
Per Lucio è un pezzo di storia italiana
July 6, 2021 0 By Gabriele BarducciIl documentario è un genere usato da autori e registi per arginare il “problema” del romanzare alcuni dati eventi realmente accaduti, abbracciando dunque un lavoro più di cronaca che di messa in scena di particolari eventi.
Come già capitato, il documentario è anche l’arma prediletta per inquadrare, narrare o raccontare una persona, che sia di grande rilevanza artistica o sociale, motivo per cui Pietro Marcello sceglie questa formula, con una venatura assolutamente inedita, per raccontare una sua grande passione: Lucio Dalla.
Scomparso nel 2012, l’artista bolognese è protagonista di un omaggio, come facilmente suggerisce il titolo. Per Lucio è un regalo che Pietro Marcello dedica al cantautore, un regalo che prende forma dalle parole di Umberto Righi, il suo agente, e Stefano Bonaga, amico d’infanzia. I due, seduti ad un tavolo, mangiano spaghetti, tovagliolo appoggiato alle gambe e disquisiscono della vita del loro amico, ma lunghi dall’essere un’agiografia destinata a celebrarne senza filtri le qualità artiste dall’inizio alla fine. Il progetto di Marcello vola da una parte all’altra, dalla fine, all’inizio e poi di nuovo dalla fine.
Senza mettere dei punti di congiunzione per creare un documentario completo e stretto nel più semplicistico dei termini. Stilemi e topoi si allontanano per dare forma a una chiacchierata tra amici che come tale non hanno il senso della narrazione da cronaca pura, dunque meglio lasciarsi andare alle sensazioni, i profumi e i ricordi del loro amico.
Il rapporto con la madre, l’arrivo dalla scena jazz e l’impegno politico, senza dimenticare l’ispirazione artistica e del rapporto simbiotico con Roversi, suo storico paroliere.
Lucio era l’ultima ruota del carro, il brutto, quello che pendeva dalla penna di Roversi, in una costante maschera tra l’essere perennemente annoiato e innamorato di qualunque cosa lo circondi. La sua Bologna (ferita dalla strage), la Luna e le relazioni. La parentesi degli anni d’oro di Lucio si contrappone alla storia italiana, quasi come se gli stessi operai in fabbrica, amati e poi traditi dall’Avvocato Agnelli nella ricca parentesi FIAT, in qualche modo potessero rifugiarsi poi nei versi del cantautore bolognese.
Questa particolare contrapposizione viene gestita sempre con occhio raffinato e chirurgico da parte di Pietro Marcello: non scende a compromessi utili per il buon mercato, bensì realizza il suo documentario, il suo omaggio, la sua personalissima fotografia di un autore che ama e conosce profondamente (il non usare quasi mai i brani più commerciali di Dalla, ne è un segno della precisa conoscenza del tema trattato).
Per Lucio dunque finisce la sua corsa lì dove il film inizia, nel ricordo finale dell’artista, consapevole che un giorno dovrà andare, ma come un treno, per una partenza, c’è un ritorno. Che questo film sia parte di quel ritorno.
`Cause tramps like us, baby we were born to run"
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