
I basilischi: sul Medioevo di Lina Wertmüller
February 16, 2021 0 By Simone TarditiCinema sociale, definirebbero alcuni il corpus filmico di Lina Wertmüller. Una categoria già affibbiata, a ragione, nel 1963 col suo esordio ufficiale dietro la macchina da presa. Nel vedere oggi per la prima volta I basilischi ci si può sorprendere di quanto grande sia ancora il suo valore. E se ciò lo si può dire dopo quasi sessant’anni dall’uscita, lo si potrà dir sempre. Quattro meriti principali che rendono questo titolo tra i fondamentali da vedere: la fotografia in bianco e nero, la struttura narrativa, la regia. E soprattutto quel che viene raccontato.
Benché impregnata dello spirito dell’Italia del boom post-bellico (in un luogo geografico dove tra l’altro il cambiamento non è giunto che in minime dosi), la pellicola della Wertmüller ritrae uno spaccato nazionale che continua a sopravvivere. Il patriarcato abominevole, la violenza sessuale taciuta secondo il codice dell’omertà, il bighellonare senza uno scopo perché un’intera gioventù non ha nulla da fare, l’aspirazione a lasciare il piccolo paese per raggiungere la grande città, gli adempimenti parentali, le aspettative controbilanciate dalla pigrizia, lo spendere tempo a parlare piuttosto che agire. L’arretratezza culturale, che tanto ieri quanto oggi va di pari passo con una certa simpatia per le forme attraverso cui si manifesta il fascismo, non è portatrice né di idee né di ideali.
I basilischi di Lina Wertmüller è questo che fa: ritrarre un Medioevo italiano mai terminato. Non i secoli, non le menti brillanti che hanno permesso di passare da un’epoca a quella successiva, non le guerre e gli sforzi di evolversi sono servite a mutare il mondo. Vero, una forma di benessere è generalmente entrata nelle case di tutti, ma ci si arma e ci si ripara con scudi anche nel dopoguerra. Sono armi e scudi invisibili, costituiti da diritti arrogati e gerarchie da rispettare. E quel micromondo di cui parla I basilischi, rintracciabile in ogni piccolo nucleo urbano, farebbe di tutto per difendere quel sistema di leggi non scritte con cui ogni cosa è tenuta in ordine. Il progresso dorme profondamente, scivolando tra lo stato comatoso e quello letargico.
La DC e il Partito Comunista sono fantasmi del passato, a letto non si leggono più Topolino o i Gialli Mondadori, le madri non devono più insegnare alle figlie a cucire e cucinare, i circoli non sono più un’esclusiva maschile, ma per tanti versi è ancora la stessa Italia. L’immagine che può sintetizzare la visione di una società ancora medievalizzata è quella dei protagonisti perdigiorno che osservano la loro vita passare fuori dal barbiere. A pochi metri da loro, incollata al muro, la locandina del film I Normanni.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
- 71SSIFF: Un silence, l’omertà di una famiglia - September 26, 2023
- Le palle d’acciaio di The Caine Mutiny Court-Martial - September 11, 2023
- Appunti sparsi su Crimini e misfatti - September 8, 2023
About The Author
"Into this house we're born. Into this world we're thrown". -Jim Morrison