
Tallinn 2018: Dos Fridas, due facce della Kahlo
November 24, 2018“Death haunts my bedside”
Two Fridas (titolo originale: Dos Fridas) avrà la sua premiere mondiale al Tallinn Black Nights Film Festival in Estonia giunto ormai alla sua ventiduesima edizione. Un lavoro atipico perché invece di concentrarsi, come da tradizione per i biopic, sull’ascesa e, molto spesso, il declino dell’artista tormentato di turno, il film focalizza la sua attenzione sul rapporto tra Frida Kahlo e la sua “badante”, Judith Ferreto, la quale si è presa cura della pittrice negli ultimi anni della sua vita in Costa Rica. Questa è una delle facce nell’abisso demistificante perché dall’altro lato, le due protagoniste sono in Messico. Ecco confondersi assieme realtà, sogni, immaginazione.
Casualità o meno, Dos Fridas rientra pienamente nella lunga lista di pellicole recenti trattanti il tema della donna, troppo a lungo tenuta in disparte, in secondo piano, sfocata. Forse però esce solamente al momento giusto perché, grazie a dio, la storia narrata rifugge una morale spicciola per concentrarsi su altro.
La regista Ishtar Yasin Gutierrez entra nel dettaglio quando descrive la sua opera: “Il primo dipinto di Frida Kahlo che ho visto è stato ‘La venadita herida’, che mi ha colpito molto: si tratta di un cervo femmina dal volto di donna e con nove frecce che trafiggono il corpo. (…) Per creare il film ho messo assieme dipinti, lettere, immagini, biografie, testi vari, musica dell’epoca, ma anche oggetti provenienti dalla cultura popolare messicana. Ho voluto entrare nel mondo interiore dei personaggi, immergermi in una mistica razionalità, uniti spazio e tempo, trovare un punto di convergenza dove realità e sogno sono alimentati dai ricordi”.
Dieci anni dopo El Camino, presentato durante la Berlinale del 2008, Ishtar Yasin Gutierrez torna con un lungometraggio di finzione che è naturale frutto del lavoro di anni e anni di ricerca, personale e non solo, culminanti in una vicenda d’amore saffico mischiata a ossa rotte, frutti di ogni colore, funerali e rituali, mimi chapliniani, cene a lume di candela, tecniche sovietiche di riabilitazione.
Nella sua modestia, è un bel film e sfodera lo scambio di battute più interessante proprio all’inizio allorché la Kahlo chiede alla nuova infermiera che sta per assumere se è comunista ed ella risponde: “Sono del segno dello Scorpione”. Poche parole scambiate, ma danno subito l’idea di quello sfasamento che si crea tra verità e finzione, come ribadito dalla filmmaker nella dichiarazione citata poco sopra. Di fatto, oltre a essere una love story lesbo, quella di Dos Fridas è il racconto di come l’essere influenzati da un’altra persona può portare a un’intima devastazione dai danni incalcolabili. Nota d’interesse cinefilo, il personaggio di Judith Ferreto è interpretato da Maria de Medeiros, l’indimenticabile Fabienne di Pulp Fiction uscita fuori dalla penna di Quentin Tarantino.
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