
Event Horizon, il Punto di Non Ritorno per Paul W.S. Anderson
February 5, 2019Da pochi giorni Netflix ha reso disponibile sul suo catalogo Nightflyers, serie tv prodotta da SyFy e tratta da un romanzo scritto dal barbuto George Martin, sì quello del Trono di Spade.
Classica situazione da carro dei vincitori, dove si cerca di sfruttare un nome famoso, arrivando anche a rivitalizzare una favoletta scritta da lui in giovane età. Comunque iniziata la visione di Nightflyers, chiunque abbia un minimo di gusto e cultura cinematografica non può che pensare subito a un altro film: Event Horizon, o come è giunto qui da noi in Italia, Punto di Non Ritorno.
Alla regia un giovane Paul Anderson che da lì a poco, per paura – futile, c’è da dire – di essere scambiato con Paul Thomas Anderson, aggiungerà il secondo nome in sigle, quindi Paul W.S. Anderson che così si riconosce meglio, quello dei Resident Evil cinematografici.
C’è da dire però che all’inizio della sua carriera, il regista era una mano interessante: saldo nella sua narrazione come nella regia, i suoi film di esordio, ad oggi sono oggetto di forte rivalutazione, basti pensare a Mortal Kombat, film tratto dall’omonimo videogioco che per quanto non abbia riscosso un successo planetario, negli anni si è ritagliato una stretta cerchia di spettatori fedeli, portandolo oggi a un vero e proprio stato di cult. Stessa cosa è successa con Event Horizon che a differenza di Mortal Kombat si presentava come un film molto più complesso.
Futuro, una nave spaziale data per dispersa – la Event Horizon per l’appunto – viene ritrovata ai margini di Nettuno, motivo per cui verrà inviata una spedizione per accertarsi dello stato dell’equipaggio e status della nave. Inutile dire che la Event Horizon in realtà è parte di un progetto segreto che aveva come scopo la ricerca e possibilità di viaggiare più veloce della luce e così scoprire lati dello spazio ancora sconosciuti all’uomo. Paradossalmente, il risultato potrà dirsi riuscito, dato che la nave arriverà a toccare qualcosa difficile da concretizzare, ma che l’uomo riconosce universalmente come il Male.
Un veloce sondaggio e rievocazione di questo titolo tende sempre a far scendere qualche lacrima di commozione o ripescare vecchi ricordi, sì perché nonostante non sia un titolo di punta per il genere, Event Horizon è quel film che per tutti noi, tornati a casa dopo una serata fuori e trovato su Rai4 passata la mezzanotte, merita automaticamente una visione. Non certo per il setting da horror fantascientifico o le diverse teorie quantistiche, ma è lo stesso film che si rende magnetico per lo spettatore e tutto questo è grazie alle doti – oggi perdute – del regista. Testimonianza di questo successo silenzioso è l’incredibile derivazione di serie tv odierne come appunto Nightflyers, che attinge a piene mani dalla costruzione estetica vista in Event Horizon, o di come il primo capitolo della trilogia videoludica di Dead Space abbia fortissimi e palesi richiami e omaggi al film.
Paul W.S. Anderson prima di conoscere e sposare Milla Jovovich era un signor regista e proprio questo film dimostra tale affermazione: c’è cura per il dettaglio come per le delicate location horror. La scelta di Sam Neil si rivela essere azzeccata in più occasioni, prima e dopo la tentazione del Male per non parlare poi del valore mediate dell’opera quanto ricevette alcune censure che riguardavano le registrazioni dell’equipaggio della Event Horizon intenti a uccidersi e seviziarsi a vicenda.
Insomma, se state vedendo e annoiando davanti a Nightflyers, noi un consiglio ve lo lanciamo con il classico weekend di paura sulla Event Horizon. Se poi ci fate la cortesia di darci una vostra spiegazione riguardo il criptico finale, siamo tutto orecchi.
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