Il sogno americano di Magic Mike

Il sogno americano di Magic Mike

November 19, 2018 0 By Elisabetta Da Tofori

Il regista Steven Soderbergh, forse, lo aveva capito fin da subito: non servono grandi budget, kolossal movie o cinecomics per fare soldi con un film, ma basta prende lo spettatore per la gola, o in questo caso, le spettatrici.

Channing Tatum, Alex Pettyfer e Matthew McConaughey si denudano nell’affascinante e inedito mondo dello spogliarello maschile. Con grande attenzione alla fotografia, firmata dallo stesso Soderbergh, il locale dove si esibiscono questi giovani spogliarellisti racchiude il senso finale della pellicola: uno spettacolo di musica, luci, colori ed esibizioni del corpo maschile, perché mai come in questa occasione dei pettorali hanno attratto così tanto l’interesse del pubblico femminile.
Saltando da un progetto all’altro, tutti differenti e senza troppo mercificare i suoi attori, Steven Soderbergh sembra volerci parlare sia dal classico archetipo dell’american dream, come della semplice necessità di fare soldi facili. Proprio sul denaro, che vola in banconote da un dollaro sul palco e nei piccoli slip dei spogliarellisti, Steven Soderbergh attua un piccolo ragionamento senza mai demonizzare l’avidità o la ricerca della ricchezza facile.
Per quanto non ci sia una vera e propria morale, il regista si affida alle memorie del giovane Channing Tatum che appena diciannovenne per arrivare a fine mese si esibiva come ballerino e spogliarellista e proprio su di lui Soderbergh posa la camera e i riflettori. La regia attenta e minuziosa, lo segue dentro e fuori dal palco, raccontando una storia senza troppi colpi di scena, semplice nella sua fruizione.

magic mike

Con un trio di attori ognuno nel suo ruolo formale e prestabilito (il maestro anziano, il campione e il novellino), la storia di Mike potrebbe ripetersi negli occhi e nel corpo di “Kid”, forse troppo giovane e troppo ambizioso per mantenere un sobrio equilibrio tra la vita privata e quella notturna.
Chiaramente come tutti i sogni anche questi si sgretolano sotto i piedi dei protagonisti verso l’inevitabile finale, dove alle immagini patinate Soderbergh prova ancora a parlare dell’America in piena crisi e della necessità di fare soldi, travalicando il concetto di lavoro (Kid e Mike di giorno faranno lavori modesti per mantenere saldo l’equilibrio della loro duplice attività) per trovare successo facile in altri modi.

Ne è uscito anche un sequel, Magic Mike XXL dove Soderbergh firma solo la fotografia, divertendosi nei momenti di buio a trovare illuminazioni impossibili e giocando nei club con luci accecanti al suono di musica e corpi maschili.

Elisabetta Da Tofori
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