TSFF30: Chris The Swiss, una vita vissuta pericolosamente

TSFF30: Chris The Swiss, una vita vissuta pericolosamente

January 24, 2019 0 By Simone Tarditi

No story is worth dying for

A vincere il premio di Miglior Documentario all’edizione numero 30 del Trieste Film Festival è Chris The Swiss. È stato il pubblico a decretare la vittoria. Scelta saggia perché il film porta con sé tutto quel che, quest’anno, la manifestazione cinematografica triestina ha voluto rappresentare: gli effetti e le conseguenze, positive o negative, della caduta del Muro di Berlino.

Nella Croazia del ’92, il reporter svizzero Chris Würtenberg viene trovato senza vita in un campo innevato. Omicidio per strangolamento. Colpevole non trovato. Cosa gli è successo? Chi l’ha ucciso? Quali verità aveva scoperto per essere fatto fuori? Perché ancora oggi rimangono misteri sulla sua scomparsa? A vent’anni di distanza, sua cugina Anja Kofmel ripercorre la di lui vita e, nei panni di regista, crea un’opera che possa essere sia un virtuale monumento al “caduto” sia un possibile punto di partenza per riportare alla luce una storia sepolta e che nessuno ricorda più. Nessuno o quasi, perché gli amici/colleghi di Chris si espongono molto nelle interviste, puntano il dito sui criminali responsabili e forniscono nuove piste da seguire.

Chris The Swiss suggella insieme tanti spunti dall’apparentemente infinita trattazione: la vicenda del giornalista, già di per sé affascinante, diventa emblema di un mestiere intero (quello dei corrispondenti in zone di guerra) che spesso si osserva distrattamente filtrato dagli schermi per pochi minuti, senza una partecipazione su come debba essere rischiare di morire per andare alla ricerca di storie da poter condividere col mondo. Grazie all’ausilio dell’animazione, Chris The Swiss rievoca e immagina alcuni momenti nell’esistenza di Würtenberg (incontri, missioni, fughe rocambolesche, visioni) e le mescola assieme a filmati di repertorio, fotografie, registrazioni audio. Quel che potrebbe sembrare un punto debole, l’utilizzo di disegni laddove mancano riprese video autentiche, è invece ciò che rende la visione del film un’esperienza unica col risultato di coinvolgere ben oltre la vicenda fine a se stessa.

Un incubo monocromatico quello di Chris The Swiss, attraverso il caos della Jugoslavia, la Zagabria-città fantasma del ’91 con la stampa di tutto il mondo che si ritrova e rifugia nell’hotel Intercontinental, l’Opus Dei e la Croazia come confine della cristianità, le brigate di mercenari. Qui, nel connubio tra Fede e ombre del nazionalismo, con la ripresa di simboli e vessilli fascisti, il documentario riesce con successo a incutere il maggior timore. Tutto torna. Parte dell’Europa dell’Est, allo sbando dopo il 1989, ripiomba in regimi militari e in ideologie anti-comunitarie. Chris viene ammazzato da killer spietati (i PIV) a cui si è avvicinato per poter studiarli da vicino. Questi individui si sono bevuti ogni lezione impartita da un leader fuori di testa (Eduardo Rózsa Flores, aka Chico), neo-nazista capace di cambiare all’occorrenza casacca e mestiere (poeta, attore, cronista) e hanno eseguito i suoi ordini. Gli umani sono creature indocili, facilmente manipolabili con la paura e l’odierna condizione di molti paesi europei, Italia compresa, lo testimonia. La storia, purtroppo vera, di Chris rischia così di essere metafora terribilmente attuale.

Simone Tarditi