
Il didascalismo scolastico di The Silent Man
May 22, 2018Già dal suo annuncio, The Silent Man (una versione ridotta e riadattata del titolo originale Mark Felt: The man who brought down the White House) aveva attirato la nostra piena attenzione: un biopic su Mark Felt, alias Gola Profonda, il famoso informatore che aiutò i due giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein a scoprire e alimentare lo scandalo Watergate, era potenzialmente un film da accogliere a braccia aperte.
Forte dell’amore che in questi lidi abbiamo attorno pellicole come Tutti gli Uomini del Presidente, ci siamo messi con tutti i migliori propositi nel vedere questo film, che invece ci ha deluso enormemente.
Non basta un cast di grande spessore o la produzione stessa di Tom Hanks, questo è uno di quei prodotti che palesemente voleva ottenere un impatto maggiore, una risonanza mediatica necessaria a portare un’attenzione maggiore, ma nonostante tutti i crismi da grande film, The Silent Man non ha mai voglia di essere tale, limitandosi ad una tediosa agiografia senza ritmo o pathos necessario per entrare in empatia con lo stesso Felt, interpretato nonostante tutto dal sempre ottimo Liam Neeson.
Ad affondare ulteriormente il progetto è il modo in cui il regista, Peter Landesman, già regista di Concussion, si approccia al materiale che ha per mano: lo fa con eccessive didascalie, quasi come se si stesse raccontando la vicenda del Watergate ad una scolaresca di appena dieci anni. Tutto questo dipinge un quanto intimo e professionale di Mark Felt sicuramente molto più interessante della vicenda in cui si è volontariamente inserito.
Delle sue telefonate, degli incontri in garage oscuri, gli step che portarono alle dirette dimissioni di Nixon, tutto è trattato con eccessiva semplicità, non marcando mai i temi che ne avrebbero fatto un film molto più interessante. C’è comunque un minimo di meraviglia proprio nella dimensione narrativa di questo piccolo disastro, dato che lo stesso Landesman aveva già scritto film come La regola del gioco e il già citato Concussion – Zona d’ombra, film che nonostante non si annoverino come recenti capolavori, avevano proprio nell’aspetto narrativo una forza inarrestabile (lo stesso Landesman è giornalista investigativo). In The Silent Man invece si è ricorso alle frasi fatte, alla semplice battaglia di un uomo contro i poteri forti per la salvaguardia del proprio Paese, cercando molte volte qualche parallelismo con i recenti eroi di Spielberg, fallendo miseramente.
A distanza di decadi, l’unico vero film a raccontare con forza il Watergate rimane Tutti gli Uomini del Presidente.
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