale, registica e cinematografica che incarna in sé un mondo allo sbaraglio, un mondo che grida “aiutatemi!”, come il grido finale dell’ultima inquadratura prima che tutto vada in fiamme. Si spera che Nocturama col passare del tempo accenda quella fiamma, non una fiamma distruttiva, ma una scintilla illuminante, perché è un film che stupisce, colpisce e ammalia, è un film che prende vita e brucia, un film “che doveva succedere”.

Emilio Occhialini