
TFF36: Double Feature sul polacco 53 Wars e il coreano Nothing or Everything
November 25, 2018L’uno in concorso alla 36ma edizione del Torino Film Festival, l’altro nella sezione “Onde”. L’uno diretto da una regista polacca e ambientato quasi esclusivamente all’interno di un appartamento, l’altro girato totalmente in un bosco. L’uno talmente esplicativo delle cause relative alla depressione della protagonista, l’altro decisamente ambiguo su quel che accade agli unici due personaggi femminili mostrati(e sui motivi pregressi che conducono a determinate azioni).
53 Wars di Ewa Bukowska e Nothing or Everything di Gyeol Kim, entrambe opere prime, non potrebbero essere più lontane tra di loro. Tuttavia, i due lungometraggi trovano un punto di contatto singolare: il desiderio di annientarsi e distruggersi da parte di alcune donne.
“I want to write the truth”
Varsavia, 1992. Anka rinuncia alla propria carriera da giornalista per stare a casa con il figlio piccolo (ne arriverà poi anche un secondo, più avanti) mentre il marito va costantemente a fare da reporter ovunque ci sia una guerra in corso. Cecenia, Afghanistan, Congo, Indonesia. Nell’era pre-Internet, durante la quale le comunicazione non sono ancora semplici, Anka attende nervosamente le telefonate del suo uomo per sapere se è ancora vivo. Non potendo più sopportare la situazione, gli propone di seguirlo in veste di fotografa, ma lui non vuole e alla fine, con scarso successo, prova persino ad avvelenarlo pur di non vederlo partire. Anno dopo anno, lo stato mentale della protagonista peggiora sempre di più: non mangia, beve solo tè, tisane, caffè. Scivola nella follia, vive da reclusa, si convince che lui sia morto pur di non doverci pensare. È tutto inutile.

53 Wars di Ewa Bukowska
53 Wars ritrae potentemente il graduale collasso psico-fisico di una moglie, nonché di una madre, che sviluppa un disturbo post-traumatico senza mai essere stata sul fronte, ma portando con sé tutto il carico di tensione ad esso legato. Di fatto, è come se sul fronte Anka ci fosse stata. I racconti terrificanti del marito sulla guerra in Cecenia, tra stupri di massa e interi villaggi sterminati si accompagnano a immagini di un’era dove, sì, l’informazione non circola ancora sul web, ma i filmati viaggiano veloci in televisione e l’orrore può essere osservato sugli schermi domestici (la barbarie del conflitto ceceno è stata dimenticata in fretta con l’11/9 e pochi film sono stati capaci di mostrarne l’efferatezza, tra questi vale la pena citare The Hunted di William Friedkin).
Sorretto da una prova notevole dell’attrice Magdalena Poplawska (classe 1980), 53 Wars meriterebbe una distribuzione in Italia.
“Let’s walk a little further”
Un film sul nulla e fatto di niente, Nothing or Everything, eppure affascinante. Due giovani donne, poco più che ragazze, sia addentrano in bosco. Giorno pieno, il sole filtra tra i rami. Attorno a loro il rumore di un fiume che scorre, gli uccelli che cantano, altri animali che corrono. Pochi dialoghi a interrompere l’ansimare dato dalle salite e molti interrogativi lasciati appesi come le gemme sugli alberi. L’atmosfera, in contrasto con la pace della natura circostante, è greve. C’è la morte di mezzo, un suicidio, la rievocazione di una sofferenza, scarpe Converse infangate esalando l’ultimo respiro, sentieri smarriti. Poi arriva la notte e con sé il buio.
Il lavoro di Gyeol Kim esaurisce in fretta gli argomenti e procede per accumulo di dettagli, ma non è un problema. D’altronde, è chiaro che il vero cuore del film risieda altrove e non sotto la pelle di una narrazione scarna fino alle ossa. Qualche conoscitore delle religioni orientali troverà motivi per sbizzarrirsi in teorie sul Nulla, sul Pieno, sull’Aldilà. Per ora rimane solo la consapevolezza di una visione destinata a rimanere nel tempo per via della sensazione che ha originato.

Nothing or Everything di Gyeol Kim
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