Da Sgarbi a Pupi Avati. Appunti sparsi su Lei mi parla ancora

Da Sgarbi a Pupi Avati. Appunti sparsi su Lei mi parla ancora

December 18, 2020 0 By Simone Tarditi

In quella che è una storia fatta di ricordi, di immagini mentali che tornano a mostrarsi per scaldare l’animo di chi ancora non è morto, il baricentro narrativo di Lei mi parla ancora non lo si trova nel passato, ma nel presente. Un presente fatto di dolore e conforto, di momenti interminabili, di sicurezze perdute. Un presente che è anche un dopo, un dopo il lutto, un dopo proiettato in un futuro contraddistinto da quella solitudine che eredita chi ha riposto parte di sé in chi ha avuto al fianco. La famosa “metà”. Nino Sgarbi, padre di Vittorio ed Elisabetta, resuscita letterariamente Rina, la moglie, e la rende immortale con un libro che si legge in un attimo e le cui pagine fluiscono come un fiume in piena di memoria che si vuole tramandare, che non si vuole venga persa.

L’amore è quanto c’è di più prossimo alla psicosi”. Ha detto qualcosa del genere Sigmund Freud prima che frotte di ammalati (o presunti tali) lo citassero sui propri diari, sui social, a voler confinare il proprio sentimento all’interno di qualche parola detta da un altro. L’amore quindi come naturale forma patologica che infesta la mente, ma anche una bussola atta a dare una direzione al proprio esistere, per non dire un senso. Sgarbi, forse proprio per aver ritratto la sua amata creatura con la saggezza di anziano, è cosciente vittima di un incanto che va oltre ogni umana razionalità. Lo sa, non lo nasconde, anzi si bea di tutto quello che è stato il vivere insieme per sessantacinque anni. È un cullarsi della felicità di lei, riflessa nella propria. È un sentimento cieco, ultraterreno, cioè che continua ben oltre la morte, come viene ammesso e chiarificato dall’autore fin dalle prime righe.

Si configura pertanto un’ottima occasione per Pupi Avati. Chi conosce il cinema del regista -e non solo i suoi horror- sa bene che il libro di Sgarbi rappresenta del materiale perfetto su cui Avati può cucire e ricamare la visione che ha della vita, delle relazioni sentimentali, dell’Italia e delle culture regionali. Nelle pagine di Lei mi parla ancora ci sono l’eco della guerra, le tradizioni famigliari, il focolare domestico, il legame affettivo instaurato con gli oggetti, l’amore come scommessa che duri tutta una vita. Non ci si allontanerà da quanto fatto altrove perché il senso di continuità è una delle poche cose che ancora permetta di orientarsi in un mondo mutevole. In attesa che il film trovi un suo canale distributivo, un dove essere condiviso col pubblico, non si sa come né si sa quando …Lei mi parla ancora recensione libro sgarbi

Simone Tarditi