Bangla, provaci ancora Phaim

Bangla, provaci ancora Phaim

August 12, 2020 0 By Gabriele Barducci

Dovete capire che Phaim ha origini bengalesi, ma lui è di Torpigna, o meglio, Torpignattara, il quartiere più multietnico di tutta Roma, tra ragazzi e famiglia di varie nazionalità e gli anziani arrabbiati seduti nei tavolini fuori dai bar. Gli argomenti? Politica, la briscolata del pomeriggio di ieri e lo sport. Invece Phaim gira e vive il quartiere, con l’incubo di Londra e del possibile muoversi nella città inglese assieme a tutta la sua famiglia, perché si sa, l’Italia è una sorta di Porto Franco, dove ci si ferma per fare qualche soldo, sistemarsi momentaneamente in attesa di arrivare in Inghilterra.

Che esordio piacevolmente bizzarro quelli di Phaim Bhuiyan dello scorso 2019. Bangla è quel tipico film che restituisce una specifica fotografia post adolescenziale, giocando con usanze, modi e usi del momento, in particolare del ragazzo romano dalla carnagione scura e Phaim è un po’ Woody Allen, un po’ Nanni Moretti nella sua recitazione senza emozioni e scandita da tanti e diversi momenti. L’unico vero difetto è quello di impostare il valore drammaturgico su temi fin troppo conosciuti per la cinematografica italiana, con la bella e bravissima Alice di Carlotta Antonelli che è la classica ragazza da San Lorenzo, jeans e short, birra, padre metallaro e madre lesbica, lo specchio dunque di una visione progressista e senza filtri a cui però punta l’obiettivo della storia d’amore che attraverserà classiche fasi di crisi e relativa ripresa.
Lui rimane infatuato di lei, ma ha paura di esporsi, proprio per il suo essere Phaim e non un Francesco di zona, lei invece con il tempo innamorata persa di lui, finché lo stesso Phaim non mette in discussione questo amore: “cosa sono? Il ragazzo nero da far vedere alle amiche”, il tutto con quel menefreghismo nel restituire una vera e propria emozione.

Roma in questo aspetto è davvero il terzo incomodo, o come insegna Linklater, il terzo protagonista: gli scorsi, i disagi “è venerdì, è normale che c’è sciopero degli autobus”, ma anche le luci notturne o quei luoghi così unici e sospesi nel tempo dove poter ascoltare artisti affacciarsi dal balcone e regalare esperienze tra corde musicali e canzoni sussurrate, seduta su una sdraio, trangugiando birra e parlando di masturbazione, carne di maiale che non si mangia e tanti altri feticci religiosi che, come sempre, si trasformano in grandi contraddizioni esistenziali.

Funziona Bangla; funziona nel suo essere semplice e diretto, nelle narrazioni in voice over di Phaim che tratteggia un quadra molto vicino alla sua vita (la madre è la vera madre) e il mondo in cui il continuo scontrarsi con delle contraddizioni regali momenti ilari, ma mai banali.
Senza troppi impegni di genere o politici, ci si diverte, quasi siamo qui pronti ad aspettarci qualcosa di più. Come già citato “il nuovo Nanni Moretti” hanno decantato. Forse esagerato, forse no, ma l’opera risulta asciutta, secca e diretta, senza troppi fronzoli o ulteriori chiavi di lettura. Funziona lui, funzionano i compagni (da Pietro Sermonti alla già bellezza naturale di Carlotta Antonelli, scelta azzeccatissima) e lo scorcio romano è più caldo che mai.

Buona la prima Phaim, ma non scordarti di riprovarci ancora.

Gabriele Barducci
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