
Cosa è successo al Mowgli di Andy Serkis?
December 14, 2018Qui, dalle parti di Vero Cinema, oltre che a parlare, proporre analisi, punti di vista o far scoprire determinate produzioni, c’è un aspetto molto importante che ogni tanto prende il sopravvento, che riesce a mettere la semplice ‘recensione’ in secondo piano: l’investigazione.
Uno dei primi articoli con cui ci siamo affacciati prepotentemente nel web, proponendo qualcosa di diverso ed effettivamente interessante, è stata la nostra indagine-analisi di tutto il caos scoppiato attorno al Fantastic 4 di Josh Trank. Scritto a quattro mani con il socio Simone, ci siamo fiondati in quella giungla di insulti tra Trank, la FOX e – forse – lo stesso Miles Teller per ricostruire al meglio i fatti taciuti di un brusco divorzio che giorno dopo giorno, trovava una dimensione talmente irreale da essere maledettamente affascinante.
Neanche a prevederlo, tanti altri sono stati i casi in cui battibecchi tra registi e major hanno portato all’attenzione del pubblico storia nascoste che cercavano di venir fuori tra i molteplici rumor: James Gunn e Edgar Wright con tro la Marvel, Zack Snyder e la Warner Bros, il caos attorno La Torre Nera o la Justice League mai realizzata di George Miller. Poi, in sordina, silenziosamente, c’è stato un altro grande progetto cinematografico che ha avuto un brusco stop, ma non un blocco per quanto riguarda tempi di riprese o simili, ma proprio un progetto quale il Mogwli diretto da Andy Serkis e prodotto/distribuito dalla Warner Bros che ha visto quest’ultima, improvvisamente, abbandonare il progetto, ancora non compiuto, e vendere i diritti di distribuzione a Netflix, così da evitare l’uscita in sala, dribblare le inevitabili recensioni negative e chiudere definitivamente il progetto con la sicurezza di aver coperto almeno i costi di produzione, intascando i soldi di Netflix.
Aprile 2012.
Andy Serkis si presenta dai dirigenti Warner Bros con l’idea di realizzare un film, un misto di live action e motion capture, da Il libro della Giungla, opera mondiale di Kipling. Tutto bene, si delinea il progetto, cast, regia e step successivo importante, la programmazione delle riprese: 9 marzo 2015.
Sorge già qui un piccolo problema produttivo: per troppo tempo il progetto è rimasto chiuso in una bolla di sperimentazione, con lo stesso Serkis che limava ogni volta il progetto e quando si è partiti ufficialmente con le riprese e una data d’uscita al cinema fissata per il 2016, arriva la concorrenza. Il 14 aprile 2016, Disney porta al cinema il suo live action de Il Libro della Giungla diretto da Jon Favreau, riuscendo ad incassare quasi 1 miliardo di dollari.
La mossa di Warner Bros non si fece attendere, con una prima posticipazione al 2017 a cui ha fatto seguito una seconda posticipazione nel 2018. Solo a inizio di questo anno, la promozione ha cominciato a essere interessante. Il progetto si palesava come il classico di Kipling, ma con una rilettura in chiave dark. Lo stesso Serkis voleva applicare la stessa sofisticata tecnica di motion capture su tutti gli animali presenti utilizzando nomi importanti del panorama cinematografico, così da regalare all’estetica degli animali, una personalità tutta loro.
Christian Bale come Bagheera, lo stesso Serkis come Baloo o Benedict Cumberbatch nel ruolo della tigre Shere Khan.
Insomma, grande tecnica, grande progetto e una campagna marketing che proprio quando sembrava fosse entrata nel vivo, ecco che viene tutto ritirato.
Succede così che del Mowgli di Andy Serkis si perdono totalmente le tracce.
Il progetto torna a far parlare di se pochi mesi dopo con voci di corridoio: forse il film è brutto, forse Serkis ha abbandonato la regia oppure non è riuscito a fare ciò che aveva in mente, la Warner lo aveva licenziato. Tanti rumor che hanno trovato conferma poco dopo la distribuzione su Netflix di Annientamento: anche Mowgli, avrebbe avuto la sua distribuzione su Netflix nel dicembre 2018.
Senza girarci troppo attorno, il Mowgli di Andy Serkis è pessimo per un unico e grande motivo: questo è un film abbandonato da troppo tempo e lanciato in un mercato che pretende inevitabilmente molto di più da tutte quelle premesse – e promesse – fatte.
Che sia stato lo stesso Serkis ad abbandonare il progetto oppure la Warner a non finanziare più la lunghissima post produzione, non è dato sapere. Cioè che appare invece palese agli occhi di tutti è come tutto il comparto della computer grafica e relativa motion capture sia stato appena abbozzato, con un attore in carne e ossa che si muove in uno scenario fin troppo finto, rilasciando uno bruttissimo gioco di luci, che rende live action e green screen fin troppo pasticciato nella resa finale.
Eppure l’intenzione di creare un progetto dal grande cuore c’era tutto, la minima rilettura per regalare quella sfumature più oscura e violenta atta a iniziare discorsi molti più complessi e raffinati di quanto ci si possa aspettare.
Del Mowgli di Andy Serkis dunque non ne rimane che un’ombra sbiadita, priva di contorni, da cui ci divertiamo a leggerne la produzione travagliata e irta di problemi, ma mai ci saremmo aspettati di trovarci davanti a un film palesemente non completato.
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