
Quando Ermete Zacconi provò a diventare immortale
March 16, 2021 0 By Simone TarditiSi torna ripetutamente a sfiorare il tema dell’immortalità in Lei mi parla ancora di Pupi Avati. Lo si fa più e più volte, forse troppe. A differenza di Giuseppe Sgarbi, narratore di sé nel libro da cui il film è tratto, il regista ci tiene a ribadire il concetto che la verità del mistero della vita risiede nell’amore. Amore che di per sé è mistero forse maggiore della vita stessa. Vita, tempo, amore, morte. I quattro punti cardinali nel cinema avatiano, pregni di una sacrale visione circa il compimento dell’essere umano sulla Terra.
Più dalle pagine che nel film emerge l’idea di un sacrificio che Sgarbi compie per immortalare sua moglie Rina nell’infinito spazio delle figure pubbliche, di dominio collettivo. Un sacrificio altruistico iniziato nel 1950 lungo le sponde ferraresi del Po, per vivere negli occhi di lei durante quei sessantacinque anni vissuti al suo fianco. Il loro amore forse non raggiungerà l’immortalità poiché compreso nell’esperienza della vita terrena, che è sempre limitata, ma immortale sarà il ricordo lasciato.
Un paio di primavere prima all’unione summenzionata, di martedì 4 maggio 1948 sul «The Evening News» di Tonawanda, una città nello stato di New York quasi al confine col Canada distante una ventina di km dalle cascate del Niagara, esce un articolo che ha del bizzarro. È una notizia proveniente da Roma che da una rivista italiana rimbalza su quel giornale americano: qualcuno afferma di aver scoperto come allungare la vita. La penna è quella di Ermete Zacconi, pilastro della recitazione teatrale nonché attore occasionalmente prestato al cinema (su tutte, la sua interpretazione di Socrate in un film del ’39), che all’alba dei novant’anni ci tiene pubblicamente a negare di essere paziente del russo Serge Voronoff, celebre per i suoi innesti chirurgici (su umani) a base di testicoli di scimmia. Sì, Zacconi conferma di stare facendo una cura di ringiovanimento, ma tramite un altro luminare della Medicina: il Prof. Alcide Fraschini di Milano, i cui studi sulla “ormonosieroterapia” lo porteranno anche a pubblicare un volume intitolato Il Metodo biologico di Rinvigorimento.
“Mi sento come un ragazzo di cinquant’anni. Il mio unico rammarico è di aver scoperto di questo trattamento solo l’anno scorso”, scrive Zacconi. La tecnica Fraschini consiste nell’iniettare ormoni vitali al fine di ristabilire nel paziente un equilibrio interno e ritardare così i cambiamenti che la vecchiaia comporta. Il corpo viene “carburato” per funzionare con efficienza e quindi prolungare il funzionamento degli organi. Prevedendo un’inevitabile curiosità del lettore, nell’articolo si sottolinea che tutto ciò non implichi anche un aumento della libido o della capacità sessuale. Dopo una certa età bisogna sapersi accontentare. Ironia della sorte, beffa del destino, Zacconi muore cinque mesi più tardi, nell’ottobre di quell’anno. Nessuna immortalità raggiunta, neppure il traguardo dei cento. E a quei tempi la criogenesi ancora ha da venire.
Into this world we're thrown".
-Jim Morrison
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