Revenge: sangue e arena

Revenge: sangue e arena

May 30, 2018 0 By Alessio Italiano

Dalla Francia con furore. Dopo l’exploit del genere torture porn / horror francese del 2003 con esponenti quali Alexadre Aja (Alta Tensione), Pascal Laugier (Martyrs) e Xavier Gens (Frontiers), ecco riproporsi il cinema europeo che si rifà ai classici slasher anni Settanta appartenenti al filone “grindhouse”: pellicole come L’Ultima Casa a Sinistra di Wes Craven e Non violentate Jennifer di  Meir Zarchi (grandissime fonti d’ispirazione). Un tempo erano film fatti per mostrare alle giovani ragazze come non finire in spiacevoli situazioni. Oggi, dopo lo scandalo Weinstein, sono per le donne vessilli d’orgoglio e di “rinascita” in seguito agli abusi e soprusi dell’uomo moderno (per non parlare dei femminicidi, fenomeno d’attualità tristemente sempre più frequente).

Presentato al TIFF (Toronto International Film Festival) e in svariati altri Festival europei come Il Torino Film Festival, Revenge è l’opera prima della regista Coralie Fargeat, che squarcia letteralmente lo schermo grazie alla sua bravura e maestria tecnica (un ottimo uso della steady-cam da fare impallidire anche i più grandi filmmakers), unita a una scelta perfetta di tempi e ritmo. L’anno scorso era stata Julia Ducournau a sbalordire pubblico e critica oltreoceano e a far parlare di sé e del suo film Raw (aka Grave).

revenge film 2017 matilda lutz

Il lavoro della Fargeat è il classico “rape and revenge” movie che vede Jen (l’italiana Matilda Lutz), giovane disinibita che si troverà a passare qualche giorno con il suo amante in una lussuosa villa nel deserto. Il weekend viene però scosso quando arriveranno gli amici di Richard, Stan e Dimitri, giunti nella reggia per una giornata di caccia selvaggia nel deserto. Le cose ovviamente prenderanno una brutta piega per via delle attenzioni e della bellezza che la donna provoca negli istinti animaleschi degli uomini e da lì partirà un combattimento serrato tra gatto(i) e topo(a).

Revenge segue delle linee cardine (fortemente legate al genere cui appartiene) che si possono dividere in tre parti: la protagonista viene violentata, torturata e infine uccisa o meglio creduta morta, grazie alla forza di volontà e ad una buona dose di fortuna la nostra protagonista sopravvive, riesce a rimettersi in forze e a guarire dalle ferite riportate durante l’abuso;  infine si attua il piano di vendetta/uccisione verso i criminali responsabili di tale gesto.

Ovviamente il film rispetta ogni singolo passo, ma lo fa con una forza brutale e viscerale, un’esaltazione della carne maciullata che neanche nei film di Saw- L’enigmista, grazie anche all’utilizzo old school di effetti prostetici e litri di sangue sparsi per tutte le lande desolate, corpi marci sotto l’acqua putrida, profonde lacerazioni e via discorrendo. Un divertente gioco al massacro, ben orchestrato e anche recitato, con alcune trovate registiche. Davvero interessanti anche gli effetti e gli accostamenti agli animali o le idee dell’incubo di Jen, intesi come presa di coscienza dell’atto che la nostra protagonista sarà destinata a compiere, ossia la vendetta.

Revenge è probabilmente destinato a diventare un piccolo cult per il suo senso e spirito d’avventura che rimanda ad un altro classico del cinema quale Un tranquillo weekend di paura di John Boorman, in cui i tre avventurieri si trovano in seguito ad un incidente tra le montagne a fare i conti con i bifolchi violenti degli sperduti villaggi attorno. Pertanto, Revenge porta lo spettatore a immedesimarsi e a schierarsi dalla parte della protagonista e i fan del genere non potranno che godersi tutto lo spettacolo e la violenza di una caccia spietata. A conti fatti, è lo spirito di sopravvivenza l’unica e vera forza motrice che ancora una volta, dopo The Revenant e svariati altri film, viene riproposta come una costante imprescindibile del genere.

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Alessio Italiano