Maria Maddalena, messia e messaggera

Maria Maddalena, messia e messaggera

March 20, 2018 0 By Simone Tarditi

In principio fu il Ben-Hur del 1925 e le pellicole cristologiche di tutta l’epoca del muto (tanto in Europa quanto negli USA). Poi arrivò l’ondata di spettacolari remake, fantasiose revisioni, gigantesche produzioni a tema biblico negli anni ’50. Persino Ingmar Bergman provò per buona parte della sua vita a realizzare un film sulla storia di Gesù Cristo (se ne conserva la sceneggiatura). E infine, sul finire del secolo e l’inizio del nuovo millennio, l’argomento ritornò a interessare Hollywood: su tutti La passione di Cristo di Mel Gibson, che da anni minaccia di realizzare un sequel ed è altamente probabile che la sua caparbietà gli permetterà di portare a termine questa impresa, ma anche il nuovo (dimenticabile, di fatto già bello che scordato) Ben-Hur.

Se il Maria Maddalena di Garth Davis, in un’ottica generale, ha un pregio è quello sia di abbandonare il martirizzante bagno di sangue del film di Gibson sia di allontanarsi da un’idea di cinema come mero strumento per somministrare valori cristiani fini a se stessi. Nella Giudea del 33 d.C. si attende l’arrivo di un Messia che possa guidare e liberare un popolo oppresso e, come naturale conseguenza, l’intera umanità. È la Storia, ma anche una storia di persone vere, non solo nomi tramandati per tradizione. La protagonista (Rooney Mara, Carol) è innanzitutto una donna rinchiusa dentro una società patriarcale dal quale fugge non senza difficoltà. E il Gesù interpretato da Joaquin Phoenix (Irrational Man, Vizio di Forma), come Maria Maddalena, è in primis un essere umano fatto di carne.

Come suggerisce il titolo, il film è incentrato sulla figura della seguace del Cristo (“Maria, sei la mia testimone”) nonché la prima ad avere esperienza della sua resurrezione. Le vicende narrate non si risolvono attorno al personaggio di lei, sarebbe impossibile, eppure è con questa donna così fragile e così risoluta che si entra davvero in empatia, non con il profeta. Un cuore dove non si può annidare l’odio, dove la misericordia e il perdono sono forza motrice per lavare via le macchie dei peccati e rinascere. Il padre e i fratelli considerano quella figlia / sorella la vergogna della famiglia (“C’è qualcosa di non umano in te”, le dicono prima dell’affogante pseudo-esorcismo sulla spiaggia). Le reti da pesca stese ad asciugare, e nelle quali ripetutamente si muove, simboleggiano il suo essere in trappola. Un senso di costrizione dal quale riesce a fuggire, senza guardarsi più indietro. Coraggiosa. Illuminata. Devota. Spirito indomabile. In tutto quell’affondare a testa in giù.

Su un piano tecnico, Maria Maddalena è una notevole prova cinematografica. Introspettivo come un film di Terrence Malick, ma senza le voci over. Fotografato con luci naturali quasi a voler restituire allo spettatore immagini purificate da ogni distrazione. Un’ideale di purezza che viene filtrato dal corpo, sempre immacolato, della protagonista e dai suoi occhi perché, quando la cinepresa stringe l’inquadratura in un primissimo piano sulla corona di spine sulla testa del Cristo, sui rivoli di sangue che bagnano la sua fronte, la visione di una tale sofferenza, di un così grande dolore, è insopportabile per un’anima come quella di Maria Maddalena, che distoglie dopo pochi secondi lo sguardo, si allontana e si ricongiunge con il Messia solo quando questi è crocifisso, inchiodato, morente.

Negli ultimi momenti della vita “umana” di Gesù, si scorge a terra l’ingombrante e pesante ombra della croce su cui è appeso, quasi un omaggio di Garth Davis allo Scarface del 1932 diretto da Howard Hawks. In fondo, se il Messia è stato ucciso perché considerato “fuorilegge”, i criminali non sono altro che dei nuovi e poveri cristi. Figure scomode all’interno della società. Curioso che le vicende della Chiesa e dei governi succedutisi nel corso delle epoche si siano congiunte a tal punto da fondersi insieme in un’unione di forze e potere dove i confini della legalità sono diventati impossibile da scorgere. Strutture segrete, sistemi segretati. All hail.

Simone Tarditi