Abbracciare l’oscurità in Hold the Dark

Abbracciare l’oscurità in Hold the Dark

October 4, 2018 0 By Gabriele Barducci

hold the darkIn questi lidi vogliamo un gran bene a Jeremy Saulnier e Macon Blair. Il percorso che li ha visti lavorare entrambi, rispettivamente come regista e attore, a film come Blue Ruin e Green Room, ci ha sempre affascinato, motivo per cui la nuova produzione originale Netflix Hold the Dark aveva tutta la nostra attenzione, perché se Saulnier ritorna come regista, il fido Macon Blair, oltre una piccolissima parte, ha interamente firmato la sceneggiatura di questo film, tratto dall’omonimo romanzo già edito.

Nella gelida Alaska un bambino è scomparso, molto probabilmente sbranato da alcuni lupi secondo quanto dice la madre. La stessa chiamerà il nostro protagonista Russell Core (Jeffrey Wright), cacciatore che ha studiato per anni il comportamento dei lupi per aiutarlo nella caccia e uccidere il branco.
Alla produzione più grossa e imponente – è evidente come Netflix abbia messo in mano a Saulnier un budget non ridotto – il regista gioca, sperimenta, smussa tutti gli angoli, ricordandosi sempre da dove egli è venuto, dal cinema indipendente, che sia un film rurale o un’opera punk claustrofobica, la tecnica quella non manca.
Con una sceneggiatura che dilata anche con troppa generosità i tempi narrativi, Hold the Dark è una sfida principalmente per lo spettatore. Rifacendosi tantissimo al nuovo western moderno, quello oltre la Frontiera, che ha trovato nelle mani e nelle parole di Taylor Sheridan nuova linfa vitale, Hold the Dark ne riprende palesemente tutti gli stilemi, la venuta dell’esterno, il puro non ancora infettato dall’oscurità, in una cittadina che nasconde più di un segreto.
Un po’ come in Insomnia di Nolan, Saulnier gioca con il concetto stesso di oscurità. Il nostro Russell avrà difficoltà ad ambientarsi, dato che il sole tramonta attorno le 15, regalando pochissime ore di luce a tutti gli abitanti e quello stesso buio, sempre aver preso vita anche nell’animo e nel cuore dei suoi abitanti, che sembrano quasi avere un culto bestiale attorno la figura del lupo, trovando diverse analogie: gli uomini, come un branco di lupi, si sbranano a vicenda in condizioni estreme.

hold the dark

La cittadina è vecchia, gli abitanti sono sempre meno e non è la prima volta che dei bambini muoiano a causa dei lupi. Certo, questa è la versione che viene rilasciata, ma tutti sanno che c’è qualcosa sotto. Il ritorno dalla guerra del padre del bambino defunto chiaramente, cambierà tutti i piani di Russell, la donna scomparirà e forse il violento ritorno del marito sta avendo una diretta conseguenza su tutto questo.

Hold the Dark è un film che forma la sua sostanza nelle numerose metafore che mette in scena senza mai nascondersi: la finalità è sempre quella, parlare dell’animo umano, di quanto la natura di bestia si celi anche nel cuore più puro o peggio, serpeggi sotto la neve di una cittadina all’apparenza innocente.
Ciò che si apprezza è la sceneggiatura, ricca di dettagli, piena di indizi che aiuta a capire il delicato e macabro rapporto tra i due genitori del bambino scomparso, qualcosa che non viene mai spiattellato davanti gli occhi dello spettatore, ma nascosto tra le righe, esattamente come Russell che osserva tutto in preda alla confusione: perché è lì? Perché tanto odio? Cosa sta succedendo in quella cittadina e quali segreti nasconde?

Gabriele Barducci