Alti e bassi di Fire Squad – Incubo di fuoco

Alti e bassi di Fire Squad – Incubo di fuoco

January 9, 2019 0 By Alessandro Fiesoli

Lo avevamo lasciato nei contesti post-apocalittici di Oblivion, lo ritroviamo alle prese con ciò che di più reale e concreto si possa immaginare. Joseph Kosinski riprende il proprio percorso registico effettuando un triplo carpiato tematico e ambientale difficilmente prevedibile: Eric (Josh Brolin) guida una squadra di pompieri in Arizona, vanta un classico passato travagliato e tenta di stabilizzare il rapporto turbolento con la compagna. Ciò che pare turbarlo in misura maggiore sembra però riguardare la sfera lavorativa: gli Hotshots – gruppi di vigili del fuoco di più alto grado – sminuiscono l’operato della sua squadra, prendono decisioni al suo posto e lo umiliano di fronte ai ragazzi di cui dovrebbe essere il leader. Il reclutamento in squadra di un giovane tossicodipendente farà da grimaldello per entrare negli ingranaggi del gruppo, conoscerne le vicende private e seguire gli sviluppi drammatici della stagione estiva, che li vedrà passare più tempo tra le fiamme e gli arbusti piuttosto che con i propri affetti.

Chiari fin dall’inizio i risvolti tematici, così come chiara è l’intenzione di Kosinski di dare a tutti lo stesso peso. Ecco che si aggiungono sfide a sfide, a partire dal difficile inserimento di un tossico in squadra passando per la volontà di salire al grado di Hotshots, proseguendo con quella familiare per poi finire con il tentativo di cancellare definitivamente un passato scomodo. Ciò che potrebbe lasciare interdetti è che, oltre alla quantità forse eccessiva di questioni toccate, ogni membro del gruppo ne sia protagonista a suo modo, moltiplicando così ogni trattazione per il numero di pompieri che vediamo collaborare, peraltro a formare un cast di tutto rispetto: Miles Teller, Jeff Bridges, Taylor Kitsch, James Badge Dale, e ancora Jennifer Connelly nel principale ruolo femminile.

Sì, perché anche la compagna del protagonista sarà a sua volta soggetto di una linea del tutto speculare a quella maschile. Così come Eric educa i propri compagni pompieri – in particolar modo il nuovo arrivato – e tenta di domare il fuoco (con il quale parla e con cui ingaggia l’ennesima sfida del film) così lei recupera, doma e addestra cavalli maltrattati, feriti, abbandonati. Si dà allora tanto spazio all’azione sul campo – pregna di quella mascolinità egemonica fatta di sudore, baffi d’altri tempi, scherzi, fatica, sbronze – quanto al delicato compito per ogni vigile di rassicurare moglie e figli rispetto ai pericoli cui va incontro lavorando. Non manca poi spazio per la più classica delle parentesi sull’addestramento della recluta, per quella sul difficile rapporto con un collega che poi diventerà amico e per la redenzione finale.

In altre parole, Fire squad è un mosaico di elementi già visti che certamente non smetteranno di funzionare qui. La prevedibilità di alcune trovate, di certe battute e soluzioni narrative non intacca il flusso di azione-famiglia-formazione-dramma che si ripete ciclicamente per più di due ore. Certo, rimane la questione della troppa carne al fuoco (materiale per una serie tv più che per un film, dirà qualcuno) ma nel complesso il lavoro di Kosinski pare più che compiuto, aiutato com’è da fotografia, effetti digitali e colonna sonora. In questo senso è addirittura la prima sequenza, come da manuale, ad anticipare tutto quello che vedremo: Eric saluta la moglie, carica i colleghi che a loro volta lasciano mogli e bimbi e sulle note degli AC DC si dirige verso il bosco in fiamme come fosse normale amministrazione.

Manca dunque una focalizzazione definita, cioè la voglia di selezionare e scegliere uno spettro di questioni più ristretto, manca di conseguenza un po’ di coraggio e manca un adeguato crescendo che accompagni lo spettatore al finale; ma come già accennato ciò non impedisce a Fire squad di difendersi bene e addirittura impennare su un finale più che azzeccato.

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Alessandro Fiesoli