Lost in Space, la famiglia Robinson ci riprova su Netflix

Lost in Space, la famiglia Robinson ci riprova su Netflix

April 17, 2018 0 By Gabriele Barducci

lost in space posterDel film uscito nel 1998, dal titolo omonimo, ricordiamo ben poco. Rifacimento cinematografico della serie tv andata in onda tra il 1965 e il 1968, non trovò alcun tipo di consenso tra pubblico e critica, classificandosi come flop.
Per arricchire il suo catalogo, Netflix ripesca i diritti del marchio per ritornare sul “piccolo schermo” con dieci puntate inedite e tanta voglia di bissare un altro successo seriale.
La famiglia Robinson di Netflix è una famiglia del futuro con problemi attuali, costretta a scappare dal pianeta Terra, ormai deflagrato dal clima non più salutare per l’uomo, partire alla volta celeste nei pressi di Alpha Centauri, con la missione di trovare e colonizzare un pianeta adeguato per la vita terreste e ricominciare.

Ricominciare. Proprio questa parola si erge a monito di quello che sarà la disavventura spaziale per i Robinson. Perdersi nello spazio per ritrovarsi, riporta la tagline della serie. Effettivamente il cuore pulsante della serie si ritrova proprio qui: usando l’espediente narrativo alla Lost, il tessuto narrativo si ritaglia piccole parentesi per mostrarci la vita terreste dei Robinson, con quei problemi intimi classici che possono ritrovarsi in ogni nucleo familiare: un padre che per lavoro è sempre assente, una madre che deve crescere da sola tre figli, di cui solo due sono nati in quel nucleo, e quindi l’integrazione, una velata parentesi di adozione non proprio approfondita, la scelta di allontanare qualcuno e via così. Insomma, come citato già sopra, le vicende spaziali dei Robinson rappresentano una catarsi per potersi riunire definitivamente, una grande metafora di come ogni tipo di problema, terreste o spaziale, vada affrontato tra i nostri cari.

Interessante per i risvolti narrativi è l’antagonista della serie, la dottoressa Smith, una manipolatrice che userà questa abilità per il proprio tornaconto personale, non curandosi di fare anche qualche vittima nel suo percorso. Personaggio che, ritornando sempre con la mente a Lost, ricorda tantissimo quel Benjamin Linus che fece esaltare tutti gli spettatori dello show creato da J.J. Abrams, l’uomo semplice che usava la sua intelligenza come arma per sconfiggere e dividere i superstiti.

lost in space netflix

Purtroppo la dottoressa Smith pecca di questa caratteristica per via di una natura ambivalente: è malvagia, ma non si preclude la possibilità di fare buone azioni, purtroppo non supportate da una giustificazione adeguata.

Si è citato più volte Lost ed effettivamente alla fine della serie, il pensiero va proprio lì. Lost in Space ha quel Lost nel titolo e sembra voler proporre, in special modo nelle ultime tre puntate, una forte componente mistery e survival che, nonostante lo show ci metta un poco a partire o a risultare intrigante per chi non ha a cuore la parentesi familiare, riesce a chiudere in modo perfetto questa prima stagione.
Sembra quindi palese che il mistero ci sarà come elemento nella serie ma non sarà portante, eppure proprio quando si propone, alza l’asticella dell’intrattenimento come tante altre serie oggi non riescono a fare. La stessa parentesi dell’incontro con questa razza aliena pone molte domande o questioni che se sviluppate bene, posso rendere Lost in Space una serie tv davvero intrigante.

Quindi promossa per ora e consigliata. Se come prassi il pilota non si nega a nessuno, allora con la formula Netflix, una prima stagione non si nega a nessuno grazie al bingewatching e nella sua complessità, Lost in Space si mostra quindi come un prodotto che non vuole essere grandioso o rivoluzionario, ma anzi, inserirsi di prepotenza, con una realizzazione tecnica e visiva sempre intrigante, come interessante show da visionare assieme la propria famiglia.

Gabriele Barducci