
Marvin Schwarz, deus ex machina
July 19, 2021 0 By Simone TarditiTra i personaggi di C’era una volta a Hollywood sacrificati in sede di montaggio si colloca tra i primi posti Marvin Schwarz (senza la T), produttore cinematografico interpretato da Al Pacino. Poco male perché, nell’attesa di un’extended version che in un futuro indefinito vedrà la luce, ci si può consolare con il (cine)romanzo sempre scritto da Quentin Tarantino, dato alle stampe in Italia per La Nave di Teso.
Un’uscita editoriale interessante perché forse nel nuovo millennio verrà riesumata la moda legata alle novellizzazioni di film celebri. Non una novità, ma di certo qualcosa finito nel dimenticatoio da almeno mezzo secolo. E a proposito di riesumazioni, ritorniamo a Marvin Schwarz, colui che assume un ruolo cruciale per il destino dei protagonisti. Accantonando l’abbozzamento operato dalla pellicola, nelle pagine Marvin ne esce fuori come un uomo complesso, dotato di un’etica famigliare e professionale fuori dal comune, un deus ex machina che ha studiato a fondo le regole e funzionamenti del cinema perché altrimenti avrebbe concluso già da tempo la sua carriera.
Tarantino dedica a Marvin il fulminante primo capitolo quasi per intero e lo fa non dipingendolo da solo, ma in rapporto con un altro (Rick Dalton), ossia delineando le caratteristiche che lo identificano sia per quello che è sia per quello che nella vita fa: la lungimiranza, la passione e la gestione del potere senza sembrare un oligarca. Poco importa la location dove si svolge l’azione (l’ufficio di Marvin vs. un ristorante-bistrot) perché è comunque nella forma romanzo che l’autore ha più spazio per i dettagli. La parabola attoriale di Rick, benché ancora in divenire, è già perfettamente chiara in Marvin, il quale ha visto salire e schiantarsi lentamente al suolo decine se non centinaia di interpreti del grande e piccolo schermo. Anche Rick finirà la sua corsa con piccoli ruoli in sceneggiati televisivi, è garantito. Almeno lì negli Stati Uniti. Altrove? Tutto un altro reame di possibilità. A Cinecittà, per esempio, uno come Rick sarebbe accolto come un divo. La repulsione però nei confronti dei western italiani, senza forse neanche averne visti, è troppa: non lo esterna al mogul che ha di fronte, ma Rick sa di non poter resistere in qualsiasi ambiente esterno a Hollywood. “Fanculo i mangiaspaghetti”, pensa.
In Italia ci andrà. Eccome. E con che successo. Anche senza scoparsi la Ekberg o la Lollobrigida, ma anzi ritornando negli Stati Uniti sposato con una meridionale. A mandarcelo sarà proprio Marvin, che ha dalla sua l’esperienza di chi ha fottuto e visto fottere troppa gente in quel mondo. Un uomo anziano che non ha il potere di trasformare l’industria di cui fa parte, ma ha la conoscenza dei mezzi necessari a sopravvivere il più a lungo possibile al suo interno. Senza fedeltà verso nessuno, né rispetto o incondizionato affetto. Un genio nel suo campo? Può darsi. Uno che ha cuore i suoi interessi e che dal cinema riesce a ricavare ancora un divertimento. E per cinema s’intendano anche i film in senso stretto, quella carnevalata d’immagini in movimento che si fanno ricordare per i volti giusti e le trame avvincenti.
Into this world we're thrown".
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