La (non) vera storia di Gotti

La (non) vera storia di Gotti

September 21, 2018 0 By Gabriele Barducci

gotti posterI biopic ci piacciono. Le storie di Mafia e criminalità ci piacciano e ci affascinano. Inutile dire quindi quanto un prodotto come Gotti potesse attirare la nostra attenzione o di quella del pubblico italiano. Eh sì, ricadiamo sul solito stilema di “italiani, piazza, mandolino, Colosseo, Mafia”, perché quella di John Gotti è la storia della Mafia Italiana, che al cinema prodotti come Il Padrino hanno mostrato una raffinatezza di intenti e di storia che esattamente come la vita a palazzo alla corte della Regina Elisabetta con The Crown, Gotti poteva raccontare l’ascesa di uno dei boss mafiosi statunitensi più influenti della storia.

Il film ha ricevuto pesanti critiche, ma come spesso succede, si tende a elargire una critica negativa complessiva, senza mai addentrarsi nel dettaglio, quindi di base, Gotti è un film brutto e Travolta fa le faccette con tante e diverse parrucche. Più o meno la situazione è questa, ma forse Travolta è davvero l’unico che ne esce con una lode positiva, davanti un film che è stato scritto, gestito e realizzato nel peggiore dei modi.

A margine quindi ci viene da consigliare di recuperare il suo omonimo, Gotti, del 1994, film tv con Armand Assante, sì quello che ha avuto una storia con Mara Venier. Un prodotto meno cinematografico che comunque risultava interessante, narrato con un piglio particolare, farcito di momenti che a distanza di tempo era facile ricordare.

Ecco, il Gotti di John Travolta pecca proprio nella narrazione. Se l’intento del prodotto è quello di narrarti come e perché il personaggio di John Gotti sia stato così importante, il film ci si mette d’impegno per non farti capire questo motivo. Il Gotti di Travolta è più un’opera costruita su teatri di posa, di dialoghi poco credibili e di situazioni così poco incisive che si scordano facilmente. Tutte le azioni di Gotti si svolgono off screen, e ne vediamo solo le conseguenze, di cui ci si perde in troppe occasioni, mancando comunque una base concreta per raccontare una storia del genere. Travolta alla fine della giostra, ne esce quasi indenne, perché in un macchinario che funziona malissimo, il suo essere ben oliato e inserito, non riesce a salvare tutto il progetto. A margine di una narrazione vacua, si aggiunge anche un suicidio audiovisivo, dove al film si alternano video di repertorio dove alcune persone venivano intervistate, tutti entusiasti di come Gotti abbia aiutato la comunità. Ma in che modo? Il film non ce lo dice. Gotti aveva un’influenza pazzesca sul quartiere come sull’interna città, ma il film non ci mostra questa. Ciliegina sulla torta, i filmati di repertorio con centinaia di persone alla marcia funebre di Gotti, tutti dietro alla salma, raccolti in preghiera.

Nessuno aveva aiutato quelle persone più di Gotti, ma di tutto questo, il film, non ci mostra nulla di nulla.

gotti recensione

Gabriele Barducci
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