Da Tommaso a The Projectionist, il TFF37 è tutto di Abel Ferrara

Da Tommaso a The Projectionist, il TFF37 è tutto di Abel Ferrara

November 27, 2019 0 By Simone Tarditi

Abel Ferrara non è fisicamente presente al TFF37, ma lo è attraverso i suoi ultimi lavori: il documentario The Projectionist e Tommaso, film di finzione dai forti tratti autobiografici. Due titoli molto vicini tra loro, quasi l’uno il prolungamento dell’altro e viceversa.

The Projectionist fa scoprire la figura di un cipriota emigrato negli States e arricchitosi quanto basta aprendo, acquistando, gestendo sale cinematografiche. Dalle prime esperienze da semplice spettatore (un bimbo di 5/6 anni che va a vedere tutto quel che può, recuperando tappi di Coca-Cola e Pepsi per pagarsi l’ingresso) al controllare un piccolo impero newyorkese, passando per l’investire tutti i propri risparmi accollandosi rischi imprenditoriali di non poco conto, l’esistenza di Nicolas “Nick” Nicolaou è il coronamento di un american dream scondito da retorica.

Il documentario di Abel Ferrara si limita -ed è la chiave perfetta- a raccogliere informazioni, a sistemare narrativamente materiale biografico già di per sé aneddotico, a comporre infine un ritratto umano privo di alcuna enfasi, come dovrebbe essere in operazioni di questo stampo. La storia di un immigrato che ce la fa, quella di The Projectionist. Né più né meno. Nessuno scivolone. Un film anche profondamente famigliare, Nick parla di sé e Abel Ferrara si nasconde dietro la vicenda personale di quest’uomo mimetizzandosi in essa, riuscendo a raccontare molto delle sue esperienze (gli anni a NYC, l’atmosfera che lì si respirava, la formazione, etc.) spostando però il baricentro del proprio ego altrove e altruisticamente. La dimensione nucleica della famiglia trova compimento in tutta quelle serie d’inquadrature dove passano di sfuggita o sullo sfondo la sua compagna e sua figlia, ovviamente assieme ai parenti di Nick.

Tommaso Willem Dafoe

Tommaso

Il senso più intimo del business (cinematografico) risiede qui, nelle fatiche di un esercente che si diverte nel resistere alle allettanti offerte proposte dai vari cineplex, nel suo sforzo di tenere aperte e in piedi le sue sale. Il tutto, considerando solo parzialmente le logiche finanziarie e affidandosi soprattutto alla sensazione di appagamento che un’occupazione può dare (Quel poco che ho fatto nella vita mi dà soddisfazione, dice con fin troppa modestia). Nel senso più ampio che l’aggettivo seguente può assumere, The Projectionist è tra le cose più vere tra quelle visionate al TFF di quest’anno. Un lavoro imperdibile per gli appassionati delle dinamiche del cinema, non solo dei bei film.

Ritornando sul sentiero “famigliare”, Tommaso è un’altra faccia del mestiere di fare cinema. Willem Dafoe, il protagonista, è un cineasta in rotta di collisione con la sua partner, fatica a star dietro a una sceneggiatura, lotta affinché un suo lungometraggio veda la luce, flirta con delle sue studentesse di recitazione, partecipa a incontri tra ex tossici ed ex alcolizzati. La crisi personale viene calata nella città simbolo di un’Europa che attende di trovare una nuova identità, Roma (dove Ferrara e Dafoe vivono nello stesso condominio), con i suoi graffiti, le sue serrande arrugginite, le colonne scrostate, le infiltrazioni d’acqua su ogni parete. Fascino architettonico, passato glorioso, decadenza e imbarbarimento. Tommaso, nel suo essere inconcludente, è un film perfetto sui fallimenti, gli scogli generazionali, le metamorfosi culturali, sulle auto-inflitte crocifissioni. Da eleggere a uno dei titoli fondamentali della stagione festivaliera del 2019.

The Projectionist Abel Ferrara

The Projectionist

Simone Tarditi